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il 24 Giu 2014

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Davide Nutarelli e il suo attuale dominio online: “Se andassi a Vegas farei di tutto meno che giocare a poker!”

Davide Nutarelli e il suo attuale dominio online: “Se andassi a Vegas farei di tutto meno che giocare a poker!”

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Chi conosce Davide ‘DJdaveEN’ Nutarelli, personaggio estroverso del poker nostrano, non faticherebbe a immaginarlo a Las Vegas, impegnato sì nelle WSOP, ma anche a ‘grindare’ i locali migliori al mondo, dato che la musica ce l’ha nel sangue.

Lui, invece, è nella sua Radicofani, piccolo comune nella campagna senese, a macinare soldi negli mtt online, sfruttando nel migliore dei modi l’assenza dei tanti regular, quasi tutti a godersi quello che succede a Sin City. E’ accaduto così che, nell’arco di due weekend, Davide abbia vinto prima il Sunday High Roller su PokerStars poi, appena ieri, il Deep Sunday Master, major del circuito Active Games. Due cosette, insomma, da oltre 17.000€ di profit.

Ancora frastornati dal successo di Davide Suriano, abbiamo contattato Davide Nutarelli e lo abbiamo ‘stuzzicato’ su varie tematiche, anche sulle World Series of Poker mancate

IPC: Vincere aiuta a vincere: quanto ha influito il successo della scorsa settimana per vincere il Deep Sunday Master?

Davide Nutarelli: Molto. Il poker e’ gioco molto basato sulla fiducia in sé stessi, se sei ‘confident’ stai meglio mentalmente, prendi decisioni in modo più lucido e determinato e il tuo gioco ne risente, senza dubbio, positivamente.

IPC: In questi weekend i regular rimasti in Italia pare stiano dominando l’online: è un caso oppure il fatto che buona parte della concorrenza sia alle Wsop è vantaggioso per chi è qua?

D.N.: Di sicuro male non fa che 20/30 regular siano a Las Vegas. Ne influisce un po’ il payout che risulta di conseguenza più basso, ma è anche vero che c’è un livello leggermente più soft, quindi le cose tendono a compensarsi.

IPC: A proposito di Wsop: non ti viene voglia, dopo aver dimostrato tanto online, di provare a conquistare un braccialetto? Non ti attira quell’atmosfera?

D.N.: Probabilmente per come sono fatto, se andassi a Las Vegas, farei di tutto meno che giocare a poker. Ci sono talmente tanti locali con ospiti internazionali ogni sera che ci sguazzerei. Nonostante questo, devo dire che, ovviamente, il braccialetto è il traguardo più ambito per un giocatore, ma, come detto in altre interviste, coltivo altre cose oltre il poker e stare un mese fuori implicherebbe dover rinunciare a molte di queste. Ora sto organizzando eventi musicali nella mia zona e mi dispiacerebbe distruggere, dunque, quello che sto creando. Chissà, magari il prossimo anno…

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IPC: Road to one million: come sta andando quest’anno? Ti sei fatto un’idea di quando potresti arrivarci?

D.N.: Quest’anno sta andando abbastanza bene. Spero di arrivarci per fine anno, anche se ci vorrebbe qualche ‘shottata’ per darmi un aiutino. Vedremo, sarebbe un bel traguardo. Sul ‘.it’ ho una certa continuità come da molti anni ormai, il field è un po’ più duro ma non abbastanza da impensierirmi, mi adatto bene infatti a ogni situazione e avversario. Quello che mi preoccupa di più, piuttosto, sono i payout dei tornei: sono scesi notevolmente e soprattutto d’estate è un vero e proprio disastro. Spero tanto nella creazione di un mercato unico con Spagna e Portogallo, perché sarebbe una cosa che darebbe grande ossigeno al mercato del poker e lo rilancerebbe.

IPC: Differenze tra high roller e major ‘normali’: spieghi ai lettori se questi tornei li affronti in modo diverso tra loro?

D.N.: Beh, di sicuro le differenze sono che nel ‘major’ troverai un field di giocatori più inesperti e occasionali, grazie anche ai molti satelliti presenti nei palinsesti. Gli high roller hanno, di norma, un field più duro, composto da molti ‘reg’ del circuito: certamente non sono tornei +EV per un occasionale, anche se non dovrei dirlo. Preferisco comunque gli high roller, in quanto il field non mi preoccupa, mi trovo molto bene, infatti, con struttura e payout sostanzioso in rapporto con gli iscritti. Credo di aver vinto tantissimi high roller da quando sono stati portati a 250 euro di buy-in.

IPC: Cosa può portare, secondo te, la vittoria di Suriano al poker nostrano?

D.N.: Di sicuro porta visibilità mediatica, non solo nei canali del poker ma anche fuori. Ho visto ieri, appunto, un articolo sulla Gazzetta dello Sport: è un’ottima pubblicità per il movimento, pensa a quante persone estranee al mondo del poker apriranno il giornale e troveranno la faccia di quel simpaticone di Andria con il braccialetto e 335,000$ in mano. Potrebbero pensare di iscriversi a un sito di poker e provarci anche loro, è così che si acquistano nuovi player, pubblicizzando, mostrando il più possibile i lati positivi di questo gioco. Quelli negativi, perché ce ne sono e anche tanti, li incontreremo dentro di noi qualora decidessimo di affrontare un percorso professionistico.

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