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il 14 Apr 2011

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EMO vs. HERO: la battaglia delle emozioni

EMO vs. HERO: la battaglia delle emozioni

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Per ogni generazione che si avvicenda nella storia, nasce fra quegli adolescenti una moda e uno stile che impongono determinati comportamentali sociali e che si presenta dotata di caratteristiche culturali proprie. Al giorno d’oggi il fenomeno giovanile dominante è quello degli EMO, ragazzi e ragazze che pensano di essere gli unici capaci di provare la grandezza delle emozioni che la vita gli riserva.

Tuttavia, nonostante le convinzioni degli EMO, esiste un’altra categoria sociale che possiede una sensibilità per le emozioni superiore alla loro e che è in grado di provarle con un’intensità senza paragoni. E’ la categoria dei giocatori di poker online: gli HERO.

Dal seguente raffronto schematico e articolato in punti dei principali elementi delle due culture, apparirà evidente il perché nella battaglia delle emozioni il vincitore è l’HERO.

1. La sofferenza

Tutta la cultura EMO è caratterizzata da una condizione depressiva o di dolore in genere. I suoi appartenenti sono spesso prostrati da un senso d’insoddisfazione e d’inadeguatezza.

Niente in confronto alla sofferenza dell’HERO (A♠K♣) che dopo aver già urlato “VITTORIA!” di fronte al board A♥ 9♣ K♦ 9♠ 2♦, precipita nell’abisso della disperazione quando l’OPPO mostra 2♥ 2♣. E che dire dell’insoddisfazione che attanaglia l’anima dell’HERO quando in un MTT con premi fino al 78° classificato, egli esce dal torneo in 79ª posizione dopo oltre 5 ore di gioco?

2. L’autolesionismo

Questa situazione di profonda angoscia porta gli EMO, non di rado, a episodi autolesionistici finalizzati a tradurre la sofferenza psicologica in sofferenza fisica.

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Nessuno come l’HERO conosce l’autolesionismo. Come definire altrimenti le manate sferrate alla superficie del tavolo, che non di rado compromettono per giorni le funzionalità dell’arto, dopo che l’OPPO di turno ha chiuso certe combinazioni che in partenza avevano una probabilità negativa.

Inoltre, l’autolesionismo degli HERO colpisce sovente anche i suoi vicini più stretti. Non si contano, infatti, le mogli, i figli o i genitori degli HERO cui è inibita anche la semplice presenza fisica nelle vicinanze del computer poiché accusati di emanare degli influssi atti a condizionare negativamente lo sviluppo delle partite. Ciò, ovviamente, si ripercuote negativamente sulla qualità dei legami affettivi familiari.

3. Il linguaggio

Il linguaggio EMO rispecchia senza grosse differenze di sorta quello giovanile in genere, caratterizzato dall’utilizzo nella comunicazione scritta, della lettera “K” in luogo della lettera “C”

L’HERO utilizza invece un linguaggio con caratteristiche proprie che risulta di difficilissima interpretazione per chi non appartiene al mondo del poker. Si pensi a verbi come “tribettare, foldare, callare” oppure a intere espressioni che solo apparentemente utilizzano le parole della nostra lingua ma che ne stravolgono totalmente il significato, come ad esempio “mandare la vasca” oppure “andare ai resti”.

Quello di “pokerchiamauomo” è sicuramente un approccio alternativo e originale, come peraltro tutti gli studi di quest’autore, il cui blog, facilmente rintracciabile in rete, è punto di riferimento degli studi non convenzionali applicati al poker.

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