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il 15 Lug 2020

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Costruire un bankroll con i freeroll senza depositare: il racconto di Marco Costa

Costruire un bankroll con i freeroll senza depositare: il racconto di Marco Costa

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A meno che non vogliate intraprendere il difficilissimo percorso da professionisti che approcciano il poker come un lavoro, ed è un percorso che riesce a una percentuale veramente esigua di chi lo tenta, le due carte sono anzitutto un divertimento.

Nelle varie poker room, però c’è la possibilità di mettere da parte un gruzzolo per giocare a poker a costo zero, almeno per chi ha costanza e volontà a sufficienza.

Costruire un bankroll con cui partecipare alle partite di poker a soldi veri è infatti possibile grazie ai freeroll: giocando i tornei a iscrizione gratuita, che mettono in palio un montepremi in denaro reale, il 33enne Marco Costa (foto in alto) è riuscito a costruire un capitale che gli ha poi permesso di giocare le partite a soldi reali.

Ecco il racconto del giocatore romano che oggi insegna matematica e fisica in uno dei licei più grandi della Capitale.

 

Gli inizi

“Ho cominciato a giocare a poker a soldi finti nel 2009 con un gruppo di amici miei e di mio fratello che mi introdusse nel mondo del poker alla texana. Fino ad allora conoscevo solamente il poker all’italiana. Dopo un po’ ci iscrivemmo su PokerStars, che all’epoca era la poker room più conosciuta in Italia. All’inizio giocavo a soldi finti ed ero veramente una pippa. Piano piano cominciai ad imparare le prime nozioni e le prime strategie e iniziai a giocare anche i freeroll. Al tempo ce ne erano tantissimi, almeno due tre al giorno, e avevano un montepremi garantito interessante, credo fossero 500€. Il payout era molto verticale: la maggior parte del montepremi andava al primo classificato”

E fu così che Marco, dopo aver sondato il terreno, iniziò a giocare più freeroll possibile, senza mai depositare un centesimo nel suo conto gioco:

“Al tempo non avevo molto da fare durante le giornate quindi partecipavo a più tornei gratuiti che potevo. Arrivavo spesso a premio anche perchè il livello di gioco era veramente infimo. Ne giocai davvero tanti, credo diverse centinaia. Dopo un po’ di tempo avevo tirato su un gruzzoletto di qualche decina di euro e decisi di provare il primo tavolo a soldi veri. Per la prima volta vedevo il simbolo dell’euro al tavolo: per me fu una emozione!”

 

L’approdo ai tavoli a soldi veri

“Cominciai a giocare i sit’n’go da 50 centesimi. Poi passai a quelli da un euro, da 3€, da 5€, da 10€ e arrivai a quelli da 20€. Cercavo di seguire un minimo le regole del bankroll giocando partite dall’importo non maggiore di un trentesimo rispetto al capitale di cui disponevo per giocare. Per dire, iniziai a giocare i sit’n’go da 10€ quando nel conto gioco avevo un capitale di 300€-350€. Nei primi tempi, quando giocavo i sit’n’go dal buy-in basso, continuavo comunque a giocare i freeroll. Fu così che pian piano il bankroll crebbe. Non ritirai mai: non avrebbe avuto sento cashouttare 50€ o 100€ per poi smettere di giocare magari a fronte di un periodo di run avversa”

Anche perchè il poker è comunque un gioco fatto di alti e di bassi e la curva di Marco non fu lineare:

“C’erano periodi in cui le cose andavano decisamente bene, altri invece per niente. Nel frattempo a fianco ai sit’n’go iniziai a giocare anche qualche torneo dove riportai qualche vincita. Poi il 2014 fu l’anno della svolta: vinsi un Mini-Night On Stars, investendo 15€ ne incassai 4.300€. E iniziai a introdurre il cash game tra i miei tavoli perchè era molto affascinante e potevi ricaricare quanto volevi”.

 

Il cash game, il tempo delle decisioni, il colpaccio

Anche nel nuovo terreno di gioco l’amore di Marco per la matematica gli permise di iniziare una ascesa che sembrava inarrestabile:

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“Iniziai dal NL10 perchè avevo il roll sufficiente e sempre seguendo le regole del bankroll scalai i livelli fino ad arrivare a giocare in pianta stabile il NL100. Feci anche qualche sondaggio al NL200. Quello fu il periodo di massime ambizioni personali con il poker. Nel frattempo davo ripetizioni di matematica e fisica. La matematica è la mia passione fin da quando ero bambino, me l’ha trasmesso mio padre. Nel 2014 presi la laurea magistrale con Lode. In quel momento dovetti decidere se dedicarmi subito all’insegnamento o se continuare a giocare a poker. Mi dissi che se non l’avessi fatto all’epoca non lo avrei potuto fare di certo quando sarei stato più in avanti con gli anni e iniziai a giocare abbastanza pesante NL100 e NL200 su quattro tavoli. Ho giocato bello spinto fino a che non vinsi il Main Event Micro Series dopo essermi qualificato con un satellite”

L’altro anno-chiave della parabola di Marco Costa, arrivato a intascare bei soldi senza aver mai depositato un centesimo su PokerStars, fu il 2019:

“L’anno scorso mi è arrivata la prima convocazione come professore di Liceo, adesso insegno matematica e fisica al Liceo Scientifico Edoardo Amaldi di roma, che è il più grande o comunque uno dei più grandi della capitale. Sempre l’anno scorso ho avuto un periodo di bad-run che ha un po’ smorzato l’entusiasmo. Dovendo lavorare, inoltre, il tempo a disposizione è diminuito. E avevo anche altri pensieri e altre cose per la testa”

 

Poker e scacchi, l’approccio americano e quello russo alla vita

Marco spiega che dall’anno scorso ha sposato l’approccio russo alla vita:

“Da bravo appassionato di matematica, oltre al poker amo gli scacchi e posso dire che esistono due modi di affrontare la vita: quello degli americani che giocano a poker e quello dei russi che giocano a scacchi. Nel primo caso si affrontano le cose in modo più rischioso, azzardato e passionale, affrontando le situazioni della vita in maniera un po’ impetuosa. L’approccio russo o ‘scacchistico’ invece calcola tutto, cerca di prevedere le mosse avversarie e non riconosce alcun ruolo alla fortuna. Per anni ho mantenuto l’approccio americano, dallo scorso anno invece mi sono spostato sul versante russo”

 

I consigli di Marco per chi vuole tentare la scalata dai freeroll

“Il consiglio che do a chi volesse cominciare o a chi ha già cominciato a giocare a poker è che bisogna mantenersi saldi e fermi e deve restare un gioco, a mio avviso il più bello di tutti. Nel momento in cui fai il passo successivo, ovvero nel momento in cui arrivi a interpretarlo come un lavoro, bisogna sempre tenere a mente che pochi vincono e tantissimi perdono. Se Dwan, Ivey e Negreanu vincono un milione di euro in due giorni, significa che ci sono altri giocatori che hanno perso quei soldi perchè il poker è un gioco a somma zero, se non ci fosse la rake. Alla fine bisogna decidere se interpretare il poker come un lavoro, si può fare ma bisogna avere la consapevolezza che ci sarà da penare sia di giorno che di notte, e che potrebbero verificarsi lunghi periodi in cui non racimoli nulla.”

 

Una nuova partenza?

“Fare il professore di matematica e fisica è sempre stato il mio sogno. Per questo ho preferito non dedicarmi più al poker come facevo un tempo. Adesso gioco ogni tanto, anche se la voglia sta tornando in modo dirompente. Ma l’anno scorso ho prelevato tutti i soldi che erano rimasti sul conto gioco. Non è escluso che ci riprovi, anche se di sicuro non potrà più essere come era un tempo. Ho un lavoro che mi piace e mi gratifica e ne approfitto per salutare gli alunni delle mie quattro classi al Liceo Amaldi, 1° F – 2° C – 2° F – 3° DL”

 

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