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il 16 Ott 2013

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“Che tensione in bolla!” Luca Pagano racconta l’EPT High Roller di Londra

“Che tensione in bolla!” Luca Pagano racconta l’EPT High Roller di Londra

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Luca Pagano è un simbolo del poker italiano. Insieme a Max Pescatori e Dario Minieri è probabilmente l’unico dei giocatori nostrani che è arrivato all’élite mondiale del poker e ci è rimasto. Con l’EPT, poi, Luca ha un feeling particolare, vantando 21 in the money e otto Final Table, l’ultimo dei quali giusto sabato scorso a Londra, in un torneo per lui inusuale come l’High Roller. Da qui iniziamo la chiacchierata.

IPC: Ciao Luca, innanzitutto complimenti per questo tavolo finale. Sappiamo che non sei un fanatico degli High Roller, come mai a Londra hai scelto di giocarlo?

Luca Pagano: C’è da dire che questo è un torneo particolarmente duro e tecnico, dunque mi ci trovo abbastanza bene, ho pensato che ne valesse la pena. Non avevo grandissime aspettative, onestamente, perché era il primo che giocavo, però ero proprio curioso di sapere come sarebbe andata. Le carte mi hanno aiutato, e ho avuto la riconferma che il mio gioco si adatta bene a tornei di questo tipo. Mi trovo molto più in difficoltà quando il tasso tecnico è inferiore.

IPC: Tipo gli eventi delle WSOP con tanti iscritti, no? Magari lì può essere più difficile gestire la situazione vista la struttura e i giocatori imprevedibili che si trovano.

LP: Sì, in quelle situazioni riconosco di avere qualche limite in più. Ma non sono il solo, anche giocatori come Greg Raymer o Joe Hachem si trovano meglio in field più tosti.

IPC: Parlaci meglio di quella mano che abbiamo visto all’inizio dell’High Roller, in cui ti sei scontrato contro un full di 72 floppato. Conoscevi l’avversario? Cosa hai pensato quando l’hai visto girare 72?

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LP: Non lo conoscevo, a dire il vero fino a quel momento si era mostrato solido. Sul suo rilancio da bottone mi appoggio dal big blind con 44. Sul flop 7 7 2, check-chiamo, e anche sul turn 9. Al river arriva un 4 che mi fa chiudere full house ed esco puntando, lui mi rilancia e decido di chiamare, perché è una di quelle situazioni in cui, se vai sopra, ti pagano solo da meglio. In realtà sono due le cose che mi hanno dato fastidio. La prima, che quando ho chiamato ha iniziato a lamentarsi dicendo che era sfortunatissimo, che era sicuro che io avessi 99… Quando ha girato 72 volevo solo ammazzarlo: al primo livello di un torneo tecnico e importante, cui in più tenevo tantissimo, è chiaro che non potessi essere contento. Poi l’avversario si era presentato male al tavolo perché appena arrivato ci ha fatto spostare tutti, dicendo che non stava comodo e che aveva bisogno di più spazio. Poi, però, l’ho visto uscire in bolla

IPC: Una piccola gioia. Parlando della bolla, come l’hai vissuta?

LP: Se devo essere sincero male, molto male. Ero il più short e gli altri corti continuavano a raddoppiare. Per fortuna ho trovato due volte coppia di re: la prima dallo small blind, quando ho rilanciato e mi hanno mandato all-in con 66, ma pur raddoppiando sono rimasto il fanalino di coda del count. Venti minuti dopo mi sono ritrovato allin contro il big blind con TT, ma anche a un altro tavolo erano andati ai resti e così ho dovuto aspettare sette od otto minuti prima dello showdown. Ero così nervoso che, quando si è avvicinata Vicky Coren a chiedermi come stavo, le ho dovuto dire di chiedermelo dopo il colpo. Nella mia testa mi ero già girato il film: dopo tre giorni di torneo non poteva che arrivare un T sul board… Invece alla fine ho raddoppiato di nuovo e poco dopo con l’eliminazione di Duhamel è arrivato l’itm.

IPC: Prima di salutarti è d’obbligo una domanda sull’ICOOP: sei pronto? Qualche giorno fa abbiamo chiesto a Giada Fang dei consigli per giocare i satelliti, tu hai qualche dritta da dare ai giocatori?

LP: Sì, sono prontissimo, ovviamente. Giocherò tutti gli eventi che potrò, e non mancherò assolutamente al Main Event. Il consiglio che mi sento di dare è di giocare con serenità e di divertirsi, senza prendersela troppo e buttarla subito sulla sfortuna se si viene eliminati. Inoltre cercare di capire le ragioni delle mosse fatte dagli altri giocatori può aiutare a migliorarci per i tornei che giocheremo in futuro.

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