Flamingo

Chi non ha sognato almeno una volta di mollare tutto e partire per andare a vivere in un posto lontano? Chi vuole la perfezione del Giappone, chi vuole i misteri dell’Africa, chi le tentazioni dei Carabi, chi le emozioni di Las Vegas.
C’è un signore che ha scelto il Nevada 25 anni fa, si chiama Flaminio e mi viene presentato da Cristiano Blanco.

“Mo sei di Bologna…?”.Ci mette un attimo questo simpatico cinquantottenne ferrarese a capire che provengo dal capoluogo della sua regione e mi accoglie con un bel sorriso e una vigorosa stretta di mano.

Arrivato a “Sin city” per passare una bella vacanza non l’ha più lasciata, complice il destino e il suo fiuto per gli affari. “Al tempo per farti aprire delle attività banche e finanziarie ti coprivano di soldi, se eri bravo in poco tempo diventavi un uomo ricco. Vi chiedete in Italia perché è arrivata la grande crisi dei mercati statunitensi? Semplicissimo: la bolla è scoppiata!”. Non è, purtroppo, quella che ti porta a premio, ma quella che ti porta alla rovina, tanta gente ha preso crediti ma non è stata in stata in grado di restituirli, ed è andata come è andata. E’ andata bene, invece, a Flaminio, da tutti conosciuto come “Flamingo”, perché qui fanno fatica a pronunciare correttamente il suo nome. Ha aperto locali, gestendoli ottimamente, che sono diventati punto d’incontro dei più forti giocatori di Texas hold’em al mondo.
“Abbiamo passato mille serate con Jennifer Harmann, suo marito Marco Traniello, Max Pescatori e tanti altri a farci qualche sit and go: con il tempo sono divenuto piuttosto bravo e non è un caso che in queste World Series tu mi veda spesso al tavolo”.

E’ proprio durante la pausa del torneo di Omaha Hi-Low che Flaminio mi invita a cena per regalarmi un paio di aneddoti. “A casa ho il campo da tennis e stiamo organizzando una grande partita tra Patrick Antonius e Gus Hansen: credo che metteranno sul piatto, da veri gambler, cifre esorbitanti!”.
A proposito di tennis “Flamingo” ha una figlia di 11 anni che si allena alla scuola di Agassi, nativo proprio di Las Vegas, e pare essere un talento assoluto. “A nove anni rifilava già 6-0/ 6-0/ 6-0 a Max Pescatori, che pure con la racchetta in mano non se la cava male. Ora è tra le più forti dello Stato e batte colleghe di età più elevata, se diventerà professionista giocherà per l’Italia: spero sia la nuova Flavia Pennetta, e, se possibile, pure meglio!”.
Un’ora in sua compagnia è volata, deve sedersi di nuovo al tavolo: io addento frettolosamente l’ultimo pezzo di ottima T bone steak e gli faccio un sincero in bocca al lupo. Lo vedo faccia a faccia con i grandi campioni e non mi sembra un automa anonimo come alcuni di loro, piuttosto un uomo gaudente e in gamba che era partito per divertirsi, ha avuto l’occasione di fare fortuna e l’ha colta.

Jack Bonora