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il 2 Apr 2015

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Dario Sammartino e la Coppa del Mondo: “Stavolta ho messo io tutti d’accordo, in futuro meglio un coach!”

Dario Sammartino e la Coppa del Mondo: “Stavolta ho messo io tutti d’accordo, in futuro meglio un coach!”

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No worries, I’m all in“. Sono queste le parole pronunciate da Dan Smith nel corso della mano giocata contro Dario Sammartino alle semifinali della Global Poker Masters, quando in gioco erano rimaste soltanto tre squadre.

Una mano certamente non esaltante dal punto di vista tecnico, ma che è rimasta impressa nella mente dei protagonisti e degli spettatori a casa perché significava una sola cosa: approdare in finale.

Momenti così intensi non si dimenticano facilmente, e lo sa bene il capitano del team Italy, Dario Sammartino.

IPC: Raccontaci subito della mano cruciale della Coppa del Mondo. Condividi la scelta di Smith o pensi che avrebbe potuto giocare in modo differente? 

DS: Dan Smith è un ottimo giocatore e non voglio dire che la sua giocata sia stata un errore in assoluto, ma sicuramente ha alzato un po’ il tiro in quella circostanza. Se pensava di stare sopra forse sarebbe stato meglio un call con uno stack così profondo. Poi ovviamente su quel board – 4 3 3 – dopo una mia eventuale c-bet piuttosto standard sarebbe andata a finire allo stesso modo. Diciamo che 3-bettare in quello spot ha trasformato la sua mano in un mezzo cooler.

IPC: In una recente intervista a Max Pescatori, il ‘pirata’ ha dichiarato che sarebbe stato meglio avere un coach in squadra.

DS: La trovo un’ottima idea e penso che debba essere presa seriamente in considerazione nelle prossime edizioni. Stavolta sono stato io a metter tutti d’accordo, in virtù dei buoni rapporti che ho con il resto della squadra, ma in futuro potrebbe essere la soluzione ideale a patto che si tratti di un esperto in Texas Hold’em. Per questo ruolo è fondamentale avere massima competenza e giocare contro questi avversari tutto l’anno, in modo da fornire un aiuto concreto. 

IPC: La mancanza di un premio in denaro ha influito sul rendimento dei giocatori?

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DS: Purtroppo la psicologia del poker è basata sui soldi. Per fare un esempio, la condotta del chip-leader cambia in fase bolla così come l’atteggiamento degli short al tavolo. Perciò l’introduzione di un prizepool renderebbe il tutto più coinvolgente e spronerebbe i giocatori a dare il 100% in ogni circostanza.

IPC: Quali sono stati gli avversari più ostici da affrontare, e quali avresti voluto assolutamente evitare in finale?

DS: Nella fase 6-handed sicuramente americani e tedeschi, anzi soprattutto questi ultimi. Nell’heads-up la peggiore delle ipotesi sarebbe stata sfidare gli Stati Uniti, quindi tutto sommato non è andata così male…

 

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