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il 19 Lug 2016

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Bob Brundige, malato di cancro, realizza un sogno grazie all’amico Charlie: gioca e va ITM nel Main WSOP

Bob Brundige, malato di cancro, realizza un sogno grazie all’amico Charlie: gioca e va ITM nel Main WSOP

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Noi tutti adoriamo il poker, perché è un gioco capace di regalarci storie incredibili.

Quella che vi stiamo per raccontare è forse una delle più belle di sempre. Prendetevi cinque minuti per leggerla con calma, perché merita.

Il Main Event delle WSOP 2016 ci ha appena fatto conoscere i nuovi November Nine ma noi facciamo un passo indietro.

Dovete sapere che tra i 1.011 premiati di questa edizione c’è un giocatore che ha fatto qualcosa di davvero speciale. Si chiama Robert Brundige, per gli amici Bob.

Questo 55enne del Maryland, padre di tre figli, non aveva mai piazzato una bandierina live in carriera e lo ha fatto proprio al Main WSOP, il torneo più importante al mondo.

La notizia è curiosa, ma noi vi stiamo parlando di Bob per il motivo che lo ha spinto a volare a Las Vegas… Bob purtroppo è malato di cancro. Le sue aspettative di vita, secondo i medici, vanno da un minimo di due mesi ad un massimo di un anno.

Quando si è presentato ai tavoli del Main Event, a Bob non interessavano i soldi e neanche la fama. Lui era lì per vivere un sogno, prima che fosse troppo tardi.

Tutta questa storia ha origine due anni fa, quando Bob ha cominciato a sentirsi male e a diventare debole. All’inizio non sapeva che fosse colpa del cancro.

Al portale PocketFives, Bob racconta: “Era il 14 febbraio 2014, giorno di San Valentino. Tornavo a casa da un viaggio di lavoro ed ero esausto. Non riuscivo a capire il perché.

Il lunedì mattina sono andato all’ospedale per dei test. Ci sono voluti due mesi per avere una diagnosi: mieloma multiplo.

È una forma di cancro del tessuto osseo che rende difficile la produzione di cellule di sangue. La cosa peggiore è che era avanzato fino a diventare un cancro mortale: la mielofibrosi“.

Nel mese di giugno del 2014 Bob sperava ancora di poter guarire, ma poi le cose si sono fatte tragicamente più chiare.

In Bob e nella sua famiglia è nato allora il desiderio di mettere le cose a posto e di stilare una lista con le cose da fare, prima che fosse troppo tardi.

Bob riguardo al poker dice: “Mi ha sempre affascinato il Main Event. Sono rimasto molto colpito dalle storie di Doyle Brunson e Chris Moneymaker.

In vita mia però avevo partecipato solo ad un paio di tornei senza andare a premio. Non ho mai pensato seriamente di giocare il Main WSOP nelle mie condizioni di salute“.

Quando il dottore ha dato a Bob pochi mesi di vita, alcune idee hanno cominciato a farsi più concrete. Bob nella sua lista dei desideri ha inserito poche cose ma precise:  portare la moglie in Europa, comprare una bella macchina… e giocare il Main Event.

Ha comprato una Pontiac GTP del 1967 e a settembre andrà in Europa, salute permettendo. Per quanto riguarda il Main, sembrava che Bob stesse per rinunciare…

Per fortuna ci ha pensato l’amico Charlie Weis a fargli cambiare idea. Su di lui Bob dice: “Mi ha seguito per tutta la malattia.

Io gli ho detto che non avevo intenzione di spendere 10.000$ per il poker perché sarebbero potuti servire in futuro a mia moglie e alla famiglia.

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A quel punto Charlie ha preso il controllo. Con l’approvazione del mio dottore, a inizio giugno ha comprato i biglietti per Las Vegas.

Mi ha mandato un messaggio con scritto ’10 luglio, Vegas baby’. Gli ho chiesto di cosa stesse parlando. Mi aveva già pagato tutto.

Da qui ha avuto inizio la favola pokeristica di Bob, sempre accompagnato dall’amico Charlie che ha vegliato su di lui per tutta la trasferta in quel di Vegas.

Sentite come è andata: “Nel Day 1 sono stato chip leader ad un certo punto con 204.000 chips. Tra il Day 1C e il Day 2C per fortuna c’era un giorno di pausa. L’ho sfruttato per riposarmi e rilassarmi in camera“.

 

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Di solito Bob a casa alle 21:00 è già a letto, ma ovviamente a Las Vegas i ritmi sono un po’ più frenetici e le giornate più lunghe.

L’amatore Bob Brundige è riuscito ad imbustare anche al Day 2 e lì sono cominciati i problemi fisici: “Mi facevano male tutte le ossa. Charlie però ha fatto di tutto per farmi stare meglio“.

Nel Day 3 al tavolo Bob ha raccontato la sua storia al tavolo all’avversario Chad Power, che ha dovuto trattenere le lacrime. Al tavolo l’atmosfera si è fatta piuttosto triste, mentre solitamente Bob portava sempre allegria tra i giocatori.

Ad un certo punto tra Bob e Chad  è avvenuto un incrocio di mani che avrebbe potuto estromettere Bob dal torneo prima della bolla.

Bob ha aperto preflop, Chad ha tribettato e Bob ha pushato. Chad ha ammesso al suo oppo: “Non voglio eliminarti, voglio che tu vada a premio“.

Bob però ha risposto: “Se vuoi farmi un favore, gioca normalmente, come se non conoscessi la mia storia“. Chad allora ha chiamato con coppia di 10 in mano.

Bob con A-A ha vinto il colpo, è riuscito ad andare ITM ed è arrivato addirittura fino al Day 4. Alla fine ha chiuso 674° incassando 17.232$.

In questo modo ha potuto spuntare una delle ultime cose che gli mancavano da fare nella sua personale lista. Il suo dottore ha detto chiaramente che se avesse aspettato ancora un anno forse il sogno pokeristico non si sarebbe mai potuto realizzare…

Dedichiamo un pensiero a Bob che ci lascia con queste parole: “Ho imparato molto sul gioco, su me stesso e sulle altre persone negli ultimi quattro giorni. Spero di poter vivere abbastanza a lungo per raccontare tutto questo a tante persone, è stata un’esperienza incredibile“.

 

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