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il 9 Dic 2015

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Simone Ruggeri sull’abbandono degli occasionali: “Il Texas Hold’Em è un gioco lento!”

Simone Ruggeri sull’abbandono degli occasionali: “Il Texas Hold’Em è un gioco lento!”

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Che il traffico del poker online sia drasticamente calato nel corso degli ultimi anni è evidente, basta gironzolare su Sharkscope e guardare le cifre dei montepremi di qualche anno fa per rendersi conto che non c’è paragone.

Ultimamente molte voci autorevoli del mondo del poker hanno parlato di questo problema, dallo statunitense David Sklansky ai nostri connazionali Giulio Astarita e Maurizio Guerra.

Ieri ha unito la propria voce al coro anche Simone Ruggeri, che con un post su Facebook ha esposto una sua analisi della situazione, dando la colpa (se di colpa si può parlare) al funzionamento stesso del gioco, cosa che di fatto renderebbe impossibile trovare una soluzione.

Simone parla dell’Hold’Em definendolo un gioco “lento”, non nel senso del ritmo come nell’ottica di Dreyfus o alle lamentele sull’ultimo Final Table WSOP, ma intendendo che prima che il fattore skill riesca a manifestarsi in maniera evidente servono molte mani, non permettendo a chi non ha i mezzi di riuscire ad ottimizzare le proprie strategie di gioco.

L’holdem è un gioco lentoE’ un gioco lento perché l’edge di una strategia vincente si manifesta soltanto dopo migliaia…

Posted by Simone Ruggeri on Martedì 8 dicembre 2015

 

Un ragionamento interessante, che vede nello stesso fattore sia la gloria (vedi: effetto Moneymaker) che il declino del nostro gioco preferito.

Abbiamo scambiato due chiacchiere con l’autore del post, per entrare più nel dettaglio e scoprire se secondo Simone ci può essere qualche aggiustamento o soluzione, chiedendogli innanzitutto se solo gli occasionali sono colpiti da questo effetto o anche giocatori più skilled:

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“Può succedere a tutti, giocatori più e meno esperti: è proprio la natura del gioco che rende difficile valutare una strategia e di sopravvalutare la propria strategia a scapito di quelle avversarie. Quando parlo di persone che ‘non hanno gli strumenti per comprendere la povertà delle strategie che mettono in campo’, non credo che ci sia una soluzione facile, perché anche analizzando il gioco, comunque le strategie non si vedono sul breve periodo: è proprio nella natura del gioco che sia così, sia perché è a informazione incompleta sia perché è lento.” 

Per spiegare meglio il suo pensiero, Simone fa un paragone con un gioco più “immediato”, ovvero i Fantasy Sports che fanno impazzire non a caso anche molti pokeristi:

“L’Hold’Em è un gioco che si è diffuso ‘per forza propria’. Quindici anni fa era un gioco tra tantissimi che si potevano fare online… poi piano piano molti giocatori lo hanno scelto per fari fattori, tra cui certamente quello che sottolineavo io. È un argomento sterminato e ci sono persone molto più preparate di me al riguardo… quello che io posso rilevare è il fatto che ad esempio i Fantasy Sports, che hanno un grande seguito negli States, pur essendo molto skill intensive sono molto meno ‘esoterici’, nel senso che chi gioca senza essere un campione (e perde) sa che coloro che vincono semplicemente hanno previsto meglio le prestazioni dei giocatori di un certo gioco. Nel poker invece chi perde spesso pensa che sia ‘colpa del server’, o che ci siano ‘raccomandati’… E generalmente chi perde non si diverte.”

Ma allora viene da domandarsi: se la natura stessa del gioco spinge coloro che perdono a smettere di giocare, è possibile trovare qualche soluzione?

“Se proprio devo dire un parere personale su un possibile intervento, probabilmente avrebbe senso rendere l’Hold’Em più veloce e più comprensibile al grande pubblico, quindi ben vengano formule simili agli Spin&Go anche non-lottery, o agli HU Hyper Turbo (che sono il poker più veloce che c’è non tanto per i blinds, ma proprio perché si presentano le stesse situazioni molte volte e quindi la strategia dell’avversario è meno’nascosta’). Comunque non volevo proporre soluzioni, ho solo esposto quello che mi frullava da un po’ per la testa in un modo che mi è piaciuto. Alla fine è la gente che ha scelto il poker, non è che il poker è stato inventato in un certo modo per piacere alla gente. Mi sono accorto che molti lo scelgono proprio perché essendo un gioco lento e a soldi dà l’illusione di essere bravi e/o della vincita facile, mentre magari a scacchi se uno gioca a soldi capisce subito che di fatto sta pagando per giocare (e se continua a farlo diventano lezioni di scacchi con il maestro). A poker data la lentezza del gioco, uno può star perdendo €40.000 e raccontarsi che la partita è ancora in corso, che è solo run, che anche ai migliori capita… Naturalmente ciascuno fa quello che vuole, non è che ritengo che bisogna impedire con la forza a queste persone di continuare a raccontarsela, però ‘quello che vogliono’ diventa sempre più spesso smettere di giocare o fare altro, e molti si sentono in un certo senso ingannati dal gioco, cosa che con altri giochi non succede così facilmente”

 

 

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