Tu chiamale, se vuoi, emozioni.

Un ‘ora e trenta minuti di pausa e Flaminio Malaguti, italiano a caccia del Braccialetto, si alza dal tavolo finale per correre a mangiare: vuole quasi nascondersi dagli amici con cui condivide ogni serata. Questa non è una come le altre, sta giocando per salire sul gradino più alto del podio, per sentire l’inno nazionale, per rappresentare l’Italia che ha abbandonato 25 anni fa, ma che resta la sua patria. La sua partner americana, giovane e bella mi dice: “Hei Jack, Flaminio is at the barbecue, let’s go”. E, infatti, andiamo, a gustare dell’ottima carne.

Gli dico che vorrei fargli un’intervista ma in realtà mi accorgo che esce qualcosa di diverso, mi sento di dire di migliore. Raccolgo emozioni e ve le trasmetto: le emozioni di un uomo che ha lasciato un Paese, ha fatto fortuna e che vuole un titolo che sa tanto di ennesimo traguardo raggiunto. La prima cosa che noto è il numero smodato di telefonate che riceve: a volte risponde in inglese a volte in italiano.

Mi sembra che tanti abbiano voglia di salire sul carro del vincitore ( preventivamente ), poi le comparo con quelle che gli ho visto ricevere nei giorni scorsi e mi rendo conto, invece, che la differenza è contenuta: penso che la gente gli voglia davvero bene. Il tempo di ordinare la solita Ribeye steak e iniziamo subito a dibattere di scaramanzia: per Flaminio ha un suo peso e le parole degli amici dette da un metro entrano nelle orecchie e, purtroppo, se la mano non va come si vorrebbe, rimangono.

Chiede alla sua Marina e, indirettamente, ai suoi fraterni amici, di lasciarlo giocare il suo poker, senza commenti: non è più tempo di battute, ma solo di analisi tecniche, di call, di raise e di fold. I suoi “ragazzi” li vuole tutti al fianco a fare il tifo per lui, anche se sa che, umanamente, vorrebbero essere al posto suo: ma quale giocatore di poker non vorrebbe esserci….

Mentre mangiamo è più teso del solito, percepisco che non gli interessano i 200000 dollari, ma l’unica cosa che non può comprare: la vittoria. Il tempo è volato, ci incamminiamo verso il tavolo per il lunghissimo corridoio, che necessita di dieci minuti per essere percorso: “Che ne dici di entrare un po’ sul tecnico?”. “Ho preso varie bad beat, è il terzo giorno su tre che mi succede, ma poi sono sempre stato capace di riequilibrare la situazione: anche in questa sessione ho portato a casa i tre piatti prima della pausa e mi sono rimesso in careggiata. Qui ti seguono con tutto, ma io non ho paura di nessuno, non gioco per un piazzamento ma per il braccialetto: mentre gli altri pensano ai soldi io posso guardare ad altro”.

Mi chiedo come questo atteggiamento influirà sulla condotta di gara e credo che Flaminio saprà girarla a proprio favore. E’ un uomo che si è abituato presto a lottare e presto ha imparato a vincere, avrei voluto pagare il conto, una volta tanto, ma lui mi ha liquidato così: “Quando avrai i miei soldi pagherai tu!”. Aspetta pure….

Jack Bonora