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il 21 Set 2015

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I colossi del web tremano per l’anticipo della Digital Tax, la nuova imposta che colpisce anche il poker online

I colossi del web tremano per l’anticipo della Digital Tax, la nuova imposta che colpisce anche il poker online

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Il governo Renzi sembra intenzionata a dare in queste ore un’accelerata alla Digital Tax, la misura che sembrava potesse scattare nei confronti dei giganti del web solo dal 2017 e che invece potrebbe confluire già nella legge di Stabilità da varare entro metà ottobre.

Le difficoltà per far entrare in funzione il meccanismo restano tuttavia molte e quindi sono ancora oscuri i contorni definitivi del balzello che dovrebbe essere applicato alle società estere che agiscono sul world wide web italico e che hanno profitti di oltre 5 milioni di euro.

Il gettito di tale intervento dovrebbe essere attorno ai 2/3 miliardi di euro l’anno per lo Stato Italiano e quindi è chiaro come il governo prema per un’immediata introduzione dell’imposta.

L’Italia ha atteso per un paio d’anni una legge europea che andasse a colpire quelle società che hanno sede all’estero ma che hanno grossi redditi reali prodotti in Italia attraverso la navigazione dei cittadini italiani.

Colossi come Google, Facebook e Twitter infatti pagano al Fisco italiano solo una piccola parte di tasse mentre dirottano in paesi a fiscalità privilegiata la maggior parte dei loro redditi prodotti in giro per il mondo e conseguentemente anche in Italia.

La Digital Tax vuole andare a colpire questi redditi anche se la materia è piuttosto complicata visto che i colossi del web si difendono e contrastano apertamente la visione degli stati sovrani e la loro voglia di tassazione.

D’altro canto l’Unione Europea è ben ferma contro la doppia tassazione e la Digital Tax sarebbe a tutti gli effetti una tassa su dei redditi che vengono già tassati nelle sedi principali dei colossi del web.

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La Digital Tax dovrebbe quindi andare a toccare tutte le società che hanno sede all’estero ma che hanno siti attivi sul punto it e quindi ovviamente anche le poker room che agiscono sul suolo italiano ma che hanno sede per lo più sull’isola di Malta, luogo decisionale dei principali network mondiali, o comunque in nazioni che garantiscono una miglior tassazione.

Pokerstars.it per esempio già nei mesi scorsi è stata toccata da un‘inchiesta della Guardia di Finanza che ha denunciato la room della picca per evasione fiscale.

Questa nuova tassa riaccenderebbe il dibattito sull’effettivo luogo di produzione del reddito delle poker room online e potrebbe d’alto canto generare così dei possibili rialzi di rake in caso le room dovessero pagare un più elevato ammontare di tasse.

Non certo buone notizie per il mondo del web e del poker online in particolare anche se rimane da dire che la Corte Europea non si è ancora pronunciata sulla legittimità della Digital Tax che il governo a questo punto vorrebbe applicare sin dal primo gennaio del prossimo anno.

 

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