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il 2 Ago 2019

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Quanti giocatori devono andare a premio in un torneo di poker? L’eterno dilemma

Quanti giocatori devono andare a premio in un torneo di poker? L’eterno dilemma

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Nel mondo del poker live, ma anche in quello del poker online, c’è da sempre un acceso dibattito per la zona “In the Money“. In molti si chiedono, in quanti realmente devono andare a premio. Meglio un numero basso di giocatori che raggiungono le ricompense in denaro, oppure una quota più alta di premiati? Insomma un eterno dibattito. Da qualunque parte lo si guardi, creerà sempre del malcontento.

Diciamo che rispetto al poker online, negli eventi live solitamente vanno “In the Money” circa il 10% dei paganti totali. Fanno eccezione le WSOP che da qualche anno hanno allargato il raggio d’azione al 15%. Chiaro che più la fetta dei premiati si allarga e meno corposi diventano i premi, soprattutto quelli inerenti alle prime eliminazioni dopo lo scoppio della bolla.

Molti giocatori nel corso degli anni, nei vari circuiti italiani e stranieri, hanno protestato per i payout troppo verticali: si tende a premiare eccessivamente le prime posizioni, a discapito dei primi “In the Money“, secondo il loro parere. Cifre definite irrisorie in certi casi, con le quali non si coprono tutte le spese del giocatore: Buyin, alloggio, vitto e viaggio.

La polemica nelle WSOPC

Il numero dei giocatori a premio, è dunque un’annosa discussione che nelle ultime ore ha preso quota con la decisione delle WSOPC, di alzare il numero dei premiati dal 10% al 15% del field.

Ricordiamo che il circuito americano delle WSOP Circuit è uno dei più longevi al mondo e si caratterizza per un tour veramente itinerante nei casinò a stelle e strisce (con una tappa anche in Canada) durante ogni stagione. Mediamente sono almeno 20 le prove annuali che culminano poi nel mese di agosto con la finalissima della stagione, mentre la new season prende forma.

Ad alzare il polverone in questo caso è stato Dan Lowery. Un nome che nel Vecchio Continente non dice molto forse, ma che al di la dell’Atlantico è una vera istituzione. Il player americano infatti ha collezionato qualcosa come nove anelli (ring che vanno alle dita di ogni singolo campione) e incassato oltre 1 milione di dollari in vincite.

Secondo il 9 volte campione alle WSOPC, con questa scelta si ammazzano letteralmente i payout. A suo avviso, la scelta inserire re-entry in ogni evento delle varie tappe ha già mortificato il gioco. Alzare la quota dei premiati diventa adesso la classica goccia che fa traboccare il vaso. In questo modo, main event a parte, gli altri eventi diventano poco utili dal punto di vista economico.

In pratica secondo Dan, in questi eventi collaterali, solo un podio permetterebbe di fare un buon segno + nel bilancio di ogni giocatore. Le altre posizioni rischierebbero di non bastare per colmare le spese annuali di un player. Il ragionamento di Lowery è ovviamente riferito ai giocatori professionisti che seguono ogni spostamento della carovana delle WSOPC.

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E il suo tweet ha trovato molti pareri favorevoli, tra cui quelli di giocatori come DJ MacKinnon , John Holley , John Richards e Chris Conrad (secondo giocatore per ITM nella storia del circuito con 105 piazzamenti). Non solo, ma sono emersi nuovi pareri sulle strutture dei tornei: sempre più chips e blinds più bassi (nel tempo), a discapito della tecnica.

La risposta di Caesars

Non poteva farsi attendere la risposta della società che gestisce il marchio WSOP e quindi anche WSOPC: Caesars. Ci pensa il vice presidente dell’area comunicazione Seth Palansky a rispondere al quesito. Nonostante si trovi in vacanza, dopo la maratona di oltre 50 giorni delle WSOP di Las Vegas, il numero 2 della società ci tiene a sottolineare alcuni aspetti fondamentali.

In primo luogo, le WSOP Circuit sono state create, pensate e strutturate per i giocatori ricreazionali. Il fatto stesso che il tour sia così itinerante, fa capire che si vuol raggiungere ogni possibile giocatore nel territorio americano. Non che le porte del circuito siano precluse ai professionisti. Anzi, ma la maggioranza dei players che affollano le WSOP Circuit è costituita da giocatori occasionali e a quelli deve guardare l’organizzazione.

In secondo luogo, sempre secondo Seth Palansky, le novità apportate non sono state decise dall’oggi al domani. Ma seguono un percorso preciso e indicato dagli stessi giocatori, oltre che dal mercato del poker live. Bisogna dunque rimanere al passo con i tempi, seguendo anche le indicazioni e i gusti dei players, cercando di accontentare un pò tutti.

Infine, Seth ricorda che le nuove strutture di gioco, i re-entry e le nuove soglie di ITM sono già in funzione nelle WSOP di Las Vegas da qualche anno con ottimi risultati. Anche nel caso delle World Series Of Poker, la maggioranza dei players è composta da non professionisti e la risposta oltre che ottima, è andata anche al di sopra delle aspettative stesse dell’azienda.

Insomma l’annoso dibattito si riaccende e ognuno cerca di difendere le proprie posizioni. E voi cosa ne pensate del numero di giocatori a premio? Che soglia vorreste “In the Money” nei tornei? Fateci sapere.

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