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il 5 Giu 2014

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Quando una carta distrugge un sogno: il mono-out river che ha condannato Mittelman al quinto posto WSOP

Quando una carta distrugge un sogno: il mono-out river che ha condannato Mittelman al quinto posto WSOP

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Per i quinti classificati non c’è troppo onore. Neanche se si è stati bravi, fortunati e testardi nel conquistare un final table al campionato del mondo.

Niel Mittelman, onesto ‘operaio’ del poker live statunitense con 365,000 dollari racimolati in carriera tra Wsop e tornei minori giocati in America, ha avuto questa notte di fronte a sé l’occasione della vita e la sorte gli ha girato le spalle proprio quando un river, per lui maledetto e per Sowers benedetto, lo ha allontanato definitivamente dal braccialetto del 6-max da 1,500$, poi andato al polso di Justin Bonomo.

Andiamo alla cronaca, che per una volta possiamo definire ‘dolorosa’ a ragion veduta. Siamo cinque left e si sta giocando la 41° mano del tavolo finale. Mittleman apre a 45.000 chips e viene 3-bettato da Sowers, che si trova sullo small blind, fino a 135,000. Mittleman non ci sta e va in 4-bet a 265,000, Sowers non molla e decide di chiamare.

Il flop è bello per Niel, con Q-Q si sente sicuro su 4 7 5 , possedendo anche una delle donne a cuori per un possibile redraw. Sowers checka fuori posizione, Mittelman punta 175,000 e Mike va in all-in con 9 9 , venendo chiamato velocemente da Niel con la sua overpair.

Il turn è un A di cuori e per la salvezza di Sowers nel mazzo rimane dunque solo un improbabile 9 di picche.

Il double-up, dunque, appare cosa fatta, ma gli dei del poker non la pensano allo stesso modo e si materializza quell’unica carta che costringe Mittelman alla più amara delle uscite. Un sogno infranto, tanti soldi persi e la certezza di rimanere nell’oblio, perché di occasioni così, per un ‘normale’ giocatore di poker, seppur professionista, ne capitano davvero poche nell’arco di una intera carriera.

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Abbiamo chiesto a Luca Moschitta, in procinto di partire proprio per Las Vegas, e ad Antonio ‘crazysalsero’ Graziano come avrebbero reagito di fronte a un river del genere.

Così il grinder campano, con una punta di ‘poeticità’ nello spiegare il proprio potenziale pensiero: “Sognerei quel 9 al river per un po’. Penserei che forse non sarò mai più così vicino a un braccialetto Wsop. Nel tempo, resterebbe la certezza di aver giocato lo spot al meglio e che quel colpo non mi avrebbe comunque assicurato nulla, se non un valore monetario maggiore. Ecco, mi vedrei ‘alleggerito’ di qualche migliaio di dollari che mi spettavano, ovvero sarebbe come assistere inerme a un incendio in cui il fuoco è alimentato dalle tue stesse banconote…”.

Luca Moschitta, da navigato grinder abituato a giocare migliaia di mani ogni giorno, la prende con filosofia e parte quindi da una disamina tecnica della mano in questione: “Proprio brutto il call alla 4-bet preflop di Sowers. Non conosco l’history, quindi non posso sbilanciarmi al 100%, ma Sowers mi pare abbia sbagliato tutto lo sbagliabile, tanto da rendere la bad beat ancora più amara per l’avversario. E’ sicuramente una di quelle mani, comunque, che ti ricordi a lungo. Fosse capitata a me, avrei avuto ancor più motivazione per vincere i tornei a venire, sicuramente però mi sarei preso 24/48 ore di break prima di sedermi nuovamente al tavolo. Qualcun altro, magari, si sarebbe ritirato dal poker (ride). E’ solo una questione di mindset personale, però rischi di rovinarti la vita a ricordare le volte nelle quali sei stato sfortunato piuttosto che quelle dove sei stato fortunato…”.

 

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