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il 11 Feb 2018

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Adrian Mateos senza paura: “Più spendo nel poker e più vinco. I tedeschi non sono imbattibili”

Adrian Mateos senza paura: “Più spendo nel poker e più vinco. I tedeschi non sono imbattibili”

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Lo hanno definito il Fedor Holz spagnolo e in effetti il soprannome ci sta tutto.

Adrian Mateos non ha ancora compiuto 24 anni, eppure è già primo nella Money List spagnola con oltre 13 milioni di dollari incassati in tornei live.

Mateos, compagno di squadra del nostro Kanit nel team Winamax, è stato il più giovane vincitore della storia di tre braccialetti WSOP e un mese fa ha vinto il titolo di GPI Player of the Year del 2017, incassando la bellezza di 5 milioni nell’ultimo anno solare!

In alcuni recenti podcast ha parlato proprio di questo prestigioso risultato e della sua carriera straordinaria. Sentite cosa dice:

Diventare GPI Player of the Year era un mio obiettivo e sono riuscito a centrarlo. Negli ultimi mesi ho viaggiato molto per farcela.

Non saprei dire quale risultato della mia carriera mi rende più orgoglioso, è difficile. Ogni risultato mi ha permesso di fare sempre meglio. Sono stati tutti importanti per me.

Però sicuramente non posso dimenticare quando nel 2013 ho vinto 1.000.000€ al Main Event delle WSOP Europe. Quel milioncino mi ha permesso di farmi un bankroll importante, di viaggiare molto e di avere molta meno pressione.

Mi ricordo benissimo quel trionfo. Avevo compiuto 19 anni appena due mesi prima. Ero in mezzo a grandi nomi ma non avevo paura. Mi sentivo confident“.

Mateos ripercorre così i primi passi della sua straordinaria carriera pokeristica: “Ho iniziato a 16 anni. A 18 ho deciso di impegnarmi seriamente in un casinò locale e di vincere tanti soldi. L’inizio è stato vincente, così ho potuto trasferirmi a Londra e poi giocare tornei come l’EPT e le WSOP Europe.

 

 

Cercavo di imitare i giocatori spagnoli forti che frequentavano gli High Stakes. Poi per me è stato importante trasferirmi a Londra e vivere con altri giocatori, confrontarmi con loro.

Imparare l’inglese non è obbligatorio per diventare grandi giocatori, soprattutto se si grinda solo online. Tuttavia dal vivo l’inglese è utile per farsi amici, conoscere gente“.

Il giornalista Remko Rinkema gli ha chiesto di Carlos Mortensen, che fino a pochi mesi era era lo spagnolo n° della Money List:

Non conosco bene Mortensen, ho giocato contro di lui due o tre volte. Non tutti in Spagna lo conoscono ma gli appassionati di poker sì. Ha vissuto a lungo in America ma è spagnolo assolutamente. Uno dei miei obiettivi era di superarlo nella Money List del nostro Paese e ce l’ho fatta.

Mi piace pensare positivo, concentrarmi sui miei obiettivi e credere di poter battere tutti. Diventare lo spagnolo più vincente di sempre era un obiettivo difficile ma non impossibile. Oggi gioco più di Mortensen e quindi il sorpasso su di lui era solo questione di tempo“.

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Passiamo a parlare delle clamorose somme in ballo negli High Roller del live: “Non ho vinto ovviamente 5 milioni di dollari netti nel 2017, perché ho speso tanto in buy-in. Purtroppo non conosco i numeri precisi perché ho perso il mio database. Comunque, come dice Negreanu, un reg degli High Roller deve vincere almeno 3 milioni all’anno per essere in attivo. Nel giro degli High Roller ci sono sicuramente dei vincenti e dei perdenti, come altrove“.

Colpisce molto l’umiltà di Mateos, rimasto un ragazzo come tanti nonostante le cifre che si gioca continuamente: “La mia vita non è cambiata troppo dopo certe vincite. Giocare gli High Roller mi ha permesso di migliorare tantissimo e di giocare meglio negli altri eventi. Però ho sempre gli stessi amici di quando avevo 16 anni. Per loro è stato strano vedermi fare interviste e cose del genere. Ma sono sempre lo stesso, mi godo la vita e basta.

Certo, ho fatto tantissime interviste quando ho vinto il Main Event WSOPE e l’EPT. La mia carriera ispira molti giovani in Spagna e questo mi fa piacere“.

Mateos dice che le WSOP di Las Vegas non lo emozionano più come la prima volta: “Ma le amo ancora“. La sua grande passione per il poker è nata davanti a uno schermo: “Ho visto tantissimo poker in TV, ero un grande fan di certi programmi. Non ho però un giocatore specifico che mi piace seguire“.

Mateos dice che preferisce ancora i Main Event agli High Roller: “A parità di primo premio, preferisco vincere un Main per la struttura e la sensazione che ti dà arrivare in fondo a un grande torneo“.

Mateos torna anche su un braccialetto vinto questa estate: “Ho giocato nel 2017 il mio primo evento di Heads Up alle WSOP di Las Vegas e l’ho vinto. Ho battuto John Smith nella finalissima perché lo avevo studiato

 

 

Dopo tre braccialetti e tutto il resto, cosa resta da fare ora a Mateos? “Devo continuare a vincere, non voglio perdere la mia fame di vittorie. Ci sono tanti High Roller che tengono alta la motivazione. Proverò a vincere di nuovo il titolo di Player of the Year“.

Tornando sugli High Roller: “A me piace che ce ne siano tanti. Se spendo 3 o 4 milioni annuali in buy-in è meglio che spendere 2 milioni. Mi aspetto di vincere più soldi“.

Mateos parteciperà addirittura al prossimo Big One for One Drop delle WSOP: “Il CAP del One Drop è fissato a 48 giocatori. Io vorrei giocarlo ma non sono sicuro al 100% di partecipare. Non so ancora quante quote venderò. Dipende da come andranno i prossimi mesi. Comunque mi sento pronto, è la mia prima volta e sarà speciale.

Mi sento uno dei più forti del field ma ce ne sono anche altri. Per me è impossibile fare una classifica precisa dei giocatori più forti al mondo.

Se fossi un giocatore di FIFA avrei un valore di 95 o un 96. Non posso darmi 99. Devo migliorare ancora“. Mateos probabilmente non sa che anche il tedesco Sontheimer si è dato un 95, intendendo dire però che è il più forte al mondo.

Secondo me al mondo ci sono 5 giocatori al top e altri 5 o 6 subito dopo. I tedeschi sono i più forti ma non penso che il gap con gli altri sia incolmabile. Loro vincono molto perché sono un gruppo folto.

Io personalmente studio la GTO ma non la applico; è importante sapere come funziona anche se non mi piace metterla in pratica. Penso che il poker sia più complicato. Cerco di non fare errori e al tempo stesso di exploitare gli avversari. Bisogna sapere cosa pensano gli avversari per farlo. Diciamo che opto per una via di mezzo. Non sono un fan della GTO ma so come funziona“.

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