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il 13 Giu 2012

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WSOP 2012 – The Phils’ Night: cronaca di una notte che entra nella storia del Poker

WSOP 2012 – The Phils’ Night: cronaca di una notte che entra nella storia del Poker

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Quello che queste WSOP tardavano a far maturare, ovvero affermazioni di grandi campioni e bagni di folla ai bordi di tavoli finali emozionanti, sono arrivati tutti insieme senza controllo in un’unica, spettacolare, storica e indimenticabile notte. E tutto questo vede protagonisti due dei più famosi giocatori al mondo ed anche tra i più titolati. In una notte che resterà indelebile nella mente di chi l’ha vissuta, sia al tavolo che oltre le transenne.

Non era tutto così scontato nel primo pomeriggio: con i rispettivi tornei ancora lontani dal Final, solo pochissimi sognatori temerari avranno provato a immaginare l’esito più spettacolare per i due Phil, ovvero un doppio clamoroso braccialetto. 

Il primo a sedersi sotto i riflettori che contano è Hellmuth: il suo torneo di Razz male si sposa con lo spettacolo richiesto dai format tv. Complice anche il buy in ridotto, quindi, gli otto superstiti vengono fatti accomodare sul palco della Pavillion Room, meno coreografico e più “amichevole”, con il pubblico che in parte si accomoda a ridosso dei giocatori e in parte se ne sta semplicemente in piedi sotto al palco cercando di capire cosa succede con tutte quelle carte esposte.

Scenario completamente agli antipodi nella Amazon Room: il Pot Limit Hold’em Championship è alle battute finali. Nella marcia di avvicinamento al Final Table una sola costante: l’assembramento di spettatori che “railano” il tavolo di Phil Ivey. Nonostante abbia già fatto un tavolo finale e abbia giocato in pratica tutti gli eventi, la sua presenza calamita ancora tantissimi curiosi e appassionati. La sua poker face fa il resto.

Ma è il sentire comune che cambia questa volta: come un senso di fondo che afferma “Si, ce la può fare“. Sarà il suo sostanzioso stack a influenzare le valutazioni o il field rimasto che non è così insormontabile (tolti due o tre nomi famosi).

La struttura del torneo fa il resto: nessuno ha saputo spiegare bene il perché ma anche senza ante lo spazio di manovra si riduce sempre più e gli shortstack devono capitolare. Siamo pronti per raggiungere l’arena.

Nell’altra sala Hellmuth al Final Table non fa nemmeno più tanta notizia: qualcuno segue distratto più che altro perché non ha niente di meglio da fare. Anche Phil ci mette del suo. Non ha ancora preso controllo del tavolo ed è sempre in bilico sul chipcount. Quello che però stupisce a una prima vista è la presenza di Mike Matusow proprio in prima fila tra il pubblico. Se eravate abituati a vederli litigare di continuo e punzecchiarsi negli eventi televisivi degli ultimi anni, ora dovete cambiare giudizio. Sono grandi amici infatti.

D’ora in poi la giornata procede in maniera parallela: è un susseguirsi di notizie e aggiornamenti dai due “campi di battaglia”. Il primo boato è per Ivey: Shaun Deeb sbaglia il timing e lo trova con due Assi. Questo Phil vola chipleader e quando mancano soli 6 giocatori da eliminare sembra ormai predestinato al braccialetto. L’altro Phil, Hellmuth, passa invece un momento non troppo felice. Sotto i colpi di Brandon Cantu deve lasciare la leadership: si comincia a pensare che un piazzamento, magari un podio, è comunque un grandissimo risultato per lui che non ha mai vinto eventi al di fuori di quelli di Hold’em. Ma il Razz è capace di favorire grandi rimonte: poche mani per essere di nuovo davanti a tutti quando sono solo in 5 a giocarsi la vittoria.

Ora qualcuno comincia persino a sussurrarlo: “Ma se vince?” “Eh, se vince è record: 12 braccialetti”. Conversazioni più lunghe sarebbero superflue.

Viaggiano anche a braccetto nel chipcount, i due Phil: loro che quando Moneymaker era ancora un contabile giocavano già per professione da tempo. Due che questo tipo di pressioni dovrebbero essere capaci di reggerle e sfruttarle a loro favore.

Ecco, in questo riesce forse meglio Ivey che Hellmuth: il suo ritmo porta buoni risultati. Forse però è anche il nome che lo aiuta. Sicuramente la sua poker face.

La Amazon Room si riempie sempre più: spalti pieni e assembramenti di appassionati che seguono gomito a gomito con giocatori professionisti quello che sembra essere l’ennesimo capolavoro di uno dei più forti del pianeta. Le luci blu conferiscono al tutto un fascino ancora più suggestivo.

Prossima fermata: il podio. Uno scherzo del destino li lascia entrambi in 3 giocatori quasi allo stesso momento. Ora è chiaro che comunque vada, sarà Hellmuth a finire più tardi il suo torneo. Ancora pù gente vuole vedere Ivey ed arriva in zona. Hellmuth invece sta a guardare: altri fanno il lavoro “sporco” per lui e il sogno è sempre più vicino. Ma le dinamiche del Razz ancora una volta lasciano aperte tutte le possibilità: non è così automatica la leadership di Hellmuth, soprattutto in un gioco dove non ha una padronanza tale da permettergli un buon controllo. E si vede anche: in alcune mani sembra un po’ spaesato, ma riesce a limitare i danni.

La situazione si sblocca: Ivey è in heads up e con un buon vantaggio sull’avversario, Andy Frankenberger. Sembra veramente questione di minuti per il trionfo del Tiger Woods del poker (anche se probabilmente sarebbe meglio chiamare Tiger Woods “il Phil Ivey del golf”, dopo le vicende degli ultimi anni). Il primo match point fallisce, e qualcosa cambia nel gioco del favorito.

Sembra non riuscire più a dimostrare quel controllo e quella sicurezza che lo contraddistingue ormai da un decennio.

La mano che sposta gli equilibri e fa vacillare la sicurezza di una sua vittoria accade poco dopo. Ivey spara due barrel su flop e turn in un piatto rilanciato. Al river tutti si aspettano il terzo proiettile ma invece arriva un check-behind. Frankenberger vince con K high e passa in vantaggio. Da qui Ivey non rimonterà più.

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Nel frattempo Hellmuth è sempre in 3-way, questa volta da chipleader. Parla e intrattiene il tavolo come al solito. Si vede che ci tiene davvero, più di ogni altra cosa.

Ma verso le 2 di notte è momento di verdetti: Phil Ivey è eliminato in seconda posizione. Il suo straight draw con 6-7 non si chiude e su A-4-5 è l’Asso di Frankenberger a trionfare. Ma non è la parte tecnica che interessa: mentre i pochi sostenitori di Andy quasi non ci credono e fioccano applausi per il vincitore, Ivey se ne va subito, esce di scena attraverso il mini-tunnel situato proprio in mezzo alle tribune. Credo che i progettisti avessero pensato a un uso diverso per quel tunnel….Invece diventa l’amaro passaggio di uscita per uno dei giocatori più forti del mondo che sa benissimo di aver buttato via un’occasione più unica che rara per vincere il suo nono braccialetto.

Purtroppo per Frankenberger, gli spettatori dell’heads up migrano tutti in branco verso la Pavillion Room. Per le foto di rito e la consegna del braccialetto si è dovuto accontentare del manipolo di tifosi al seguito.

Infatti da ora in poi il protagonista principale è Phil Hellmuth. Ma l’heads up non è una formalità. L’amico Matusow è in prima fila a sostenrlo, mentre la moglie Kathy con il figlio sedicenne si tiene in disparte in fondo alla platea. Hellmuth li cerca ogni tanto con lo sguardo nonostante sia di spalle: è un aiuto molto importante in momenti come questi, come ha sempre sostenuto.

Si continuano a fermare persone sotto al palco: tutti aspettano il momento storico. Ormai non si tratta più di tifare o simpatizzare per uno dei due giocatori in heads up. Tutti vogliono essere parte di qualcosa che rimarrà negli annali del poker mondiale. Anche perché, non ce ne voglia Don Zewin, nessuno tifa per lui….

La spettacolarità del No Limit si sente mancare in questi frangenti: pochissimi riescono a capire come evolvono le cose nelle mani giocate, quindi è necessario aspettare che uno dei due giocatori esulti oppure che il dealer assegni il piatto. Passa circa un’ora e Hellmuth ha finalmente accumulato un vantaggio tale che la prossima mano che Zewin vuole giocare lo costringerà a metterle tutte in mezzo.

Il momento è finalmente arrivato: Zewin ha finito le chips e le carte vengono date ai giocatori in rapida sequenza. Per la settima la consuetudine vuole che venga data coperta anche in queste situazioni.

Hellmuth è in attesa: solo una semplicissima carta coperta lo divide dal dodicesimo braccialetto e dall’immortalità pokeristica. 

Don Zewin allarga le braccia in segno di resa: Hellmuth realizza di aver vinto e si lascia andare in urlo di gioia fortissimo. Tutti si voltano e lo cercano sul palco. Non lo vedono perchè Phil si è buttato per terra, trattenendo a stento le lacrime. Il primo a raggiungerlo è Matusow, che non smette di abbracciarlo. Tutti applaudono sinceramente: nonostante possa risultare a tratti insopportabile in alcune situazioni, non c’è un vero odio verso di lui e il mondo del poker non può che essere contento di questo straordinario risultato.

Stranamente cala un silenzio irreale: Hellmuth si aggira intorno al tavolo, probabilmente ancora incredulo per l’impresa, e la moglie e il figlio lo raggiungono. Poi parte lo show: Hellmuth prende il microfono e ringrazia tutti per circa 5 minuti, parlando e scherzando col tournament director e con gli amici-colleghi tra il pubblico.

Fotografie a non finire e interviste di rito chiudono questa incredibile giornata di poker qui alle World Series: anche il nostro Max Pescatori ha l’onore di festeggiare personalmente con il recordman di braccialetti. La gente non se ne va subito: vuole assaporare fino in fondo questo momento storico, anche per poter dire magari un giorno “Io c’ero quando Helmutt vinse il 12esimo braccialetto”.

Ora come ora è un record difficilmente avvicinabile, con migliaia di persone in gioco tutti gli anni anche nelle diverse varianti, chissà quanto dovremo aspettare per vedere qualcuno che arrivi a insediare “The Poker Brat”….

NdR: Rubo il titolo di questo articolo a Massimiliano “Visdiabuli” Martinez. E’ stato lui infatti a dire “Domani tutti metteranno come titolo “The Phils’ Night” ” mentre osservava con noi l’heads up finale.

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