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il 18 Lug 2019

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Alex Livingston spiega l’incredibile fold con Q-Q al Tavolo Finale del Main Event WSOP

Alex Livingston spiega l’incredibile fold con Q-Q al Tavolo Finale del Main Event WSOP

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Alex Livingston è stato senza dubbio uno dei protagonisti del tavolo finale del main event WSOP 2019. Non solo per la terza piazza raggiunta dal canadese, ma anche per alcune giocate che hanno animato la battaglia per il titolo.

Fra queste c’è il discusso fold preflop con Q-Q. Uno spot particolare e che ha creato due partiti ben differenti sulla scelta di Livingstone: da una parte quelli che approvano la sua giocata, dall’altra chi invece ha sollevato critiche.

Sono mani che non troveranno mai un punto di incontro fra le opposte fazioni. Sicuramente fanno parlare molto e probabilmente la linea scelta dal canadese ha poi nei giorni seguenti dato i suoi frutti.

Così al termine del tavolo finale i colleghi di Poker Central hanno deciso di chiedere al professionista canadese i motivi che lo hanno condotto al fold preflop. Una domanda alla quale il terzo classificato non si è certo sottratto.

Solidità di Gates

Il poker non è soltanto matematica. E’ anche un gioco fatto di sensazioni certe volte. Diciamo che nella mia testa hanno pesato entrambi gli aspetti. Sicuramente anche la figura solida del mio avversario in quel momento ha fatto la differenza. Avevo circa 40 big blinds e con tre giocatori alle spalle nel count, di cui due con poco più di 20 big blinds. A sei left gli scalini si fanno altissimi e ho considerato anche l’aspetto monetario. Non un fattore qualsiasi“.

Il mio raise è stato abbastanza standard e da utg: già il call di Dario Sammartino mi aveva messo in allarme. Poteva essere una mano importante o meno la sua, ma avevo la sensazione che potesse trapparmi. La 3bet di Garry Gates ha alimentato i miei dubbi su questo spot. Per come aveva giocato l’americano e per quello che ha mostrato agli showdown, il range K-K o A-A poteva essere il più probabile“.

Molti miei amici mi hanno dato ragione. Poco importa se poi in realtà aveva coppia di 10. Sono convinto che nelle maggior parte delle occasioni ci possiamo trovare davanti a delle monster hand. E’ un fold che rifarei molte volte“.

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Insomma il canadese continua a essere convinto della sua scelta e non mostra alcun ripensamento.

40 big blind

Al momento della mano “incriminata” Alex Livingstone aveva circa 40 big blind. Uno stack non enorme ma neanche troppo esiguo. Con la struttura assai lenta del torneo si è comunque comodi e anche questo aspetto ha pesato:

40 big blind nel main event rappresentano un buon bottino, specie al tavolo finale. Ovvio che non ti pui sedere sugli allori, ma neanche giocare con l’ansia da short stack. Diciamo che sei nel limbo ideale per gestire la situazione”.

Non va dimenticato poi che c’erano tre avversari con stack inferiore al mio. Io ero terzo su sei players left. Perchè rischiare la permanenza o meno al tavolo finale quando ci sono altri giocatori che devono rischiare a loro volta? Mi sono chiesto se ne valeva la pena. Soprattutto ho pensato al regalo che avrei fatto agli short con la mia eliminazione. Insomma sarebbe stata la classica figura da pollo“.

Scalini importanti

I 40 big blind e la presenza di giocatori corti nel count si legano di conseguenza al fattore payout. Un fattore di cui non si può non tenere conto, soprattutto quando restano in lizza appena sei giocatori. In quel preciso istante tutti avevano almeno 1.8 milioni in tasca, contro gli oltre 2.2 milioni della quinta piazza. Si parla di uno scalino da mezzo milione di dollari, mica noccioline.

Il payout ha inciso a sua volta nella mia scelta. Come detto prima, per quale motivo dovevo regalare posizioni e soldi agli short? Certo Q-Q è una signora mano, ma in tutti questi anni ho imparato che non bisogna mai innamorarsi delle carte. Ho pensato al payout e al fatto che avrei potuto aspettare ancora a giocarmi l’allin. Credo di aver avuto ragione alla fine”.

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