Alioto Day – record azzurro di Final Table alle WSOP!!

Ore 13 calma piatta, il titolo di un film thriller di qualche anno fa. Ore 13 calma piatta in casa Sisal, quando compare Dario Alioto: “Chi mi accompagna ragazzi?”

Dario è un amico oltre che un campione. Immediata arriva la mia replica: “Quando vuoi andiamo!”. Venti minuti dopo inizia il viaggio dalla villa al Rio. Sono 14 i superstiti del Mixed Event da 2.500$ che, fatalità, scatta alle 14. Il tavolo finale non è più un miraggio e Dario appare quanto mai concentrato e determinato a centrare un altro risultato di prestigio.
Arriviamo in sala puntuali e la situazione è la seguente:

Il torneo di Seven Card Razz da 2.500$ è al Day 2 con 118 contendenti in gara e sono Pescatori, Minieri e Lisandro a farci sperare. Pescatori prende un brutto colpo e salta.

Minieri accarezza la zona premi prima del malore di “Miami” John Cernuto che blocca il torneo e fa temere il peggio. Alla ripresa deve cedere pure lui, passando le consegne all’oriundo Jeff Lisandro, italo-australiano che non parla nemmeno la nostra lingua. Jeff chiude con la leadership e va a caccia della tripletta in questa edizione WSOP.

Aprono i battenti anche il World Championship Pot Limit Hold’em da $10,000 (275 iscritti) con Riccardo Rinaldi e Marco Traniello tra i pretendenti e l’ Omaha Hi/Lo Limit da 2.500$ a cui partecipano tra i 424 iscritti Fabio Coppola, Max Pescatori, Simone Rossi, Marco Wegher, Max Lupi e Dario Minieri che entra al volo subito dopo l’eliminazione dal Razz.

Minieri e Juanda

In entrambi i tornei le emozioni sono alterne. Traniello esce, mentre Rinaldi prova a tenere per il day 2.
Dario Minieri rimane corto e poi scompare dai nostri occhi, rimanendo un mistero per i più.
Marco Wegher non si espone, ma pure la sorte fa altrettanto, riservando solo amarezze e una conclusione ingloriosa e prematura.
Simone Rossi incrementa lentamente ma progressivamente e Fabio Coppola non è da meno.
Max Pescatori crolla a 1.500, prima di vincere un paio di piatti, risalire a 3.000, raddoppiare e prendere addirittura il largo nel finale di giornata, piazzando le zampate decisive per raggiungere le 30.000 chip. Alla fine passano il taglio al Day 2 in 216.

In tutto questo l’ungherese Peter Traply, il giustiziere di Andrea Benelli (ITM), vince il torneo di No Limit Hold’em Shootout da 5.000$, sommerso da un tifo da stadio di un nutrito gruppo di amici.

Esco dalla realtà per provare a sognare nuovamente e trovo Dario Alioto che con le unghie raggiunge il suo quinto tavolo finale alle WSOP, un record condiviso col “veterano” Max Pescatori.
Lo stack di Dario non è più rassicurante, ma il tifo e le speranze fanno battere i cuori. Non è solo Paola a seguire con occhi intensi il percorso del palermitano che, ahinoi, si conclude “sull’ottava strada” nel corso del livello di Seven Card Stud con una doppia contro il set di Turner. La delusione pervade gli animi per qualche attimo, ma poi arrivano i complimenti per un altro risultato di prestigio per il capitano di Sisal.

Per la cronaca alla fine vince Jerrod Ankenman su Sergey Altbregin.
Non rimane che legare la saccoccia al bastone e avviarsi verso il letto con il ricordo dell’adrenalina vissuta con Alioto e l’incredibile atmosfera creatasi in sala durante una premiazione con l’inno americano. Non avevo mai visto una sala di poker enorme fermarsi, alzarsi dai tavoli mano sul petto e ascoltare l’inno. L’America è anche questo…

Matteo Viola