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il 9 Ott 2008

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Il Poker sportivo tra Consiglio di Stato e Ministero degli Interni

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Che il Ministero degli Interni abbia in cantiere una circolare di riferimento che aiuti le questure d’Italia a far chiarezza sulla vera natura, e quindi sulla liceità, di questo strano gioco chiamato Poker Sportivo, è voce che circola da quasi un anno. Era lo scorso inverno quando presso il Viminale FIGP, FITH e Italian Rounders si presentavano a più riprese, in fila per tre a gruppi di due, col duplice scopo di rassicurare e farsi rassicurare. La circolare era già imminente. Fin da allora le contraddizioni tra le diverse interpretazioni delle questure (si ricordi La Spezia, Bari, Siracusa) chiamavano un chiarimento, un parere nazionale univoco.
Oggi, a distanza di quasi un anno, la situazione non è cambiata. Vige la solita disomogeneità interpretativa con la differenza che l’attenzione sul fenomeno Poker è cresciuta. E quando cresce l’attenzione, cresce la pressione, e quindi la responsabilità sulla testa di chi ha l’ultima parola in merito. E quando la responsabilità aumenta è più facile togliersi d’impiccio con un divieto piuttosto che con un permesso. Nessun funzionario potrà mai essere licenziato di aver interpretato in maniera troppo rigida una legge. Et voilà! E le questure di Torino, Aosta, Venezia, Macerata, Vicenza, Verona, Campobasso e molte altre vietano espressamente il Texas Hold’em in qualsiasi sua forma. Il “Poker Sportivo” fa tristemente capolino in qualche tabella dei giochi proibiti. Anche se con delle chip di plastica ci si gioca un prosciutto di Parma e un televisore al plasma. Meglio non correre rischi: “Non sarò certo io ad assumermi la responsabilità di consentire il giuoco del poker!” potrebbe essere stato il pensiero di molti questori.
Ma l’associazione Poker One di Campobasso, una tra le tante iscritte alla F.I.G.P., non ci sta. Il presidente Mauro Minichetti decide di ricorrere al Tar. E anche quando la pronuncia del Tar è sfavorevole, non resta che appellarsi al Consiglio di Stato. Fortunatamente l’interpretazione della Questura di Campobasso non convince il Consiglio di Stato, ed è così che la palla ritorna al Ministero degli Interni che viene invitato dal supremo tribunale a esprimere una posizione che faccia chiarezza una volta per tutte.
Come un anno fa, con la differenza che l’invito non arriva da una qualsivoglia federazione, per giunta non riconosciuta, ma da un organo di rilievo costituzionale. Ad oggi il Ministero ha ancora qualche settimana di tempo (60 giorni dalla data di notifica) per emettere il tanto agognato parere. Tutto l’ambiente resta in attesa di un segnale. Semaforo verde o rosso per i nostri amati tornei di Texas Hold’em?
Le ultime indiscrezioni vedono il Ministero degli Interni che, prima di rispondere al Consiglio di Stato, chiede allo stesso di interpellare anche altri comparti istituzionali in attesa di mettere insieme i pezzi di un puzzle che sembra più complicato del previsto. È ovvio pensare a una richiesta di specifico parere al Ministero delle Finanze, dato che la materia del contendere non riguarda solamente le competenze del Viminale. Fatto è che la direttiva imminente sembra essere diventata un po’ meno imminente. Un ulteriore prolungarsi dell’attesa che speriamo sia dovuta solamente a un’effettiva volontà di chiarire il futuro delle oltre 500 associazioni italiane piuttosto che all’ennesima partita a ping pong con una pallina chiamata responsabilità.

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