Wednesday, Apr. 24, 2024

Strategia

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il 2 Ago 2017

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Come decidere la size di un bluff: a lezione da Mustapha Kanit

Come decidere la size di un bluff: a lezione da Mustapha Kanit

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In un gioco come il poker le size, lo abbiamo ribadito più volte, sono importanti.

A seconda che siano ‘thin’, ‘halfpot’ o ‘pot’ (tralasciando per comodità tutte le sfumature che stanno in mezzo a questi ‘estremi’) le bet possono modificare notevolmente le dinamiche di una mano,  anche aiutando o meno l’avversario a definire il nostro range.

Ce lo ha spiegato bene il grandissimo Mustapha Kanit in occasione di una mano andata in scena al Day2 del 10.600€ High Roller Ept Sanremo 2014.

Il gioco è a 12 left e il tavolo six-handed, su bui 5.000-10.000 ante 1.000 Mustapha Kanit (stack 700.000 circa) apre 20.000 da utg con T9 ricevendo tre call, di Alek Bilokur (stack 500.000) da bottone e dei due giocatori sui bui.

Flop QJA, i bui checkano, Kanit cbetta 41.000, chiama Bilokur

Turn 7 check to check

River 3 Kanit thin-betta 51.000 su pot di 171.000 e Bilokur passa.

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Ecco il thinking process di Musta che spiega come la size adottata al river sia funzionale a non polarizzarsi su quel board.

THINKING PROCESS MUSTAPHA KANIT

Preflop rilancio con 10♠ 9♠ e si crea un pericoloso e ricco multiway pot. Al flop, trovando una draw, so per certo che voglio tenere l’aggressive factor nella mano. Il check call infatti è una opzione che scarto subito. Non mi piace, essendo original raiser, soprattutto perché non mi permette di aggredire le strade successive. In questo spot avrei potuto check-callare una doppia, o al limite una draw bella come i cuori, o un Asso-Kappa, preferibilmente se con back-door. Devo quindi pensare se puntare, o andare per il check-raise. Alla fine decido di puntare: perché voglio mettere pressione, ci sono due tavoli left, e l’alternativa che avrei, il check-raise, non mi piace perché indurrei spesso degli all-in anche da mani relativamente deboli come semplici flush draw a cui io non potrei opporre altro che un dieci alto. La cbet in questo spot poi è perfettamente compatibile con il mio range, dato che ho aperto da under the gun e le carte sul board sono tutte alte. Il plan qui potrebbe anche essere di sparare tre proiettili qualora cadessero le carte giuste. E la mia mano può sempre migliorare tra turn e river, o posso essere incoraggiato a bluffare ancora da diverse scary card. Se ad esempio il board si accoppiasse potrei optare per un’azione iperaggressiva. Insomma, diciamo che la cbet in questa mano mi dà molte più opzioni delle altre alternative. Il risultato che ottengo non è terribile. Vengo chiamato, sì, ma da solo un avversario, e già questo è un bel risultato. Al turn vado per il check perché cade un blank. Al river, quando cade un’altra bianca, decido che è più adatto allo spot fare una size non polarizzata. Preciso: qui è meglio non polarizzarsi a meno che tu non abbia davvero almeno top two, set oppure scala. Perché al river con questo tipo di dinamica la maggior parte del tuo range di valore è composto da Assi o doppie molto basse, che value-betterebbero abbastanza piccolo. Quindi fare una puntata grossa su questo river non avrebbe senso se stessi puntando per valore, dato che nel long term fare una bet piccola, circa del 30 per cento come ho fatto io, sarebbe più profittevole. Per questo decido di farla anche quando sto bluffando, come in questo caso. Bilokur passa e porto a casa il pot.

 

Thinking process pubblicato su Poker Sportivo n.85, giugno 2015

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