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il 23 Apr 2020

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WSOP 2006: dal record di Jamie Gold al primo braccialetto di Pescatori

WSOP 2006: dal record di Jamie Gold al primo braccialetto di Pescatori

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Le World Series of Poker del 2006 sono state a tutti gli effetti il punto record della storia del poker live mondiale. Dopo l’esplosione del gioco a livello di massa, la crescita nei numeri e nei montepremi dell’evento più importante del mondo tocca il pico più alto.

Un’edizione speciale anche nella location, visto che per la prima volta è stato il Casinò Rio ad ospitare i giochi (invece dello storico Binion’s). Ma è soprattutto per il primo premio più alto mai visto che verranno ricordate: dodici milioni di dollari di prima moneta.

Il Main Event dei record

Per la prima volta nella storia il montepremi del main event delle WSOP supera gli ottanta milioni di dollari (82,5 per l’esattezza), grazie a quello che è a tutt’oggi il record assoluto di presenze nel torneo più importante del mondo.

Furono 8.773 infatti a sedersi ai tavoli del Rio per aggiudicarsi il prestigioso braccialetto. E’ stato anche l’anno del grande boom delle piattaforme online, tutte indaffarate nelle migliori offerte per affiliare sempre più nuovi iscritti.

Anche per questo al Main Event furono in tantissimi i “fish” presenti che si erano qualificati tramite qualche torneo online. Era partita la corsa alla sponsorizzazione e anche i “professionisti” stavano cercando oltre alla vittoria di mettersi in mostra (una poker room aveva persino offerto un premio di 10 milioni di dollari extra per chi avesse vinto il torneo partendo da un suo torneo online).

Una scommessa quasi impossibile, non fosse che proprio Allen Cunningham (che di braccialetti ne aveva già quattro in quel momento) ci è andato dannatamente vicino partendo proprio da un torneo di qualificazione e finendo al quarto posto finale (consolato da 3,6 milioni di dollari di premio e dalla sponsorizzazione che sarebbe poi arrivata a breve).

Ma a vincere la cifra più alta del mondo fu invece un Jamie Gold (nomen omen?), che con un gioco abbastanza fuori dagli schermi e tantissima fortuna (impossibile vincere senza del resto), si portò a casa quei 12 milioni.

Personaggio strano Jamie, che non solo aveva promesso a Crispin Leyser metà delle sue vincite (certo non pensava a tanto, e sono finiti in mezzo anche gli avvocati per fare chiarezza tra i due), ma lo si è anche visto aggirarsi tra i tavoli con la sua “guardia del corpo” per gran parte del torneo.

Non solo, il suo nome (o meglio, i riferimenti a lui) è venuto fuori anche anni dopo nel libro di Molly Bloom che raccontava come molte delle sue vincite fossero state poi perse in quei tavoli “VIP” (leggete la vicenda di Molly se non la conoscete perchè è pazzesca!).

Va detto comunque che quel torneo Jamie Gold lo dominò in lungo e in largo. Il suo “rush” di carte è stato così incredibile che dal quarto giorno di gara è stato sempre al comando in chips. Cinque giorni in vetta a chiudere punti su punti, facendo letteralmente impazzire tutti ai suoi tavoli.

Il Final Table più bello di sempre

No, non ci stiamo riferendo a quello del Main Event questa volta, ma a quello che si è visto durante uno dei tornei più importanti di quella stagione: il torneo H.O.R.S.E. da 50 mila dollari di ingresso.

Il buyin più alto di sempre in quel momento, un high roller e per di più su uno dei giochi più tecnici che esista. Facile quindi aspettarsi un field di tutto rispetto, e visti i molti giochi “Limit” anche di età molto diversa.

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Non è un caso infatti se il final table mostra uno dei tavoli più belli di sempre, per certi versi forse anche irripetibile con quelle differenze di storia (pokeristica).

Chip Reese, Phil Ivey, Andy Bloch, Doyle Brunson, Patrik Antonius, Dewey Tomko, TJ Cloutier, David Singer, Jim Bechtel. Insomma tutte le scuole di poker possibili presenti per una sfida incredibile.

Alla fine la spunterà proprio Reese (partito anche da chipleader), dando una piccola lezione alla “new school” emergente delle varianti (l’head’s up con Phil Ivey è memorabile in effetti), ma gli spunti di questo finale sarebbero davvero molteplici.

Il braccialetto di Max Pescatori

Siamo partiti dal record di vincite di Gold, passando per il tavolo finale più bello di sempre, ma i motivi per ricordare queste WSOP 2006 ci sono anche per i colori azzurri.

Se il pioniere dei braccialeti italiani fu nel 1995 Valter Farina (in un torneo Limit Stud con 240 partecipanti), si può però dire che la prima vera vittoria del poker moderno fu proprio questa di Max Pescatori.

Siamo a un 2.500 dollari di buyin del classico Texas No Limit. E’ l’evento #13 e al tavolo sta per nascere (o meglio, consacrarsi) la leggenda del “Pirata Italiano”. Max Pescatori infatti era solito usare una bandana con il tricolore (e spesso anche la maglia azzurra della nazionale) ai tavoli, e come i grandi campioni del calcio, quella volta fu lui ad alzare la coppa. Pardon il braccialetto. Oltre a un assegno da circa 680 mila dollari che di certo stabilizzò il bankroll del grande pokerista italiano.

Phil Hellmuth prende la stella

Ma sono anche gli anni in cui i nuovi miti del tavolo verde si stanno prendendo la scena, sia per le vittorie sia per i media che stanno cominciando ad affollare i saloni del Rio come mai prima d’ora (divampano anche i vari blog e Forum di Poker che seguono per la prima volta in diretta l’evento).

Proprio in quell’anno uno dei personaggi più spettacolari e vincenti delle WSOP, si prende la briga di mettere al polso il suo Decimo braccialetto, Phil Hellmuth. E lo fa in un torneo pazzesco per la sua stessa formula: mille euro di buyin ma rebuy illimitati.

Si genera così un montepremi di tutto rispetto che farà incassare a “PokerBrat” oltre seicentomila dollari. Parte dei quali provenienti tutti da uno dei giocatori più conosciuti di sempre: Daniel Negreanu.

Pare infatti che proprio in quel torneo, il pro canadese abbia cercato in tutti i modi di portarsi a casa il braccialetto, a fronte di qualcosa come 48 rebuy! Morale della favola, non finì nemmeno a premio. E probabilmente il suo comportamento estremo spinse gli organizzatori a togliere tornei del genere dal palinsesto delle WSOP.

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