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il 2 Set 2017

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Phil Ivey si racconta: “Mio nonno mi insegnò a giocare. Il primo braccialetto è stato il più bello”

Phil Ivey si racconta: “Mio nonno mi insegnò a giocare. Il primo braccialetto è stato il più bello”

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Quando parla uno come Phil Ivey, gli appassionati di poker non possono far altro che fermarsi ad ascoltare rapiti.

La scorsa settimana è successo nel momento in cui la scuola di Paul Phua ha pubblicato online proprio un’intervista al 40enne Ivey, che si racconta a 360 gradi.

Non è la prima volta che un grande campione si concede agli ‘studenti’ di Phua. In passato già Tom Dwan e Timofey Kuznetsov erano apparsi in video per dare il loro contributo.

Ivey parte da lontano per spiegare il suo percorso personale. Sentite cosa svela: “Iniziai a giocare a poker all’età di 8 anni.

Le prime mani le giocai con mio nonno. Lui mi insegnò come giocare. Il primo gioco che provai fu il 5-card stud. Lui mi insegnò le regole. Giocavamo con i pennies.

Mia madre arrivò e chiese cosa stessimo facendo, se stessimo gamblando. Mio nonno però rispose che mi stava solo insegnando il gioco“.

Ivey spiega poi come è migliorato negli anni: “Ho semplicemente fatto molta pratica giocando ogni giorno. Da quando avevo 20 anni ho giocato circa 14-15 ore al giorno per dieci anni. Quindi ho fatto molta esperienza.

Devi avere una buona etica del lavoro. Devi dedicare molte ore a quello che fai. Devi fare attenzione a quello che succede attorno a te. Bisogna pensare a diverse strategie, a diversi modi per vincere.

Quando perdi devi pensare al perché è successo, individuando le situazioni critiche in cui dovrai fare più attenzione in futuro.

Quando sei seduto a un tavolo e ti rendi conto che ci sono avversari più bravi di te, devi fare attenzione a quello che fanno e a come giocano certe mani, per cercare di batterli.

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Non trovo che il poker sia stressante. Quando il denaro è in mezzo al tavolo non possiamo fare niente per riaverlo. Devi semplicemente giocare al meglio delle tue possibilità“.

Ivey quando non è seduto al tavolo si diletta in altre attività di tipo sportivo: “Mi piace fare esercizio e mantenermi in forma. Voglio presentarmi nelle condizioni mentali migliori per giocare, soprattutto perché a volte faccio sessioni molto lunghe di poker. Mi piace il golf perché è molto rilassante, si pratica all’aria aperta e ti dà la possibilità di fare grosse scommesse“.

Si parla anche di amicizia: “Quando ti giochi grosse somme non pensi all’amicizia. Cerchi solo di spillare più soldi possibili all’altro, indipendentemente da chi sia.

A volte puoi conoscere l’avversario un po’ meglio e capirlo di più, sapendo magari quando non bluffa. Però questo a volte può confonderti, perché l’avversario che pensi di conoscere può sorprenderti con una giocata inaspettata. Insomma, devi stare attento ma conoscere l’avversario in genere aiuta“.

Volete sapere qual è la location preferita di Ivey per il poker? Eccovi accontentati: “Il mio posto preferito per giocare è Melbourne in Australia. Mi piace sempre tornarci e ho ottenuto ottimi risultati là“.

Ivey si dedica anche alla beneficenza con la madre Pamela Simmons: “Sono impegnato con mia madre nella Budding Ivey Foundation. Io giro i soldi a mia madre che li fa avere ai bambini. Dare qualcosa indietro alla società è bello. Mi fa sentire bene“.

Chiudiamo con il ricordo pokeristico più bello di Ivey: “Il migliore momento pokeristico della mia vita è stata la vittoria del mio primo braccialetto WSOP contro Amarillo Slim. Avevo 23 anni. Era tanto tempo fa visto che ormai ho compiuto 40 anni“.

 

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