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il 10 Lug 2018

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Fact checking: le ‘inesattezze’ di Luigi Di Maio sul divieto totale di pubblicità sul gioco

Fact checking: le ‘inesattezze’ di Luigi Di Maio sul divieto totale di pubblicità sul gioco

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E’ attesa in questi giorni la firma del presidente Mattarella al decreto dignità che contiene il discusso divieto totale di pubblicità sui giochi.

Secondo quanto riporta Agimeg, il testo su cui apporrà la firma il presidente della Repubblica non avrà sostanziali novità rispetto a quello approvato lunedì 2 luglio dal Consiglio dei Ministri.

Con la eccezione delle lotterie a estrazione differita, dunque, permane il divieto totale di comunicazione pubblicitaria, anche indiretta, con sanzioni pari al 5% dell’importo (o di minimo 50.000€) per chi lo infrange.

In questi giorni tantissimi si sono pronunciati sull’argomento, a iniziare ovviamente dal fautore del divieto: ma il vice-presidente del Consiglio Luigi Di Maio per giustificarlo ha detto diverse inesattezze, anche abbastanza pesanti. Ecco le più clamorose, e come stanno le cose in realtà.

 

 

“In Italia un milione di azzardopatici”

In più di una occasione Luigi Di Maio ha sostenuto che i giocatori compulsivi in Italia sono circa un milione.

Numero ribadito anche i giorni scorsi nella risposta via Facebook al manager di LeoVegas Niklas Lindahl, che a mezzo stampa aveva chiesto l’apertura di un tavolo di lavoro per regolamentare la pubblicità sui giochi:

“I malati d’azzardo in Italia sono circa un milione. Un milione di famiglie in cui la serenità e la tranquillità economica non esistono più – ha scritto Di Maio sulla sua pagina social.

Aldilà della sommaria equazione tra singoli e nuclei familiari – che se non filtrata potrebbe far pensare che in Italia tutti gli azzardopatici abbiano famiglia, come se nello Stivale non possano esistere azzardopatici single – finora il Ministro del Lavoro non ha mai spiegato da dove provenga quel numero.

Uno studio del CNR (consultabile a questo link) ha classificato 400.000 “giocatori problematici” in Italia nel 2017: all’appello di Di Maio ne mancano dunque 600.000.

Ma così come i numeri, sono importanti anche le parole: un giocatore “problematico” non ha ancora raggiunto necessariamente lo stadio patologico, quindi il numero effettivo di azzardopatici è inferiore a quello indicato dal Centro Nazionale per le Ricerche.

Il dato ufficiale delle ASL parla di 7.000 soggetti in cura per azzardopatia: sicuramente tantissimi neanche si rendono conto di avere un problema e dunque non si sono rivolti al Servizio Sanitario Nazionale, ma il numero snocciolato da Di Maio resta comunque al di fuori di ogni logica rispetto alle reali dimensioni del problema.

 

“Non servono coperture economiche”

Probabilmente la considerazione che il divieto di pubblicità sarebbe stato a costo zero è uno dei fattori che hanno spinto Di Maio a una accelerazione per inserire il Disegno di Legge Silvestri-Baroni nel decreto dignità.

In realtà le casse dello Stato ne risentirebbero e non poco: al di là dei minori introiti derivanti dalla tassazione (10 miliardi di euro lo scorso anno, ovvero la metà della spesa complessiva degli italiani per il gioco), di cui Di Maio ha comunque ribadito di non curarsi a fronte dello stato di salute “delle famiglie italiane”; nella sua forma odierna il divieto totale di pubblicità per un intero settore regolamentato presterebbe il fianco alle richieste di risarcimento dei concessionari, sia nei confini nazionali sia in Europa.

Senza dimenticare che una eventuale mancata attivazione del dispositivo Stand-Still potrebbe portare a una procedura di infrazione da parte della Commissione EU, con relativa sanzione milionaria.

 

“Diminuirà il numero di azzardopatici”

Il faro del divieto totale di pubblicità è il contrasto all’azzardo patologico, fatto in se sicuramente positivo: non a caso i proventi delle sanzioni saranno destinati al Fondo per il gioco d’azzardo patologico presso il Ministero della Salute.

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Ma è più o meno unanime la constatazione che questo divieto andrà a intaccare solamente il gioco online, lasciando inalterata la situazione del gioco fisico.

Ecco quanto hanno speso gli italiani nel gioco l’anno scorso

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Fonte: bilancio di esercizio AAMS

 

Si vede subito come il grosso della spesa avvenga proprio sulla rete fisica. L’anno scorso gli italiani hanno speso per il gioco online 1.376 milioni di euro (fonte: Osservatorio Nazionale Giochi), ovvero il 6,6% del totale: questa è la percentuale del volume che il divieto di pubblicità va a intaccare.

Considerato anche che i soggetti affetti da azzardopatia preferiscono il gioco fisico (consultare il link allo studio del CNR pubblicato al primo punto) si capisce come i reali effetti nel contrasto all’azzardo patologico del divieto totale di pubblicità siano prossimi al nullo.

Di sicuro una conseguenza sarà che chi è abituato a giocare online potrà continuare a farlo, ma su piattaforme senza concessioni AAMS e quindi illegali, magari senza neanche saperlo!

 

“I minorenni possono giocare a poker online”

In un recente attacco al poker online poco prima dalla approvazione della manovra, Luigi Di Maio ha tirato in ballo un tema sensibile come quello del gioco minorile:

“Una ricerca di due anni fa affermava che in Italia un minore su due ha giocato almeno una volta. E se lo ha fatto un minore, figuriamoci gli adulti con quale ritmo giocano. Non si tratta di una piccola nicchia, ma di un problema”.

Il Ministro del Lavoro ha però sbagliato bersaglio visto che in Italia il gioco online legale è tracciato e sicuro: se non invii i tuoi documenti che provano che sei maggiorenne non puoi giocare, e ogni tuo movimento di denaro viene archiviato; si può dire lo stesso della rete fisica?

 

“100 miliardi di euro spesi nel gioco nel 2017”

Questa, più che da Di Maio, è stata riferita da diversi media generalisti che trattano la materia ‘gioco’ in modo quantomeno approssimativo: l’ulteriore riprova è il fatto che invece della spesa riportino il dato della raccolta dei concessionari, senza tenere conto delle vincite.

Dei 100 miliardi giocati dagli italiani lo scorso anno (approssimati) ne sono stati vinti 80: da qui deriva la spesa di 20 miliardi indicata nel rendiconto AAMS.

 

 

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