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il 20 Mar 2020

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I 5 big che hanno mancato il successo al final table del main event WSOP

I 5 big che hanno mancato il successo al final table del main event WSOP

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La storia del main event è zeppa di trionfi e di cadute. In mezzo a queste due sponde c’è un’altra sorta di girone dantesco, ovvero quei top player che pur centrando il tavolo finale del main event WSOP non sono riusciti a conquistare il gradino più alto del podio. Non si tratta certo di un fallimento, anzi. Allo stesso tempo i big che hanno provato ad indossare il bracciale hanno visto su di se tutte le luci della ribalta.

Insomma, almeno negli ultimi anni verrebbe da dire che il main event delle WSOP non è roba da top player. In pochissimi hanno conquistato il pass per l’atto finale e nessuno di essi ha poi messo al polso l’ambito bracciale. E prendiamo come periodo temporale, dall’introduzione dei november nine (2008) ad oggi. Sono 5 i grandi nomi che ci hanno provato e senza conquistare la vittoria.

1 – David Rheem

Il “Chino” è stato il primo big a diventare un November Nine. Siamo nel main event del 2008 alle WSOP e come detto per la prima volta si sperimenta il tavolo finale posticipato di 4 mesi, rispetto alla sua formazione. Fra i 9 giocatori che a luglio mettono in tasca il pass per l’atteso epilogo c’è anche David Rheem, già vincitore di alcuni titoli WPT e protagonista a sua volta anche al Rio.

La sua corsa però a novembre si chiuderà in settima piazza, dopo un inizio in salita e un finale ancora più amaro. Il primo Campione del Mondo “November Nine” sarà quindi “Peter Eastgate”, mentre “El Chino” si consola con un assegno da 1.769.714 dollari.

2 – Phil Ivey

Passano 12 mesi e nel main event WSOP 2009 spetta a Phil Ivey infiammare il tavolo finale. Da luglio a novembre è lui il protagonista più atteso nella discesa al bracciale. Le aspettative però non trovano conferme al momento della ripresa delle ostilità. Phil dopo una serie di alti e bassi sembra dominare con A-K, Darwin Moon.

Ma quest’ultimo con A-Q hitta una dama face card e ribalta la situazione. Moon decolla nel count e Phil Ivey saluta la compagnia al settimo posto con tanti rimpianti. Incassa 1.4 milioni di dollari, ma il final table perde un protagonista assai pesante. Moon dal canto suo finirà al secondo posto, battuto dallo scatenato Joe Cada.

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3 – Michael Mizrachi

Il 2010 è un anno speciale per noi italiani nel main event WSOP. Per la prima volta un giocatore azzurro approda all’epilogo e tutte le speranze vertono su Filippo Candio. Ma in generale i “November Nne” 2010 saranno ricordati come il più spettacolare dei tavoli finale. Da Duhamel (poi campione) a Cheong, passando per John Racener e fino a raggiungere Micheal Mizrachi.

“The Grinder” è ovviamente il finalista più atteso e il tifo è tutto dalla sua parte nel teatro dei sogni del “Rio”. Il percorso di Mizrachi si arena al quinto posto, con Filippo Candio eliminato poco dopo in quarta piazza. L’americano vede scorrere i titoli di coda quando sul flop Q-5-4 muove allin con Q-8 e Duhamel non fa sconti con A-A. Arrivano $2,332,992 a rendere meno amara l’eliminazione.

4 – J. C. Tran

Con la nostra macchina del tempo andiamo al main event WSOP 2013. Fra coloro che provano l’assalto allo scettro c’è anche JC Tran. Ci arriva da Chipleader, ma i quattro mesi di attesa molto probabilmente lo logorano a livello psicologico. Non accende mai la scintilla e soprattutto sembra uno spettatore non pagante al final table. Possiamo dirlo senza rischio di smentita che la sua prestazione è stata una delusione totale. Chiude al quinto posto per 2.1 milioni.

5 – Dario Sammartino

E infine arriviamo al 2019. Poche mesi fa le notti italiane diventarono di colpo accese grazie alle prestazioni Dario Sammartino. Terzo italiano a raggiungere il final table del main event WSOP, il partenopeo mette in piedi una colossale rimonta. Uno tsunami di emozioni che sembra riportare il poker italiano indietro di 10 anni.

Poi però in heads up la fiammella si spegne contro Hossein Ensan. Il tedesco, di origine turca, ribatte colpo su colpo alle giocate di Dario e dopo quasi tre ore di testa a testa stende l’azzurro volando al titolo di campione del mondo. Per noi italiani è un boccone amarissimo da mandare giù, al di la dell’immensa prestazione del campano. Secondo posto e 6 milioni di dollari per Dario Sammartino.

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