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il 21 Mag 2015

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“Ogni Stato deve essere autonomo!” La Commissaria Europea stronca una legge comunitaria sul gaming

“Ogni Stato deve essere autonomo!” La Commissaria Europea stronca una legge comunitaria sul gaming

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I timori di tanti giocatori italiani sembrano ormai delle certezze.

A meno che il governo italiano si muova verso l’apertura alle room punto com, o che si vada verso una liquidità condivisa tra stati vicini, come quella che potrebbe esserci con i cugini francesi, i giocatori italiani non potranno varcare i confini del ‘punto it’.

Come succede in Francia con le .fr e in Spagna con le .es, per misurarsi contro avversari stranieri sarà obbligatorio trasferirsi all’estero, come d’altronde stanno facendo da tempo molti dei più forti regular italiani.

La certezza che una legge europea sul gaming online non sia all’orizzonte scaturisce dall’interrogazione al Parlamento Europeo fatta dall’italiana Mara Bizzotto, rappresentante della Lega Nord, sulla lotta alla ludopatia in Europa con particolare riferimento alle slot-machine.

La risposta della Commissione Europea è stata abbastanza dettagliata e ha preso in esame l’intero settore del gioco d’azzardo. La polacca Elzbieta Bienkowska, Commissario Europeo per il mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le piccole e medie imprese, ha così risposto:

La Commissione non intende proporre una legislazione comunitaria settoriale sui giochi d’azzardo, né prevede di condurre una campagna specifica di sensibilizzazione su tali giochi.

La Risoluzione del Parlamento del 2011 sul gioco d’azzardo online nel mercato interno ha respinto l’opzione di un’armonizzazione a livello di UE che disciplinasse in modo uniforme il settore del gioco d’azzardo.

In assenza di armonizzazione a livello comunitario, rientra nelle competenze e responsabilità delle autorità nazionali stabilire regole in merito all’ubicazione dei locali in cui vengono usate le slot machine.

Sembra quindi ormai palese che siano i singoli Stati a doversi muovere in direzione di legiferare in materia di gambling e gaming, come del resto stanno facendo i vari Paesi appartenenti all’Unione Europea.

In quest’ottica va visto il prossimo debutto in Portogallo della legislazione ormai approvata che permetterà ai rounder residenti nel territorio lusitano di giocare legalmente sulle poker room estere che si doteranno di un ‘dot pt’.

Dal prossimo 28 giugno infatti grazie all’entrata in vigore del decreto legge 66/2015 i concessionari potranno chiedere l’abilitazione e probabilmente dall’inizio dell’ultimo trimestre i giocatori portoghesi avranno libero accesso al mercato.

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Nel paese lusitano sarà infatti consentita la liquidità condivisiva sul modello inglese. La vera novità dovrebbe essere una tassazione favorevole al giocatore, non tassato in modo vessatorio come purtroppo accade in altre nazioni.

In questo modo il governo portoghese spera di avere entrate per circa 25 milioni di euro e di attirare giocatori scontenti dalla legislazione presente di paese vicini come Spagna e Francia.

In particolare il movimento spagnolo potrebbe muoversi verso la vicina nazione affacciata sull’Atlantico e anche in tal senso va vista la protesta online che sta coinvolgendo numerosi regular iberici.

D’altronde l’incremento avuto nel corso del 2014 dal gioco online nel Regno Unito sta proprio a certificare come liquidità condivisa e una tassazione equa siano le uniche strade possibili per uno sviluppo del gioco online che crei profitto sia per le poker room, sia per gli stati sovrani e che non scontenti troppo i giocatori.

L’Italia, che ricordiamo è stata la prima a poter vantare una legge a regolamentazione del gioco online, si è poi persa nei meandri della burocrazia, chiudendo di fatto il mercato e non consentendone lo sviluppo.

Burocrazia che anche in questi mesi sta impedendo uno sviluppo valido della Legge Delega in Materia di Giochi, che dopo un ulteriore ritardo dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri nel prossimo mese di giugno.

 

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