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il 23 Nov 2018

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David Tuchman rivive una mano milionaria tra Dwan e Ivey: “Ci sono momenti che parlano da soli”

David Tuchman rivive una mano milionaria tra Dwan e Ivey: “Ci sono momenti che parlano da soli”

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Ci sono mani di poker che restano nella storia del gioco… e anche la loro telecronaca non si dimentica facilmente!

Un po’ come nel calcio, se volete. Tutti ci ricordiamo del rigore di Grosso del 2006, ma anche di alcuni passaggi delle telecronache di quei Mondiali.

Ecco perché il commentatore David Tuchman ai colleghi di PokerNews ha raccontato recentemente di una storica mano del 2009, in cui i protagonisti erano Tom Dwan e Phil Ivey.

La mano è finita nei libri di storia del poker poiché all’epoca diventò la più ricca di sempre (1.108.500$) e perché il commento televisivo fu alquanto esilarante.

Si giocava per la precisione a Londra il Full Tilt Poker Million Dollar Cash Game. A mezzanotte c’erano tre giocatori ancora seduti al tavolo: Tom Dwan, Phil Ivey e Patrik Antonius.

Tuchman racconta tutti i retroscena della sessione: “Abbiamo seguito quel format per tre anni e mezzo. Lavoravo con un grande direttore di nome Martin Turner, che non conosceva affatto il poker all’inizio. Lui seguiva il rugby per Sky Sports. Era una persona fantastica.

Era divertente perché non sapeva nulla di poker. Il primo anno Ivey vinse contro Antonius una grossa mano grazie a un full e noi portammo gente per far sembrare che qualcuno stesse guardando la partita. Turner voleva gli applausi come se fosse un evento sportivo. Era come dopo un punto nel tennis. Si stava zitti durante la mano e alla fine si esultava. Era imbarazzante. Ma adoravo Turner, era un direttore brillante che mi ha insegnato molto sulla TV e il broadcasting“.

Arriviamo alla lunghissima sessione culminata con la mano milionaria: “Ci avevano avvisati che avremmo assistito a 24 ore consecutive di gioco. Io ho commentato per 20 ore. Fu ridicolo.

Full Tilt portava i suoi pro a giocare, ma non erano tutti giocatori di cash game. Si capiva subito chi era a suo agio con tutti quei soldi davanti e chi non lo era. Alla fine di quella giornata nello show erano rimasti solo Antonius, Dwan e Ivey. Una cosa folle. Un three-handed con quei giocatori. Quanto sono stato fortunato ad assistere? Un po’ come guardare Johnny Moss e Doyle Brunson in heads-up 30 anni fa“.

Torniamo nel terzo millennio: “Fu una decisione di Full Tilt quella di portare Robert Williamson al commento. Un errore. Lui giocava a PLO e non a NL. Non aveva nemmeno esperienza di broadcasting. Fu una scelta strana, ma Full Tilt ha fatto parecchie scelte strane nel tempo, come sappiamo. Quella fu una delle meno gravi.

Non era uno streaming, ma noi riprendevamo come se fossimo dal vivo. Anche per questo ero lì. Non avevo molta esperienza televisiva ma avevo coperto tante ore di Live al Bike. Volevano lavorare così, penso per tagliare i costi. Editare e aggiungere il commento in post-produzione è molto più costoso“.

 

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Arriviamo alla mano milionaria: “Tutte le mani era grosse. Poi arriva questa dal nulla. Ivey ha un asso e un gutshot, Dwan ha due over e un gutshot per il nuts. Nessuno dei due ha intenzione di mollare il colpo. Spesso chiamavo la carta più spettacolare del mazzo, quella che avrebbe generato più action. In questo caso era uno dei tre 4 non di fiori.

E al river è sceso proprio uno di quei 4.  Sapevamo di non poter dire parolacce. Per me non era facile. Arrivo da una famiglia dove dire ‘Fuck you’ significa dire ‘I love you’. Non potevo dunque dire ‘Holy fuck’ e mi uscì un ‘Oh my gosh‘. Anche a Robert scapparono le stesse parole. È un’espressione che non uso mai. Non ricordo un’altra occasione in cui l’ho usata. Ma è diventato il più famoso ‘Oh My Gosh’ simultaneo di sempre“.

Un momento magico documentato per sempre. Tuchman riuscì a commentare la continuazione della mano catturando l’attenzione degli spettatori, secondo gli insegnamenti di Turner. Tuchman non permise a Williamson di aggiungere nulla:

Questo l’ho imparato da Martin Turner. Più  è noiosa l’azione che guardiamo, più dobbiamo animarla e renderla eccitante. Ma ci sono momenti che parlano da soli. ‘Let it breathe’ è una frase che uso molto. Ho chiuso il suo microfono, l’ho zittito e gli ho detto ‘Shut the fuck up’. Sapevamo cosa stava per succedere. Dovevamo solo osservare e goderci la scena“.

Ivey ovviamente perse la mano e uno stack di 1.100.000$ finì davanti a Dwan: “Il più ricco pot televisivo all’epoca, una cosa molto eccitante. Sono stato fortunato a farne parte. Ivey indossava una camicia con il brand di Full Tilt e subito dopo la mano qualcuno andò da lui a dirli qualcosa sulla patch. Lui era molto scocciato per il timing“.

 

 

Tuchman ammira entrambi i protagonisti dello showdown: “Ho visto poi Dawn e Ivey molte volte negli anni ma non ho mai chiesto loro della mano. Non volevo prendermi un pugno in faccia da Phil Ivey chiedendogli cosa ha provato nello spot incriminato. Lui comunque parlava pochissimo. È un tipo misterioso, i fatti parlano per lui. Tutti volevano essere Ivey. Conosciamo tutti la sua storia e le sue origini da ‘Jerome’ ad Atlantic City. Ivey pensa alla vita e al poker in modo diverso da noi tutti. Ha un’intelligenza sopra la media e forse neanche lui se ne capacita.

Ero innamorato anche di Tom Dwan. Lui arrivava dall’online ed era una faccia nuova. Giocava in modo aggressivo, spensierato e spericolato come centinaia di altri giovani giocatori. Il 99% di quelli che adottavano quello stile rischiava di andar rotto. Uno solo ha battuto tutte le odds ed è diventato Tom Dwan. Una volta Shaun Deeb mi ha detto che se non avesse runnato così bene nei primi sei mesi della sua carriera, non sarebbe mai diventato un poker player. Faceva schifo all’inizio. Prima ha vinto i soldi e poi ha imparato a giocare. La stessa cosa è successa a Tom Dwan secondo me. Quando si trovava con un draw contro un set, vinceva. L’autostima cresceva, il bankroll e la leggenda pure. È difficile giocare contro uno così perché è come se avesse tre carte in mano. Fa paura.

Il pubblico non conosce bene attori, poker pro o atleti. Giudichiamo da quello che vediamo in TV o che abbiamo sentito da amici“.

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