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il 3 Apr 2006

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Intervista a Robert Binelli

Intervista a Robert Binelli

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Robert Binelli

Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere di incontrare Robert Binelli, uno dei giocatori italiani più rappresentativi ed esperti. Gli abbiamo presentato una breve intervista cogliendo l’occasione, così come era doveroso fare, per ascoltare l’opinione di un grande giocatore sui temi che riguardano il gioco del poker ed in particolare la vita del giocatore professionista.

L’esordio di Binelli in merito è molto chiaro: “Essere considerato un giocatore professionista è semplice. E’ sufficiente smettere di lavorare e dedicarsi interamente al poker!” e sorride.
Ovviamente si tratta di una provocazione che suggerisce una riflessione ben più sostanziale. “In molti si possono definire professionisti”, continua Robert, “ma non tutti poi lo sono veramente. Nessuno di noi può sapere se un presunto professionista è effettivamente in attivo e se riesce a trarre profitto dal gioco in maniera costante.”

Tutti noi speravamo di conoscere il segreto del successo pokeristico ma il buon Robert ci riporta con i piedi per terra: “La vita del giocatore professionista è molto difficile, occorre equilibrio e una buona dose di saggezza. Il mondo del poker è un mondo dalle facili illusioni. Il buon giocatore deve soprattutto sapere quali sono i propri limiti, nel senso che ognuno deve essere conscio di quale può essere la specialità di gioco più adatta alle proprie caratteristiche.”

Lo stesso Robert si definisce un giocatore maggiormente predisposto al gioco live piuttosto che al gioco on-line. Ci confessa: “Anch’io ho giocato molto on-line con buon successo ma sicuramente mi sento più predisposto al contatto con gli avversari. Amo studiare i loro comportamenti, il loro gioco, la loro psicologia. Questo è l’aspetto del gioco dove più ho successo. Il gioco on-line è in parte differente, richiede caratteristiche diverse, ed alcune di queste non sono, diciamo così, le mie caratteristiche più spiccate”. L’equilibrio e l’umiltà di Robert danno un senso ancora più profondo alle sue parole: “E’ solamente da qualche anno che posso dire di considerare il poker come una professione. Ho avuto un lungo periodo, con lunghe pause, nel quale ho cercato di capire se il texas potesse rappresentare per così dire un lavoro in tutti i sensi. Ho deciso di intraprendere questa strada, sicuramente impegnativa“.

Tornando alle attitudini al gioco ci spiega: “Mi definisco essenzialmente un giocatore da toreo, pur non disdegnando il cash-game, soprattutto nel texas no-limit. Da qualche anno ho cominciato a dedicarmi con assiduità al circuito dei maggiori tornei europei ed internazionali. La mia recente partecipazione alle Word Series Of Poker è stata sicuramente positiva (350° su 5.700). Diciamo che ho scelto, per così dire, la mia strada pokeristica. Almeno per il momento“. Sorride.

Robert, alla fine della lunga chiaccherata, ci concede una breve intervista, che riportiamo fedelmente:

Quando hai giocato la tua prima partita a poker?
Sarà stato circa il 1993/94.

Perchè e quando hai deciso di fare il professionista?
Diciamo che fin dall’inizio mi piaceva molto l’idea di fare il professionista e mi allettava la vita del giocatore, però andavo sempre netto! Dopo vari tentativi lasciai completamente il gioco, e ci tornai solo nel 2001. Da questo punto direi di essere professionista.

Cosa facevi prima di diventare professionista?
Varie cose, ma principalmente l’autista.

Quante ore al giorno dedichi al poker?
Dipende, ci sono settimane molto intense quando posso giocare 12-14 ore al giorno, ma fuori di questi periodi cerco di giocare poco o niente, forse 6-7 ore ogni tanto.

Qual’e’ stato il tuo “percorso pokeristico”?
La mia strada non è stata, diciamo così, tipica. Come dicevo ho lasciato completamente il poker per circa 3 anni, senza mai pensare che ci sarei tornato. Dopo questa pausa mi è capitato di tornare nel mondo del poker e mi sono trovato molto meglio, perchè nel frattempo ero cresciuto molto (non fisicamente!) Per avere successo a questo gioco bisogna essere pronti, e con questo voglio dire che bisogna conoscere bene sia la vita, sia se stessi, sia il carattere dell’uomo.

Qual’e’ la tua specialita’ preferita? Giochi meglio tornei o cash-game?
Io mi considero sopratutto un torneista (dal vivo anzichè online). Nel corso di un anno posso giocare forse 6 tornei grandi (più di €1500 di buy-in), 20 medi e 60 piccoli (sotto i €300). Nel cash game posso vincere anche bene, ma spesso mi manca la disciplina che la specialità di gioco necessita, comunque è sempre un’ottima fonte di guadagno.

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Dove preferisci giocare? Live o on-line?
>Quando imparai a giocare c’era soltanto il gioco live, e per conseguenza sono molto meglio dal vivo che online. Il gioco online è molto interessante ma richiede delle abilità diverse, che non tutti possiedono, e viceversa. Ritengo molto importante riconoscere quali sono le proprie abilità e di giocare in base a queste, non in base a qualche illusione che ci passa per la testa.

Ci racconti un aneddoto sulla tua vita da giocatore?
Vienna 2003, l’inizio del main event, un texas NL €1000. Il giocatore prima di me fa raise, io faccio un reraise pesante con KK, tutti passano e questo giocatore fa all-in. Poi si alza e va in bagno. Io, molto turbato e parecchio confuso da questo comportamento, decido di seguirlo per forse capire meglio se mio avversario tiene AA. Capisco ben poco in bagno perchè torniamo dopo un minuto e decido di passare la mano. Errore clamoroso!

Che ruolo ha, secondo te, la fortuna nel gioco?
E’ una componente molto presente che bisogna capire bene ma non sopravvalutare. Alla lunga incide poco su chi vince e chi perde. Secondo me il discorso fortuna è un punto debole nel carattere italiano. Il poker non è un gioco d’azzardo o di fortuna, è un gioco di personalità e abilità, però possiamo dire che la fortuna in qulache modo esiste per non dare certezza a nessuno, per creare umiltà, in un certo senso.

Hai mai avuto, nella tua carriera di giocatore, un momento difficile?
Non uno, ma tanti. Che nessuno si illuda, questa è una vita difficilissima. Ci si deve abituare agli stress mentali, ed anche agli stress finanziari!

Qual’e’ il risultato più prestigioso che hai conseguito?
Onestamente non posso dire di aver ottenuto un risultato prestigiosissimo, ma quest’anno a las vegas nel WSOP $10.000 sono arrivato 350esimo. Per me è stato un buon risultato.

Qual’e’ stato il torneo, tra i tanti giocati, che ricordi piu’ volentieri, e per quale motivo?
Quando arrivai secondo nel torneo €500 a barcellona 2004, per una vincita di €20.000. Non solo per la vincita, ma perchè sono partito 34esimo di riserva e sono finito testa a testa con Marcel Luske.

Quali sono i tuoi progetti nell’immediato futuro?
Sto pensando di fare una piccola pausa per cercare di svillupare un’idea, con delle applicazioni interessanti al gioco. Si vedrà….

Quale futuro vedi per il poker in Europa, ed in particolare in Italia?
Vedo sicuramente un futuro in continua espansione ed una crescita del gioco in tutta europa. Adesso con trasmissioni di grandi tornei in TV l’interesse si molteplica. In italia continuera il gioco su internet finchè qualche coraggioso non deciderà di affrontare i problemi legali connessi al gioco “live”.

Cosa consiglieresti ad un principiante che si affaccia al texas?
Di cominciare con piccoli passi. Il gioco sembra molto piu facile di quello che è in realtà. Gioca in base al tuo bankroll, non cercare di correre prima di conoscere le basi. Serve ovviamente un po’ di abilità per cominciare, ma sicuramente serve anche molta applicazione e disciplina.

Dove ti si puo’ trovare con maggiore probabilita’ “on-line”?
Non gioco spesso on-line, ma ultimamente sto giocando su Betfair, come “checkm8”.

Ci consigli una lettura in tema?
“Ace on the River” di Barry Greenstein.

Desideriamo pubblicamente ringraziare Robert Binelli per la disponibilità dimostrata. Speriamo di trarre, noi tutti, il massimo profitto dai suoi consigli.
E speriamo anche di non incontrarlo al tavolo!! 🙂

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