Omaha hi-lo limit, il bluff non paga: Coppola solo quarto

LAS VEGAS – “Col sette, mi ha chiamato col sette: ma come diavolo ha potuto?”. Fabio Coppola non riesce a farsene una ragione. Uscire in quarta posizione al primo tavolo finale Wsop della carriera, quando già puoi vedere il braccialetto appoggiato lì sul tavolo, fa male di suo.
Ma dover lasciare il torneo perché pizzicati in bluff da un avversario che ha una mano assolutamente marginale è pure peggio. La chiamata di Derek Raymond con A7KT, quella che è costata il torneo al riminese d’origine napoletana che ora risiede a Las Vegas, non è stata né geniale, né folle, si intenda: su board J75 J Q – dopo aver seguito preflop e al flop le puntate in posizione dell’azzurro, e essere uscito d’acchito in bluff al turn per fare la parte del fante, non creduto da Coppola che sperava comunque nella possibilità di chiudere la mano low con A34K – al river ci sta la chiamata con doppia coppia viste la dimensione del piatto e la possibilità che l’italiano avesse, come effettivamente aveva, solo un forte progetto low in mano. In un torneo limit, com’era questo 2.500$ omaha hi-lo, bluffare d’altronde è molto difficile. “Un altro giocatore avrebbe anche potuto buttar via le carte, quel ragazzo però no” ha commentato a caldo, poco dopo l’eliminazione di Coppola, Max Pescatori.

Il pirata di Gioco Digitale ha seguito minuto per minuto il tavolo finale del torneo, tifando e dispensando preziosi consigli all’amico Fabio.
Con lui anche Dario Minieri, Andrea Benelli, Flaminio Malaguti, Cristiano Blanco, Valter Farina. Insomma, tutta l’Italia del poker presente in questo lembo di terra strappato al deserto, che per un giorno si è fermata per dare supporto a Coppola, sperando in un titolo che invece non è arrivato.
Perfino Claudio Rinaldi, pure impegnato nel day1 del 1.500£ pot limit omaha hi-lo, chiuso a 25.000 gettoni ad un passo dalla zona premi (90 giocatori in con 72 pagati), ha trovato tempo durante le pause di sedere sulle tribune del final table.
D’altronde a un certo punto Coppola, poco dopo la pausa cena, aveva anche dato la netta impressione di potercela fare, salendo con una bella chiamata a un soffio dal milione in chip. Poi però gli è mancato qualcosa – fortuna, un pizzico di capacità di gestione dello stack e delle situazioni, forse un po’ di entrambe le cose – per riuscire nell’impresa, portata poi a termine da Derek Raymond, vincitore del titolo nell’evento 46.
Nell’evento 45, il campionato del mondo di pot limit hold’em da 10.000 dollari, a trionfare è stato John Kabbaj, che ha regolato in un heads up tra giocatori di pedigree il russo Kirill Gerasimov.

Rudy Gaddo