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il 11 Mar 2015

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Presunta evasione fiscale di Pokerstars: ci sono rischi per i giocatori?

Presunta evasione fiscale di Pokerstars: ci sono rischi per i giocatori?

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Come un fulmine a ciel sereno, questa mattina la Guardia di Finanza ha comunicato di aver fatto partire un procedimento fiscale ai danni di Pokerstars per una evasione di 300 milioni di euro.

Alla diffusione della notizia, il web è stato attraversato dai timori di tutti i giocatori della room della picca rossa.

La situazione presenta effettivamente dei rischi per gli utenti finali?

Secondo il colonnello della Guardia di Finanza Daniele Sanapo, comandante del primo gruppo GDF Roma che ha gestito l’operazione, assolutamente no.

“Tranquillizziamo subito tutti i giocatori di Pokerstars: si tratta di una questione che attiene a evasione fiscale che noi riteniamo messa in atto dalla società Halford, che in Italia gestisce il poker online per conto di Pokerstars. Quella è una questione, tutto il resto non conta. Pokerstars continua a lavorare come ha sempre fatto, assolutamente non ci sono richieste di chiusura anche solo temporanea del portale da parte nostra”

Per Sanapo quindi la situazione non presenta alcun tipo di rischio per i giocatori: tutto rientra nell’ambito fiscale e proprio in quell’ambito Pokerstars dovrà trovare una soluzione.

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“C’è una questione fiscale da affrontare che attiene alla società, ma come ho già detto non al gioco, che continua tranquillamente. PokerStars dovrà trovare una soluzione con l’Agenzia delle Entrate relativamente alle cose che gli abbiamo contestato, che ribadisco essere di natura puramente fiscale”.

Il Colonnello spiega quindi quando sono iniziate e come sono procedute le indagini della Guardia di Finanza:

“Le indagini sono iniziate un annetto fa nell’ambito della operazione All-IN: una parte rilevante riguardava proprio Pokerstars, che è incontrastato leader del mercato online. Abbiamo preso in esame i libri contabili, effettuato una ricostruzione patrimoniale e verificato i movimenti di denaro del server. Tutte queste attività ci hanno permesso di ricostruire i volumi di affari della attività in Italia, e abbiamo ritenuto che il sistema di transfer pricing tra le varie società del gruppo non fosse in linea con le disposizioni del nostro Paese. Per effetto di questo i ricavi sono confluiti in società con sede in stati a fiscalità privilegiata con il fine di favorire un risparmio di imposta”

 

 

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