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il 21 Apr 2017

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A pranzo con William Kassouf…like a boss!

A pranzo con William Kassouf…like a boss!

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Il clima disteso dei primi giorni qui a Nottingham porta con sé delle sorprese.

Come incontrare il trash talker più popolare del momento, immortalarlo a finaco della sua Aston Martin con tanto di targa personalizzata e farci quattro chiacchiere a pranzo con un bel bicchiere di vino.

La fascinazione di chi scrive per colui che, a tutti gli effetti, viene considerato uno tra i giocatori più fastidiosi al tavolo non è certo un mistero. Il motivo? Kassouf oltre a essere un poker player è un personaggio unico nel suo genere, e in un periodo in cui l’industria del poker ha rinunciato a puntare sulle persone, come accadeva in passato nel periodo d’oro delle sponsorship, trovare qualcuno che emerge dalla massa per il suo carismanon è certo un’impresa semplice.

Avvocato di professione e poker player per passione, Willie ama il suo ruolo di ‘disturbatore’ ma non si sforza affatto per esserlo a tutti i costi. Semplicemente è il modo che ha in interpretare un gioco meraviglioso come il texas hold’em: un modo goliardico, talvolta provocatorio, ma dannatamente genuino.

Non importa che si trovi al tavolo in un high roller con la créme del poker mondiale o circondato da amatori in un torneo dal buy-in irrisorio, William è se stesso in qualsiasi circostanza, no matther what.

Non mi sarei mai aspettato di ricevere così tante attenzioni dopo la mia performance al Main Event WSOP, – racconta Kassouf – quasi ogni singolo episodio si focalizzava su quanto accaduto al mio tavolo, come se fosse qualcosa di straordinario. Io cercavo solamente di esprimere il mio meglio e prendere più informazioni possibili dai miei avversari. Nessuno è stato clemente con me, da Jack Effel a giocatori esperti come Cliff Josephy, passando per Gordon Vayo e tanti altri. Non capivano che il poker è soprattutto interazione, non coglievano lo spirito con cui mi rivolgevo a loro e pensavano fossi semplicemente lì per dar fastidio.

Come molti di voi ricorderanno, la mano dell’uscita di Kassouf fu davvero epica: dopo un siparietto da antologia Willie si trova ai resti contro Griffin Benger nel più classico dei cooler, Assi contro Kappa. Senza sorprese sul board. Ma mentre tutti i suoi detrattori esultavano per la sua eliminazione, i semplici spettatori come il sottoscritto pensavano a quanto sarebbe stato più divertente un tavolo finale con lui in prima linea:

Uscire non è stato affatto drammatico. Certo, non fa piacere essere eliminati a un passo dal final table ma l’ho presa davvero con filosofia. Non avevo certo previsto di riuscire ad arrivare così in fondo e il poker a volte è davvero crudele. Mi sono divertito tanto a giocare e alla fine, pur non avendo vinto, ho avuto un ritorno di immagine pazzesco che mi ha portato a prendere più seriamente quella che fino a poco tempo prima era solamente una passione.

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I soldi non sono tutto nella vita‘ è una frase che si sente spesso in giro e che altrettanto spesso viene presa poco seriamente se pronunciata da un poker player. Tuttavia detta da uno come Kassouf, che prima di sfondare nel poker aveva comunque una carriera e un lavoro più che dignitoso, non sembra nemmeno così assurda:

Hai presente l’high roller di Praga? – mi chiede con molta naturalezza – In quel caso ho rinunciato a diverse decine di migliaia di euro per il titolo e il trofeo. Alcuni hanno reputato questa scelta assurda e sono stato criticato aspramente da diversi professionisti. Come se il denaro potesse comprare qualsiasi cosa, invece per me non è così. Ero riuscito a giocare quel torneo entrando con un satellite, si trattava dell’ultimo EPT della storia e il prestigio di vedere il mio nome tra i vincitori di un torneo che resterà negli annali non aveva prezzo.

Come dargli torto? Specie dopo aver messo comunque in cassa oltre 500.000€. D’altronde gloria e ostentazione, condite sempre da un pizzico di autoironia, sono parte integrante del suo essere. Come dimostra appunto la targa personalizzata cui abbiamo accennato all’inizio:

Quella? Un vezzo. Mi è costata 300 sterline, non certo una fortuna. Alcune arrivano a costare anche due tremila sterline ma nel mio caso, grazie anche al fatto che le lettere che compongono il mio nome non sono tra le più comuni, me la sono cavata a buon mercato!

 

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