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il 3 Lug 2012

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WSOP 2012 – Intervista ESCLUSIVA a Gus Hansen: “Ho giocato male!”

WSOP 2012 – Intervista ESCLUSIVA a Gus Hansen: “Ho giocato male!”

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Gus Hansen ha tanta voglia di parlare. Di non ripensare al gioco. E’ uscito dal Big One for One Drop malamente. E ora cammina avanti e indietro per i corridoi del Rio. Tra una foto con i fan e un’intervista. Quella con Italiapokerclub. “Vieni, vieni, che ti racconto io qualcosa di interessante. Come? Non sai come sono uscito? Tu non ti preoccupare, dammi il microfono che ti spiego tutto. Ho giocato un poker orrendo in questo day2, non potrei dire nulla di diverso.

Ho fatto call quando dovevo fare raise, ho rilanciato quando dovevo passare, ho foldato quando dovevo chiamare. Insomma, non ne ho azzeccata una. Era uno di quei giorni in cui quando dici nero è bianco e viceversa” racconta con trasparente sincerità the Big Dane concedendosi qualche battuta a sfondo sportivo. “Ah, sei italiano. Allora se io ti parlo di come ho giocato oggi, tu mi parli della finale di ieri”.

Lasciamo perdere, Gus. E partiamo dall’inizio.

“Vuoi la versione lunga o quella corta?”

Scegli tu. Io sto intervistando Gus Hansen e ho tempo. Fretta zero.

“Allora andiamo con quella lunga. Mi volevo iscrivere a questo torneo pagandomi il buy in da un milione di dollari, ma le iscrizioni erano già congelate per raggiunto cap quando sono venuto qui al Rio per provvedere. L’unica possibilità che avevo per giocare, allora, era quella di tentare il mega-satellite da 25.000 dollari di buy in programmato sabato qui al Rio. L’ho fatto e ho vinto il ticket. E allora domenica mi sono presentato ancor più a cuor leggero a questo torneo. Mi sentivo bene. Ero in fiducia. Rilassato al punto giusto”.

E poi?

“Nel day1 sono partito benissimo. Ho vinto alcuni piatti, sono salito oltre quota 6 milioni di chip ed ero assolutamente convinto di poter fare bene”.

Ma…

“Ma poi sono arrivato qui oggi per il day2, ed è stata tutta un’altra storia. Il buon poker che ho giocato domenica non mi apparteneva più. Non ho fatto altro che fare errori. Ed eccomi qua. Uscito 26esimo quando a soldi vanno solo in nove”.

Domanda retorica: hai sentito la pressione del buy in e dei soldi in palio?

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“Sinceramente no. Per me è stato un torneo come qualsiasi altro. E non perché mi sono qualificato. Io sono fatto così. Se l’avessi sentita te lo direi. Ma la risposta è no.

Magari eri un po’ arrugginito da un anno di sostanziale attività. Almeno a quel che risulta a noi, da dopo il Black Friday sei un po’ sparito.

“Effettivamente sì, ho giocato pochissimo a poker da allora. Diciamo che on line avrò fatto sì e no due sessioni nell’ultimo anno, mentre prima giocavo tantissimo, forse anche troppo. E allora mi sono dedicato di più alle partite live, ma anche in questo caso senza esagerare. Ho giocato l’Aussie Millions, in Australia, perché è un torneo che adoro e che coincide temporalmente con l’Australian Open ed io sono un grandissimo appassionato di tennis. Ho fatto un mese a Macao, ma giocando solo di tanto in tanto perché le partite high stakes che ci sono lì sono davvero high stakes. E quindi ho deciso di giocare un po’ per vedere se ero “confident” o no col livello. Sono andato bene e ho fatto del buon profit, ma non ho voluto esagerare. E poi per il resto ho giocato un po’ in Europa, per lo più a Montecarlo. Ma a conti fatti ho giocato proprio poco. Però non credo di essere arrivato arrugginito qui. Perché nell’ultimo anno ho giocato molto a backgammon, scacchi, insomma, a giochi che adoro e che ti tengono impegnata la mente. Il poker è un gioco di testa, non è uno sport dove se non ti alleni non rendi. Se continui a usare la testa, e io l’ho fatto, non perdi molto confidenza”.

Come hai trovato il field di questo torneo da un milione di dollari?

“Allora. C’era una selezione dei migliori giocatori del mondo, tutti fortissimi e che conoscete come Tom Dwan, Phil Ivey, Phil Hellmuth, Phil Galfond, alcuni pro tedeschi tostissimi, e via dicendo. E poi c’erano questi uomini d’affari che però in diversi casi di poker ne sanno. Vedi David Einhorn, uno che gioca bello solido ma che di tanto in tanto si sa inventare delle mosse. Insomma, non è che fosse proprio un field elementare”.

Se l’anno prossimo Guy Lalibertè dovesse riproporre l’iniziativa, ti ritroveremmo ai tavoli?

“Contaci. E non penso che potrei mai trovare una giornata nera come quella che ho trovato oggi”.

Sentiamo cosa ci racconta Gus davanti alle telecamere di ItaliaPokerTube!

httpv://www.youtube.com/watch?v=xysnCJMmTJ8

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