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il 11 Mar 2021

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I più grandi gambler della storia: Fedor Dostoevskij, lo scrittore amante del gambling

I più grandi gambler della storia: Fedor Dostoevskij, lo scrittore amante del gambling

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Se il gambling, per come lo conosciamo oggi, è una passione che accomuna milioni di giocatori nel mondo, il merito è anche di qualche storia ai limiti del leggendario, più o meno sfortunata.

Fra le tante, quella che è stata una vera e propria pietra miliare per i giocatori è stata quella di Fedor Dostoevskij: uno dei più grandi scrittori degli ultimi duecento anni, infatti, era un vero e proprio appassionato del gioco.

Oggi ripercorreremo l’incredibile (e triste) storia di questo artista russo.

Fedor, primo di sette fratelli

Fedor, nasce a Mosca nel 1821 da Michail Andreevič Dostoevskij e da Marija Fëdorovna Nečaeva. Quest’ultima in particolare proviene da una famiglia ricca e acculturata, per questo motivo Fedor avrà il privilegio di poter imparare a leggere e scrivere sin da piccolo.  La famiglia Dostoevskij sarà poi composta da altri sei figli, quattro sorelle e due fratelli.

Fedor, a livello educativo, dal 1834, è indirizzato in un convitto (una sorta di istituto privato) nel quale può crescere e studiare: i genitori lo indirizzano verso l’ingegneria, anche se la sua passione letteraria appare preponderante.

La repentina perdita dei genitori, attorno al 1839, lo getta nello sconforto: in poco tempo inizia a soffrire di epilessia e si rifugia nell’alcol. Neanche il servizio militare, pochi anni dopo, riesce a raddrizzarlo, nonostante la prospettiva di una carriera ben stipendiata.

E’ in questo periodo, definito dagli storici “di totale dissolutezza”, che viene a contatto col gioco, passione che diventerà una costante nella sua vita.

I primi romanzi

Lottando contro la povertà e la salute cagionevole,  Fedor inizia nel 1846  a scrivere i suoi primi libri: il primo titolo è “Povera gente”, ben accolto dalla critica letteraria moscovita.  Nello stesso anno, altre due produzioni: “Il sosia”  e  “Romanzo in nove lettere”. E l’inizio di una importante carriera nella letteratura, che lo porterà a diventare uno degli scrittori e filosofi più importanti della storia.

Le sue storie, però, analizzano continuamente aspetti oscuri della sua personalità, tanto che Fedor entra nelle simpatie di alcuni movimenti sovversivi, che prima ne sostengono la carriera letteraria, ma poi lo fanno incriminare nei panni di attivista.

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Lo zar Nicola I gli evita la fucilazione pochi minuti prima che questa avvenga, e la scampata morte per miracolo avrà due effetti principali: i toni fortemente drammatici degli altri suoi romanzi (come “l’Idiota” e “Delitto e Castigo”, in cui si schiera contro la pena di morte) e l’ulteriore passione per il gioco, hobby con il quale davvero riesce a non pensare alle difficoltà della vita.

Il giocatore

Scampato alla morte, quindi, Fedor si avvicina ancor di più al mondo del gambling. In particolare, a quello della roulette: se da un lato Dostoevskij aveva una delle peggiori gestioni del bankroll della storia del gioco, dato che è stato capace di perdere tutto per almeno tre volte in una singola sera, dall’altro ha avuto il merito di saper raccontare il gambling come nessun altro, tramite il romanzo autobiografico “Il giocatore”.

Romanzo il cui sottotitolo ideale è eloquente, dal momento che lo pubblicizzava con lo slogan : ‘La roulette è stata inventata per i russi, perchè noi russi non soltanto siamo incapaci di accumulare capitali, ma li sperperiamo a casaccio e sregolatamente, sempre provando una certa sensazione, quella di voler sfidare la sorte: è come un desiderio di darle un buffetto, di mostrarle la lingua’.

Scrivendo il romanzo “Il giocatore”, Fedor Dostoevskij riesce a pagare tutti i debiti di gioco contratti alla roulette nei mesi precedenti, mettendo in luce per primo nella storia tutte le emozioni e i drammi del gioco. L’adrenalina, il terrore, il formicolio, il paradosso del godere della perdita sono tutti aspetti che oggi gli appassionati del gioco conoscono bene, proprio per merito dell’opera introspettiva di Dostoevskij.

L’amore per Anna e la fine

Come abbiamo inizialmente detto, Dostoevskij soffriva di gravi forme di epilessia, che l’hanno portato a dover ingaggiare, per la stesura de “Il giocatore”, una stenografa che potesse scrivere sotto la sua dettatura. Si chiamava Anna, e al termine del lavoro si innamorano e si sposano.

Nonostante condizioni economiche fortemente destabilizzanti, dal momento che periodicamente Fedor ricade nel baratro del gioco in modo assolutamente irrazionale e senza controllo, dopo qualche anno di sofferenza per amore di Anna riesce a dare un taglio alla roulette: è il 1871 e Fedor non entrerà più in un Casinò sino al giorno della sua morte, avvenuta dieci anni dopo.

Fedor Dostoevskij, l’uomo che per primo ha insegnato al mondo i piaceri del gioco , e i drammi ad esso connessi se viene affrontato senza coscienza.

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