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il 30 Mag 2019

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David Peters confessa: sogno di essere il più vincente nella storia del poker

David Peters confessa: sogno di essere il più vincente nella storia del poker

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Certe volte, basta soltanto il nome. David Peters è sinonimo di garanzia, una sorta di assicurazione vincente. Difficilmente lo vedrai alzarsi a mani vuote da un torneo e nella maggior parte dei casi sono incassi pesanti per il player americano. Eppure non è un volto da copertina e nemmeno le vedrete stare sotto le luci della ribalta. Ragazzo affabile ma mai eccessivo nei comportamenti e soprattutto dotato di un’umiltà impressionante.

Questo una sorta di ritratto a grandi linee di David Peters. Ma sarebbe troppo poco, rispetto all’animo profondo di questo pacifico ragazzo di Toledo nell’Ohio. Appena 32 anni recita la sua carta d’identità, eppure è già al posto nell’All Time Money List del poker live, con vincite pari a 32.876.944 dollari lordi. Numeri pazzeschi, ma che certe volte sembrano non bastare per prendersi la ribalta del grande pubblico. Ma state tranquilli, prima o poi a livello di appeal salirà anche lui nella classifica dei gradimenti.

Quel che è certo, lo temono e non poco i suoi rivali. Un player di questo calibro, all’apparenza tranquillo ma che sa trasformarsi come uno squalo al tavolo, va temuto per forza. Negli ultimi anni David Peters ha scalato classifiche e livelli, ma non perde la testa. Anzi dimostra di essere ben ancorato nel mondo reale. “Fa veramente piacere quando le persone ti riconoscono, anche al di fuori di un casinò, spiega David. Significa che stai lavorando nella direzione giusta e la tua immagine è positiva agli occhi delle persone”. 

In molti, soprattutto chi c’era già all’epoca, lo paragonano ad un Erik Seidel degli anni ’80. Certo il gioco è evoluto, ma lo stile e la fame di successo sembrano gli stessi. “Non so come fosse realmente Erik 30 anni fa. Ma è pur sempre un privilegio essere accostato ad un campione di questo calibro. Però da una parte spero di essere più ricordato per quello che sono e meno per paragoni con altri giocatori. Anche se ripeto, Erik Seidel è monumento di questo gioco”. 

Insomma idee chiare, anche se lui ci tiene a precisare. “Ho vinto tanto nell’ultimo periodo e ovviamente la mia immagine di giocatore è cambiata molto in breve tempo. Ma io cerco di approcciarmi al gioco con la stessa sete di sapere del primo giorno. Altrimenti se ti senti appagato, rischi soltanto di cadere o di rallentare il tuo cammino ed è quello che non voglio“.

Ma quali sono realmente gli obiettivi di David Peters, si chiedono in molti. “Io in questo momento penso soltanto a dare il meglio di me stesso al tavolo. Cerco di imparare dagli errori, studio per aggiornare il mio gioco a quello che richiede il poker stesso e punto sempre al massimo. Quindi è quasi naturale, dopo aver raggiunto la top 5 dell’all time money list, provare a scalare la vetta e prendersi il primo posto. Non dico che sia facile o che posso riuscirci facilmente. Però tenterò per non avere rimpianti“.

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Alla faccia delle ambizioni verrebbe da pensare in un primo momento. Ma se poi andiamo a vedere quelle che sono le reali statistiche di David Peters negli ultimi anni, allora ci rendiamo conto che non si tratta di una missione impossibile. Nonostante Justin Bonomo sia al comando con quasi 45 milioni di dollari. “Credo di avere davanti ancora tanto tempo e sento stimoli importanti dentro di me. Non puoi giocare senza porti degli obiettivi. Un po’ come nella vita. Senza obiettivi si fa poca strada in qualsiasi campo lavorativo e io ho la fortuna di fare il lavoro che più amo“.

Le WSOP 2019 sono appena iniziate e David Peters sarà uno dei protagonisti e ribadisce quello che aveva già pronunciato Daniel Negreanu qualche mese fa. “I tornei high roller sono belli e competitivi, ma da una parte hanno creato una spaccatura con la base di giocatori che formano la maggioranza nel mondo del poker. In pratica da un lato siamo un manipolo di professionisti che si ballano cifre importanti e dall’altro lato ci sono giocatori con bankroll più piccoli o semplici amatori che giocano a livelli molto più bassi. Le WSOP ti danno la possibilità si di giocare eventi esclusivi, ma dall’altra ti stimolano ad avvicinarti alla gente comune nei tornei con buy-in popolari.

Per questo motivo credo che sia utile per noi professionisti giocare tutti gli eventi alle WSOP. Cerchi in pratica di rattoppare quella spaccatura che si è creata negli ultimi anni e ricrei quel sogno che ha permesso al poker di avere il suo boom: giocare al fianco del proprio idolo o del grande campione. Io amo molto sedermi anche in tornei con buy-in più bassi, parlare con le persone e a volte dare anche consigli. Solo così possiamo ridurre il gap, almeno nei rapporti“.

Un’analisi perfetta di David Peters che dimostra una grande lungimiranza. Sedendo però anche nei tornei più popolari scatta inevitabilmente la domanda sul POY WSOP 2019. “Ovviamente prendere parte a questi tornei ti permette di puntare poi al POY WSOP 2019. Che piaccia o meno, il meccanismo dei punteggi premia non solo chi fa più risultati, ma anche chi si getta di continuo nella mischia. E io quel benedetto POY voglio portarlo a casa”.

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