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il 2 Ago 2012

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Il gioco di Dosi – Presentazione del primo libro di Fabrizio Dosi “Il gioco della Sedia”

Il gioco di Dosi – Presentazione del primo libro di Fabrizio Dosi “Il gioco della Sedia”

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Ho avuto la fortuna, la possibilità e il piacere qualche tempo fa, di presentare a Imola (in provincia di Bologna) un libro di un amico. Che sia finita a fiumi di birra potete immaginarlo. Che sia stata una delle presentazioni più interessanti a cui abbia assistito invece ve lo devo raccontare. Il libro si intitola “Il Gioco della Sedia” e l’autore è un volto ed un nome che nel poker in tanti hanno imparato a conoscere. Quello di Fabrizio Dosi.

Se vi è capitato di leggere qualche suo messaggio su Facebook, già saprete quante emozioni, quanta storia, quanta vita vera trasmettano le sue parole. E così anche questo libro non è da meno, prendendo la “scusa” del poker come filo narrativo per raccontare le vicende in un alter ego non troppo nascosto di Fabrizio, descrivendo più le emozioni vissute nei momenti fuori dal tavolo verde piuttosto che le giocate che lo hanno reso un poker player per lungo tempo.

Forse per questo mi è piaciuto particolarmente, perchè ci e si racconta senza veli, senza filtri, senza paura (delle sue paure). E il fatto che questo libro sia uscito proprio in un momento così particolare della sua vita, dove il poker è solo atteso così come il futuro della sua vita, non è solo frutto del caso. Per gli scrittori, così come per i pokeristi, c’è un momento in cui non possiamo fare altro che scrivere o giocare. Ed un altro in cui dobbiamo necessariamente fermarci per guardare ciò che abbiamo fatto.

Fabrizio, come recita il sottotitolo del libro, è oggi il primo giorno del resto della tua vita?

Oggi è il primo giorno, del primo libro, nella mia prima città. Ci sono un po’ troppi “primo” perchè questo giorno sia un giorno come un altro. Ho scritto questo libro “Il gioco della sedia” che per me è stato davvero come un gioco. Non a caso i miei autori preferiti sono Bukowski o Dostojevski tutti giocatori comunque. Quindi il gioco doveva per forza esserci. Nasce in un periodo di pausa dal poker, un periodo in cui ero arrivato ad una soglia di stress molto, molto alta. A volte ce ne dimentichiamo, ma fare un lavoro che ti porta a compiere scelte ogni minuto, ogni secondo, che possono anche se non cambiare la tua vita di certo portarti a un livello di stress eccessivo. Quindi il gioco della sedia è nato proprio dal mio bisogno di scrivere, di raccontare una storia attraverso un personaggio magari a volte anche paradossale, ma parlo comunque di me stesso e la scrittura è diventata in quel momento della mia vita un modo, non tanto per essere capito ma per essere ascoltato. Il momento in cui stai tutto il giorno con 10 tavoli online aperti, non capisci la realtà dove vada a finire, perchè fondamentalmente ti alieni e scrivere era il mio modo di tornare verso gli altri e ritrovare quello che avevo perso di vista. Quello che pensavo, quello che realmente volevo.

Il gioco della sedia nasce anche da FB perchè era lì che appuntavo le mie note e comunque c’era un riscontro emotivo da parte di chi mi leggeva, questo è stato uno stimolo sicuramente importante. Mi ha portato anche a capire che le sole note non potevano essere un libro e quindi la necessità di creare anche una struttura narrativa che legasse il tutto.

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All’interno del Gioco della sedia, naturalmente non poteva non esserci il poker, perchè di quello ho vissuto, ho mangiato e ho respirato. Ho sentito sulla mia pelle il poker, e su quella della gente con cui ho parlato e che grazie al poker ho conosciuto. A partire dallo scontro con i genitori che non volevano io facessi quello. Il poker è un’attività che mi ha impegnato a 360°, 24 ore al giorno per tre anni, ed è un gioco talmente emotivo che non può lasciarti indifferente. Anche se lo lasci le emozioni ti mancheranno sempre, e quello che ho capito è che è bello scrivere un libro, una grande soddisfazione per me, però quelle emozioni al tavolo rimangono una parte importante e la voglia di tornare a giocare ci sarà sempre.

[Ascolta un’audio lettura di Andrea Busi de “Il gioco della sedia“]

Il poker è spesso visto dall’esterno come un mondo ovattato, di gambler che se la godono sperperando soldi e godendosi la vita. Ma sappiamo bene come questo sia spesso lontano dal vero. Quanto sei riuscito a far passare questo messaggio nel tuo libro?

Si, nello scrivere il libro e nel decidere di inserire il poker all’interno, dalla mia parte di autore c’è stata la domanda “Come farmi capire” anche da chi non conosce questo gioco. La risposta che mi sono dato è che chiaramente non potevo parlargli di mani giocate, non posso parlargli di tecnica perchè fondamentalmente non gli interesserà mai nulla di tutto questo. Posso però cercare di fargli capire il gioco attraverso le mie emozioni, quello che ho provato. Attraverso qualcosa che in alcuni punti per loro potrà sembrare arabo perchè usiamo termini come raise, check, allin o altri che non hanno nemmeno mai sentito. Ma attraverso la semplice descrizione di un emozione che può essere una frase, posso magari essere capito e far capire che dietro c’è tutto un mondo che nessuno si immagina. Perchè comunque lo stereotipo del giocatore come giocatore d’azzardo è ancora molto forte nella nostra società, non siamo ancora pronti a livello culturale come dimostrano le leggi stesse, che fanno del giocatore di poker un signor nessuno. Ed è una domanda che ci siamo fatti tutti. Io in fondo sto facendo una professione, però non posso fare un mutuo, non posso pagare a rate, non posso detrarre le mie spese. Non è la mia prima intenzione ma chissà mai che anche questo libro faccia capire meglio come questo possa essere un lavoro a tutti gli effetti con tanti pregi e tanti difetti.

 

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