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il 29 Ott 2014

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Giuseppe ‘Pulces85’ Corapi spiega lo strano deal del Sunday Special: “Tutta psicologia, volevo vincere!”

Giuseppe ‘Pulces85’ Corapi spiega lo strano deal del Sunday Special: “Tutta psicologia, volevo vincere!”

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Il Sunday Special di Pokerstars, grazie al suo montepremi garantito che assicura 50.000€ di prima moneta, è uno dei tornei domenicali in cui il “deal” va più di moda.

La differenza tra primo e secondo posto è tale che soltanto uno sprovveduto rischierebbe di giocarsi 30.000€ in Heads-Up, in una situazione di sostanziale equilibrio.

Ma se alla fine del torneo vi ritrovaste ad avere oltre il 95% delle chips in gioco, optereste per un deal?

Quella che stiamo per raccontarvi è la storia di Giuseppe “Pulces85” Corapi, fresco vincitore del Sunday Special e protagonista di uno dei deal più curiosi stipulati negli ultimi tempi. 

In esclusiva per voi siamo andati ad intervistarlo, cercando di capire i motivi di questa insolita scelta.

IPC: Lunedì scorso è arrivata una delle più grandi soddisfazioni pokeristiche della tua carriera: come è maturata la vittoria?

GC: Avevo già sfiorato la vittoria al Sunday Special, arrivando soltanto secondo in quell’occasione. Senza considerare il successo al Sunday Master su Gd, e qualcosa come una decina di Night on Stars vinti nel corso del 2011. Ho investito parte dei soldi delle vincite nella mia attività, che reputo sempre e comunque prioritaria rispetto al gioco. Il lavoro per me è l’unico sbocco reale nella vita, e sebbene nella mia carriera pokeristica possa definirmi un giocatore vincente, non ho mai pensato di fare il professionista. Parlando del tavolo finale, le cose sono andate nel migliore dei modi, ma guai a chiamare in causa la fortuna. Inizialmente ho lavorato su “Redpassion”, giocatore che ho avuto per diverse ore nei tavoli precedenti con il quale si era innescata una sottile battaglia privata. C’è stata una mano in particolare, in cui dopo un’azione passiva nel corso delle strade precedenti su board 10 10 J Q 9, io foldo AK di fronte alla sua bet river pari a mezzo pot, mostrando le carte. Un fold che per me ha rappresentato in un certo senso la chiave di volta del final table. La mia lettura era giusta, infatti “Redpassion” ha dovuto mostrare JJ dato che al piatto aveva preso parte un player in all-in, per lo stupore generale di giocatori e spettatori. Grazie a questo apparente “atto di umiltà” ho costruito una immagine iper solida ai suoi occhi, che mi ha permesso di bluffare nelle mani successive, conquistando buona parte del suo stack. Non a caso qualche mano dopo ho deciso di mostrare un bluff con Q 9 off suited per un piatto da quasi un milione di chips, al fine di indurlo al tilt. Insomma un duro lavoro psicologico, a cominciare dal più forte fino ad arrivare ai giocatori  meno pericolosi. Rimasti in cinque, ho cercato di livellare gli stack degli avversari, attaccando i più grossi senza eliminare gli short, in modo da tenere alta la tensione per il raggiungimento del gradino successivo.

IPC: Operazione riuscita con successo, dal momento che all’Heads-UP finale ti sei trovato ad avere la quasi totalità delle chips in gioco. E qui non possiamo evitare di chiederti di quel deal quantomeno bizzarro: perchè hai deciso di lasciare mille euro in più al tuo avversario –  assicurandoti 44.000€ –  per poi giocare i rimanenti 5.000 in un testa a testa senza storia?

GC: Capisco che apparentemente possa sembrare una scelta assurda, un vero e proprio regalo. Ma dietro c’è una ragione ben precisa. Sebbene la differenza di stack potesse sembrare incolmabile – “Hairfun14” era rimasto con circa 800.000 mila chips, contro gli oltre 24 milioni di “pulces85” –  non bisogna dimenticare che il poker può riservare sempre tante sorprese. In fondo si trattava di un Heads-Up da 30.000€: giocarsi una cifra di questa entità, seppur partendo in netto vantaggio, rimane comunque un azzardo. Con qualche double-up fortunoso, in casi come questo, l’avversario può prendere fiducia e mettere in crisi una partita che fino ad allora era stata perfetta. Per questo ho preferito cedere una minima parte del premio in modo da esser sicuro di accaparrarmi la fetta più grossa, giocando solamente i 5.000€ previsti dal deal. In questo modo la tensione si è smorzata, così come l’attenzione di “Hairfun14”, che non avendo più nulla da perdere – ma nemmeno tanto da guadagnare – ha giocato in modo più “leggero”, andando rotto con una mano marginale dopo esser risalito a oltre 2 milioni di chips.

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IPC: I tuoi risultati pokeristici denotano una grande abilità nei tornei: qual è il segreto per avere successo negli mtt?

GC: Non avendo mai fatto del coaching, il mio segreto risiede nella grande capacità di osservazione, un elemento che mi contraddistingue nella vita e non solo nel poker. Ho sempre studiato i comportamenti al tavolo di chiunque mi trovassi dinanzi, sia dei migliori che di quelli considerati “fish”, carpendo elementi importanti per il mio gioco  da entrambi. In alcuni casi i giocatori occasionali sono davvero interessanti da analizzare: riescono a fare delle giocate fuori dall’ordinario, prive dì di qualsiasi fondamento matematico, ma che a loro modo possono risultare più efficaci di altre in quel determinato spot. Mi riferisco ad episodi in cui magari un regular avrebbe perso il colpo; lo stesso che invece viene messo a segno dal tanto biasimato “fish”. Il poker per me è empatia, sia con le carte che con i giocatori al tavolo. Faccio leva sugli aspetti psicologici, sulle debolezze di ogni singolo player, in modo da metterlo in crisi in quelli che possono essere definiti i suoi punti deboli. Ma sempre con grande umiltà.

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Il grafico MTT di Corapi su Pokerstars: brutto?

IPC: Quando hai cominciato a giocare a poker e in che modo ti sei approcciato alla disciplina del Texas Hold’em?

GC: Ho conosciuto il gioco nel 2008 grazie ad un amico, e mi sono appassionato sin da subito. Per ampliare le mie conoscenze mi sono affidato a dei tutorial a fascicoli su Hold’em e Omaha distribuiti da un noto quotidiano sportivo, comprensivi di opuscoli e cd-rom dimostrativi. Il mio studio, unito alla pazienza, all’osservazione, alla gran voglia di migliorare e ovviamente all’esperienza, mi ha permesso di levarmi tantissime soddisfazioni, culminate con la vittoria al Sunday Special. Se dovessi definire il mio stile potrei dire di essere un ibrido, un misto tra antico e moderno. Sento tantissimo la competizione  in ogni torneo, e faccio di tutto per vincere. Il secondo posto per me equivale ad una sconfitta, a prescindere dal premio in denaro, per questo non mi rammarico quando esco in bolla. Inoltre adoro confrontarmi con i migliori. Uno degli avversari più illustri, nemico di tante battaglie, è stato sicuramente Davide “DjDave_EN” Nutarelli, contro cui ho vinto l’High Roller su Gioco Digitale. Stesso discorso per Rocco “Roccoge” Palumbo, altro professionista con cui ho incrociato spesso le carte nel corso degli anni.

 

 

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