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il 2 Mag 2011

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La Nascita del Poker Online – Capitolo I

La Nascita del Poker Online – Capitolo I

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Il fenomeno del poker online è diventato ben più di una moda o del gioco del anno, i giocatori professionisti e l’indotto che orbita attorno a questo settore stanno facendo muovere investimenti e studi in questa direzione tanto da far diventare il poker online una vera e propria scienza e come tale anch’essa ha avuto una evoluzione. Ecco come è nato il poker online!

Il sito che ha fatto da pioniere per il poker online è stato di certo Planet Poker anche se, qui e li per il web, si potevano trovare altri siti che prima di Planet Poker facevano soldi tramite il poker. Russell “Dutch” Boyd, vincitore di due braccialetti WSOP, è stato uno dei primi giocatori a specializzarsi nel gioco online e già dalla fine 1997 lui ed altri grindavano su una piattaforma offerta da una certa 2AM Games che offriva già la possibilità di giocare nella variante Texas Hold’em.

Ma prima che si iniziasse a giocare con i denaro vero il gioco del poker era già molto praticato online. La piattaforma che certamente godeva delle migliori menti del poker online in quel periodo era IRC (Internet Relay Chat). IRC Poker è nata nel 1995 dalle mani di un brillante programmatore che creò un programma che faceva da dealer per il gioco virtuale con un interfaccia che era ben diversa dalle attuali. Tutto compariva sotto forma di testo (carte, puntate,…) e anche i giocatori per eseguire le loro azioni utilizzavano delle stringhe. Il programma memorizzava anche i risultati dei giocatori che quindi avevano un vero e proprio bankroll virtuale. Ogni giocatore iniziava con 1000 punti e nel caso in cui fosse andato rotto poteva ricaricarne 1000 una volta al giorno. IRC Poker riscosse grande successo sia per il gioco in se, sia per la modalità che sicuramente premiava anche allora chi meglio sapesse gestire il proprio bankroll oltre ad esprimere il miglior gioco. La piattaforma per stimolare la competizione decise di rendere pubblici i valori del bankroll dei giocatori, la mossa si rivelò azzeccata e molti players iniziarono a giocare ore ed ore per scalare le classifiche a caccia del primo posto.

Con il passare del tempo le chips in gioco erano sempre di più tanto da spingere i programmatori del gioco ad offrire l’opportunità di giocare a livelli più alti dell’ iniziale 5-10 Limit Hold’em, in questo cambiamento venne introdotto anche il gioco No-Limit ma per accedere a questi tavoli bisognava avere almeno 2000 chips. I giocatori più forti preferivano decisamente questa variante ma adesso se si andava rotti bisognava per forza ripassare dai tavoli limit che vennero denominati “holdem hell”. Chiaramente adesso ripartire da 1000 chips era diventato molto più frustrante e la voglia di perlomeno riuscire a conservare il proprio bankroll fece alzare notevolmente il livello di gioco.

D’altronde i giocatori che utilizzavano IRC avevano sicuramente delle buone competenze di base per istallare e navigare con IRC software oltre a giocare ore ed ore senza alcun ritorno economico ma con la sola voglia di scalare le classifiche, spendevano molto tempo anche sulla chat di IRC per discutere le loro mani. IRC Poker era dunque riuscito in pieno nel suo obbiettivo di creare una comunità di appassionati che giocavano per puro divertimento, ma presto le cose sarebbero cambiate.

Nel web arrivò 2AM Poker che come IRC dava agli utenti 1000 playchips per poter giocare ma questa volta quando un giocatore raggiungeva quota 1.000.000 di chips riceveva un premio di $100 dollari. Dutch Boyd e molti altri giocatori fiutarono l’occasione e riuscirono a costruirsi un vero e proprio bankroll, ad esempio, prima che 2AM restrinse la possibilità di vincere il bonus ad una sola volta, Boyd aveva già messo da parte $1000. Chiaramente questa limitazione tagliò fuori i migliori giocatori che presto avrebbero trovato una nuova strada.

Il 1 Gennaio 1998 Planet Poker fece il suo debutto offrendo la possibilità di giocare su un solo tavolo $3/$6 Limit Hold’em. Nonostante i posti da riempire sulla room fossero solo 10 il gioco spesso era shorthanded e per vedere azione anche di notte è dovuta passare anche buona parte di febbraio.

Planet Poker fece discutere non poco la comunità del poker online che in quel periodo si incontrava su rec.gambling.poker, quello che poi sarebbe diventato il forum 2+2. In molti guardavano con diffidenza la room, i post sulla legittimità del deal era decine, forse centinaia, le teorie erano molte del tipo che gli short stack non perdevano mai gli all-in, i colori venivano chiusi più del 50% delle volte ed addirittura alcuni dicevano che dopo aver effettuato un prelievo non sono riusciti più a vincere oltre all’ancora attuale dei flop truccati per stimolare l’azione.

La gestione Planet Poker era preoccupata circa l’ opinione del pubblico. Avevano capito fin dall’inizio che la fiducia e la sicurezza sarebbero stati elementi vitali per il successo di qualsiasi impresa di poker online. Tuttavia non riuscirono a fare molto per il miglioramento della propria immagine fino a che non decise di assumere quello che si puù definire il primo giocatore sponsorizzato del poker online, Mike Caro.

Conosciuto nell’ ambiente del gioco d’azzardo come “Mad Genius of Poker”, Mike era molto rispettato ai tempi. Mike mise in ballo la sua reputazione garantendo la legalità del gioco ed anche se il web continuava ad impazzare di teorie sulla legittimità del gioco, centinaia di giocatori iniziarono a grindare sui tavoli di Planet Poker.

Nel tentativo di dimostrare la legittimità del gioco ai sui clienti, Planet Poker decise di pubblicare l’algoritmo che utilizzava per il mescolamento delle carte in modo dimostrare che quello che accadeva sul sito era assolutamente paragonabile a quello che accadeva realmente nelle sale da gioco, ma questa non si rivelò una buona idea.Infatti non ci volle molto perché Planet Poker ricevesse una comunicazione da un gruppo di ricercatori che affermava di aver crackato il generatore di numeri casuali del software.

Il team di programmatori si resero conto che il loro algoritmo generava solamente 200.000 delle 52! (2^226) ottenibili con un mazzo di carte del mescolato in maniera del tutto casuale. I ricercatori elaborarono un programma che in funzione delle carte del flop e delle proprie carte riusciva a prevedere turn e river oltre che le carte degli avversari, tutto questo con affidabilità prossima al 100%.

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Incredibilmente, il team rese pubblici i propri risultati, piuttosto che sfruttare la scoperta a scopo di lucro (forse anche per il poco volume di soldi che girava sul sito). La gestione di Planet Poker fece tutto il possibile per rimediare a quanto accaduto utilizzando in primis un algoritmo decisamente più sicuro ma ogni sforzo si rivelò vano. La reputazione era rovinata e nulla riuscì a ridar fiducia ai giocatori.

La caduta di Planet Poker spianò la strada ad altri site che corsero per accaparrarsi la grande fetta di mercato che si era appena liberata. Tra i vari concorrenti che di certo spiccava era Paradise Poker. Già rivale di Planet Poker , Paradise ebbe il vantaggio di trarre esperienza dagli errori fatti da Planet e in più offriva un software molto più stabile rispetto a quello al quale i giocatori di Planet erano abituati.

La grande fortuna di Paradise Poker arrivò quando la società scelse come partner sul web il famosissimo motore di ricerca Google, l’accordo tra le società consisteva nel classico pagamento in funzione del numero di click e questo fece si che, fino a quando la legge permetteva di pubblicizzare i siti di gioco online, chiunque usasse la parola poker nella ricerca trovava nella barra laterale il collegamento con Paradise Poker.

Tuttavia il declino per Planet Poker non fu istantaneo. Dal 1998 al 2001 entrambi i siti hanno goduto di un periodo di grande prosperità grazie sia alla domanda sempre crescente di giocatori con liste d’attesa che spesso erano dell’ ordine di 30 persone sia al continuo incremento dei livelli di gioco che nell’ ultimo periodo portò le due room ad offrire in la possibilità di giocare il Limit Holdem $20/$40.

Il successo delle cardroom di cui sopra portò Dutch Boyd ad aspirare ad obbiettivi ben più grandi delle poche migliaia di dollari di bankroll tant’è che nell’ agosto 2000 annunciò l’apertura, in società con il fratello, di una innovativa pokeroom che sarebbe stata la prima ad offrire la possibilità di poter giocare tornei MMT. Facendo leva sull’ assenza di tassa d’iscrizione e sfruttando lo status “beta” del software, Boyd iniziò da subito a far giocare sulla room mentre i programmatori ancora stavano risolvendo i non pochi bug del programma.

Duch aveva lanciato PokerSpot con un investimento minimo di 80 mila dollari racimolati tra amici e familiari. Inutile dire che la cifra fosse decisamente irrisoria per la realizzazione del progetto a cui ambivano ed i risultati non lasciarono scanso ad equivoci. PokerSpot funzionava come ci si aspetterebbe da un sito programmato per hobby da un ventenne, il software andava frequentemente in crash ed il personale di supporto era inaffidabile e difficilmente reperibile.

I problemi maggiori tuttavia non furono legati alla pessima stabilità del programma sulla quale un giocatore può sorvolare, difficilmente però riesce a fare lo stesso se i problemi riguardano il denaro. Attirati dalla promessa di MTT, con iscrizione libera in un primo momento e poi con una quota di $15, i giocatori inizialmente avevano affollato il sito, ma molti ebbero notevoli ritardi nel riscuotere le vincite con periodi di attesa dell’ ordine di alcuni mesi e per di più molti giocatori al momento della riscossione hanno ricevuto indietro i loro assegni perché scoperti.

Duch provò a rassicurare gli utenti del sito soprattutto attraverso le discussioni presenti nei vari forum garantendo ad agnuno che avrebbe riavuto il proprio denaro anche se a quanto pare la versione che raccontava agli amici era tutt’altra. La versione che raccontava sui forum parlava di un problema con il processore del sito che gestiva i pagamenti con le carte di credito che avrebbe causato dei ritardi negli incassi dei soldi depositati su Pokerspot. Tuttavia, invece di sospendere l’attività per cercare di risolvere il problema, Duch decise di proseguire l’attività sperando che il tutto si risolvesse prima che i più si accorgessero dei disguido, suggerendo all’ assistenza clienti di fare in modo che i giocatori che avessero chiamato per problemi con i prelievi non sentissero la necessità di effettuare un repentino cashout preoccupati per le sorti del sito ma invece di esortarli nel continuare a giocare.

Chiaramente nessuno credette a questa versione e in pochissimo tempo PokerSpot fu sommerso dalle richieste di prelievo senza che il sito avesse i fondi per poter assolvere a quanto dovuto. Nella versione di Duch la storia continua con il mancato pagamento nei suoi confronti da parte del sito che gestiva i versamenti con le carte di credito che costrinse a sua volta l’imprenditore a lasciare circa 400.000 dollari di debiti nei confronti dei giocatori. Ovviamente tempo l’arrivo dell’ estate 2001 e Pokerspot fu costretto a chiudere i battenti.

La cattiva gestione si rivelò presto causa anche del fallimento di Planet Poker. Paradise Poker, oltre a raggiungere ottimi livelli di sicurezza, continuò costantemente ad aggiornare il proprio software offrendo funzionalità sempre nuove come le statistiche (dimensione media del piatto e percentuale di giocatori a vedere il flop) e la possibilità di giocare su due tavoli contemporaneamente, tutto questo gli permise di sottrarre sempre maggiori fette di mercato a Planet che seppur ha continuato ad offrire il servizio fino al marzo 2007, già nell’ agosto 2001 faceva registrare valori di traffico notevolmente ridotti.

Nonostante la cattiva pubblicità di PokerSpot e Planet Poker il poker online era ancora in piena espansione. I giocatori continuarono a versare denaro nel mercato e decine di nuove imprese aprirono le loro porte virtuali tra le quali tre, fondate nell’ estate 2001, avrebbero contribuito al cambiamento ma soprattutto allo sviluppo del settore. I loro nomi? Party Poker, PokerStars, e Ultimate Bet.

 

 

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