Thursday, Apr. 18, 2024

Strategia

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il 30 Mag 2015

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La deception per Alec Torelli: cosa fare se il nostro avversario bluffa ma non abbiamo niente in mano?

La deception per Alec Torelli: cosa fare se il nostro avversario bluffa ma non abbiamo niente in mano?

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“La deception è l’essenza del poker. Convincere l’avversario di trovarsi nella situazione opposta a quella in cui si trova davvero. Un bluff funziona se l’avversario pensa che siamo forti, una value-bet se pensa che siamo deboli”

Esordisce così Alec Torelli sul suo blog, dove spiega che la deception (inganno) è l’arma più potente e fondamentale nel poker.

Grazie alla deception possiamo portare l’avversario a giocare diversamente da come farebbe se potesse vedere le nostre carte, cosa che, seguendo il Teorema fondamentale del poker di David Sklansky, ci porta un guadagno.

Torelli porta ad esempio una mano giocata a Macao, location amatissima da Alec, che l’ha visto coinvolto contro un giocatore “Aggressive, but really tough” ovvero molto aggressivo ma anche duro, difficile da affrontare. Vediamola insieme:

torelli_deception

 

Condotta particolare? Sicuramente… Provate a immaginare come ha ragionato Torelli in game, prima di vedere il suo thinking process cliccando sullo spoiler qua sotto:

Thinking Process di Alec Torelli

Le prime due street sono abbastanza standard, soprattutto considerando l’aggressività dello small blind.


Il turn è un K, e dopo il suo check è uno spot perfetto per puntare mirando al suo fold, considerando che le mani che hanno missato il board come A-Q, A-J, Q-J (ecc.) dovrebbero foldare qui, e non vorrei checkare per trovarmi a chiamare al river con Q alta contro questo range.

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Quando check-raisa la situazione è meno preoccupante di quanto sembra: giocando live si possono cogliere dei tell che permettono di capire se è una giocata di “forza” o di “fantasia”, ed io ho capito che non aveva un buon punto. Ma anche tralasciando i tell basta analizzare lo spot: abbiamo entrambi $400.000, e così deep check-raisare in questo spot con una mano buona è molto borderline.


Con K-Q, A-K o anche A-A difficilmente troverà un call da una mano peggiore, ma solo dalle doppie coppie, set, scala o progetti di scala che sono molto facilmente nel mio range. Con mani più forti, come un set, o al massimo 9-8, probabilmente non rilancerebbe in quanto avrebbe poche mani avversarie da cui estrarre valore.


Quindi si può pensare che sia in bluff: qua può bluffare con ogni 7-X, 6-X e tutte le broadway che non hanno hittato. Ma come affrontare la sua action con il nulla in mano?


Andare all in non avrebbe senso per il rapporto tra il mio stack ed il pot, quindi una move più rischiosa e che può sembrare ridicola è il call, sperando che l’avversario giveupperà al river.


Certo, se continuerà il suo bluff sarebbe un po’ ambizioso il call con Q alta, ma faccio affidamento sul giudizio che ho dato al mio avversario: sapendo che è abbastanza furbo da capire che il mio call, che mi committa al pot, rappresenta sempre una made-hand, arrenderà sempre il suo bluff al river.


Quindi grazie al vantaggio posizionale chiamo, e dopo il suo check al river sono ancora più sicuro della mia analisi, quindi basta una puntata da $140.000 per farlo andare via, senza rischiare troppo in caso di errore, ma comunque una cifra che non potrà mai mettere se la sua analisi del mio range è quella che ho voluto rappresentare. 

 

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