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il 16 Apr 2011

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l’FBI blocca il poker negli USA – una vera spy story

l’FBI blocca il poker negli USA – una vera spy story

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Come un fulmine a ciel sereno nella nottata di ieri il poker mondiale ha subito un colpo durissimo, avrete tutti letto dell’indagine dell’FBI che ha coinvolto le tre più grandi poker rooms mondiali che operavano anche negli Stati Uniti.  Ma proviamo a ricapitolare tutto e fare un po’ di chiarezza.

Nella serata di ieri arriva la notizia che l’FBI ed il Procuratore di New York hanno aperto un mandato contro 11 persone tra le quali  fondatori  e manager delle più grandi poker room mondiali, i nomi che spiccano sono : Isai Scheinberg e Paul Tate di  PokerStars, Bitar Raymond e Burtnick Nelson di Full Tilt Poker e Tom Scott e Brent BecKley di Absolute Poker.

Le accuse vanno dal riciclaggio di denaro alla  frode bancaria passando per il gioco d’azzardo, secondo il Procuratore di New York Preet Bharara, le rooms avrebbero istituito conti bancari fasulli per elaborare le transizione avvenute tramite il gioco d’azzardo online, che per i cittadini statunitensi è illegale. Il denaro che le poker room ricevevano dai giocatori veniva poi rigirato come pagamento verso attività commerciali in realtà non esistenti come gioiellerie o acquisto di palline da golf.

I siti web delle rooms in questione sono stati oscurati al loro posto compare un messaggio del dipartimento di giustizia americano che ricorda ai giocatori la non legalità del gioco d’azzardo online in America.

Full Tilt poker nel frattempo però ha emanato un comunicato stampa nel quale ribadisce la sua estraneità ai fatti garantendo il massimo supporto ai suoi responsabili Raymond Bitar e Nelson Burtnick.

Nel comunicato poi si legge ancora che per questioni cautelative la stessa società per il momento estrometterà i giocatori americani dalla possibilità di accedere ai propri tavoli, garantendo però il pieno accesso alla room dagli altri paesi.

Questo al momento è quanto di fatto contestato, ora il discorso di può allargare ulteriormente si possono provare a fare ipotesi sui motivi di un tale attacco, tenendo sempre presente che fino a quando non verrà chiarita l’intera vicenda resta sempre la presunzione di innocenza.

Partiamo con il chiarire, per chi non lo sapesse, il fatto che negli Stati Uniti il gioco online sia illegale. In molti diranno, ma come negli USA sorge la capitale mondiale del gioco d’azzardo ( Las Vegas), come può essere illegale il poker online ?

Ebbene si, di fatto non esiste una legge specifica che vieti il gioco d’azzardo negli USA, nel 2006 fu approvata dal Congresso Americano e dal Presidente George W. Bush la “Unlawful Internet Gambling Enforcement Act”  (UIGEA). Una legge che di fatto si pone come obbiettivo quello di sradicare il gioco d’azzardo online proibendo alle banche USA ed alle compagnie di carta di credito di trasferire fondi tra siti web di casinò registrati all’estero ed i giocatori residenti in America.

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Nella legge non vi è nessun passaggio specifico che vieti il gioco ai cittadini americani, ne tanto meno nessuna indicazione sul fatto che il poker online possa essere un gioco d’azzardo, vi è solo il divieto di effettuare transazioni di fondi da e per i siti che offrono gaming online.

Alla luce di questo molti operatori del mercato USA successivamente all’entrata in vigore della UIGEA abbandonarono il campo, l’esempio più eclatante è quello di PartyPoker altro colosso che ormai da diversi anni vieta l’accesso al proprio client di gioco ai giocatori americani, in attesa che il mercato possa essere regolamentato anche negli USA.

In rete poi si susseguono le ipotesi di complotti e presunte spy story.  C’è chi dice che questa manovra vada di pari passo con il tentativo da parte di alcune lobby del gioco live di estromettere dal mercato americano le rooms online, per poter ampliare i propri orizzonti anche al modo dell’e-gaming. In questo la crisi che sta vivendo Las Vegas e il mondo dei casinò americani, sempre più braccati dalla concorrenza tanto del gioco online quanto dei mercati asiatici, sembra avvalorare tale tesi.

Inoltre la rincorsa delle rooms online, Pokerstars e Full Tilt su tutti, a stringere accordi con multi nazioni del gioco live USA in vista di una regolamentazione del mercato nel Stati Uniti si va ad aggiungere al puzle di questa intrigata storia.

C’è poi chi sostiene che il bliz parta da lontano, che sia il frutto di indagini prolungate partite dall’arresto di un tale Daniel Tzvetkoff, imprenditore australiano che si è occupato della configurazione dei sistemi di elaborazione dei pagamenti delle rooms statunitensi, e che dopo essere stato arrestato abbia cominciato a rivelare informazioni preziose che hanno poi condotto al blitz di ieri.

Pare dunque ci siano tutti gli elementi per una vera e propria spy story che per il momento sta letteralmente mandando in panne tutti i maggiori siti di approfondimento americani, twoplustwo su tutti.

Di fatto siamo curiosi di capire come si comporteranno Phil Ivey, Gus Hansen, Tom Dwan e soci, che del poker online avevano fatto molto più di un semplice lavoro, proprio non riusciamo ad immaginarli in panni diversi da quelli attuali.

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