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il 14 Mar 2014

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Tom Hall insiste sui ‘segreti’ di Macao: “Non benvenuti i professionisti super-nitty e silenziosi!”

Tom Hall insiste sui ‘segreti’ di Macao: “Non benvenuti i professionisti super-nitty e silenziosi!”

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Il thread ‘Nosebleed in Macau’ sul forum americano ‘2+2’ si accese quando Tom Hall, giocatore britannico ormai asiatico d’adozione, postò alcune settimane fa la foto ‘rubata’ di un tavolo cash game, dove, con un po’ di approssimazione, si potevano vedere impilate fiches per un valore di circa 20 milioni di dollari, talmente ingombranti da lasciare poco spazio al gioco.  La partita in questione, all’inizio, pare esser stata giocata con blind 12,500$/25,000$ e Hall ha detto anche di aver assistito a un pot del valore di cinque milioni.

Quello che avviene pokeristicamente a Macao è, però, da sempre tenuto volutamente nascosto o quasi: i professionisti che ‘bazzicano’ quegli inarrivabili tavoli, infatti,  potrebbero essere ‘ostracizzati’ qualora raccontassero troppi dettagli sulle ricchissime partite che giocano. La regola da seguire è ‘acqua in bocca’ e continuano così a vincere in silenzio, o quasi.

Tom Hall però, non essendo direttamente coinvolto nelle sessioni più ricche, ha deciso di parlare e, pur stando attento a non entrare troppo nello specifico, ha fornito informazioni curiose, attraverso un’intervista rilasciata pochi giorni fa, su ciò che avviene laggiù in oriente.

“C’è un gruppo di giocatori, circa 15/20esordisce Hallche gioca spesso quelle partite e tre o quattro che ci spendono molto del loro tempo quando sono a Macao. I professionisti ruotano abbastanza frequentemente, mentre i dilettanti locali, che spesso hanno solo voglia di gamblare, giocano poche sessioni”.

E’ curioso, poi, quello che accade nello specifico al tavolo, dove molti degli asiatici presenti non si trovano a loro agio con l’inglese. Commenta così Tom: “Un giocatore occidentale può trovarsi spiazzato nel sentire parlare svariate lingue durante il corso di una mano, però non c’è assolutamente collusion e posso dire che quelle partite sono le più corrette da trovare in giro”.

Ci sono poche restrizioni in generale, ma particolare attenzione viene fatta, però, sul numero di professionisti per ogni tavolo: “C’è una media di uno o al massimo due pro in un 9-handed. Qualche volta si gioca anche 10-handed – spiega Hallma è raro perché non c’è sufficiente spazio per le chips”.

Le partite sono ricchissime, i loro protagonisti altrettanto, però vigono ancora regole che possono far sorridere, regole che, forse, vengono applicate ancora solo al circoletto sotto casa in un freezout infrasettimanale da 20€: “Ai professionisti può esser chiesto di mostrare la propria mano da un dilettante locale, magari dopo che quest’ultimo ha foldato a seguito di una grossa puntata al turn o al river. In passato, invece, veniva sempre mostrata la mano vincente, al fine di togliere dubbi su un’eventuale collusion e far imparare più velocemente il gioco gli amatori”.

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L’atmosfera, come già sottolineato nello scorso articolo, è rilassata, i giocatori ridono, scherzano, nonostante giochino somme ingentissime. Pare non esserci, dunque, quel ‘nervosismo’ e quella fretta tipiche occidentali: “Nessuno chiama il tempo, se un giocatore entra in the tank, gli altri guardano la televisione, usano lo smartphone oppure chiacchierano. Lo slowroll non è disapprovato, anzi, talvolta è fonte di divertimento. Ricordo appunto un episodio esilarante su questo: un giocatore va all-in, un altro pensa infinito su cosa fare, addirittura si alza, va in bagno, torna dopo cinque minuti e decide di chiamare con stone cold nut!”.

Ma quali sono i giocatori poco desiderati a questi tavoli, c’è qualcuno in particolare che è visto male dagli organizzatori e dagli altri player presenti? Tom Hall, nell’intervista, si sofferma anche su questo aspetto: “Non c’è nessuno, nello specifico, non benvenuto al tavolo, ma vengono visti male i giocatori super-nitty o i professionisti troppo silenziosi durante la partita”.

Il giocatore inglese, imbeccato sull’ammontare delle vincite e/o delle perdite in queste ‘folli’ partite, spiega quanto segue: “Circa 12,800,000$ vinti e persi in una singola sessione che, solitamente, dura 30 o 40 ore, intervallata solo per un veloce pasto o la visione di una partita di calcio. I giocatori locali, poi, usano il loro denaro per il poker, mentre i professionisti usualmente sono stakati totalmente o per una parte: questa pratica è intelligente data l’entità della partita e i potenziali conseguenti swing”.

 

 

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