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il 24 Gen 2024

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Phil Ivey ispira la NFL: ecco come il poker ha risollevato le sorti dei Buffalo Bills

Phil Ivey ispira la NFL: ecco come il poker ha risollevato le sorti dei Buffalo Bills

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Il legame tra lo sport professionistico e il poker è sempre stato molto forte, soprattutto in America dove il nostro amato giochino è nato. Una conferma interessante e importante ci arriva dalla NFL, ovvero dal football americano.

Come racconta il sito del WPT, c’è una storica squadra statunitense che negli ultimi tempi si è appassionata al poker e i risvolti di questa vicenda meritano davvero un approfondimento. Ah, stiamo parlando dei Buffalo Bills.

I Bills sono una nota squadra con molti alti e bassi nella propria storia. I fan di una certa età li ricorderanno come eterni secondi negli anni ’90, visto che giocarono quattro Super Bowl consecutivi perdendoli tutti!

Ma nelle ultime stagioni il vento è cambiato per i Bills. Nel 2020 hanno vinto la loro divisione e raggiunto i playoff per la prima volta dopo tanti anni. Sono diventati ora una potenza, dominando a Est con tre titoli divisionali consecutivi.

A cosa si deve questa straordinaria svolta? È avvenuta forse perché i New England Patriots, i loro rivali di divisione, hanno perso il famosissimo quarterback Tom Brady? È merito del nuovo quarterback titolare Josh Allen? O magari è tutto merito del poker?

 

La storia di Gabe Davis

Nel quarto round del draft 2020 i Bills hanno selezionato un wide receiver dell’Università della Florida di nome Gabriel Davis. Cresciuto a Sanford, il classe ’99 Davis ha giocato da ragazzo per la Seminole High School. Oltre al football aveva anche altri interessi in quel periodo…

Davis trascorreva infatti molto tempo a Lake Mary, un ricco sobborgo nel quale a 17 anni partecipò a una partita di poker casalinga. Era a casa di un amico e per la prima volta si cimentava in quel gioco. “Penso che non stessimo nemmeno giocando a soldi” ha raccontato Davis “Al massimo cinque dollari“.

Davis fu subito conquistato dal gioco e cominciò a praticarlo e studiarlo per ore, approfittando dei programmi televisivi e dei video online. Il suo giocatore preferito era Phil Ivey. “Adoravo il suo gioco, non ha mai avuto paura di mettere i soldi in mezzo. Volevo diventare come lui“.

Ma gli impegni scolastici erano un intralcio in questi sogni: “Il poker è passato in secondo piano. Il football mi teneva molto occupato e non avevo nemmeno soldi”. Inoltre Davis non guidava l’auto e il casinò più vicino era a 40 minuti di distanza. Quindi, a tutti gli effetti, Davis accantonò il poker ironicamente proprio quando era abbastanza grande per giocare con soldi veri.

La sua decisione di concentrarsi sul football ha dato i suoi frutti e si è unito ai Bills in un ottimo momento storico. Restava da capire come spendere il tempo libero… “Essendo a Buffalo, non c’è molto da fare qui“. I giocatori delle grandi città potevano godere di un sacco di vita notturna e altri piaceri nei loro giorni liberi.

Per i Bills l’hobby più ricorrente era il Bourré, un gioco d’azzardo con le carte. Gioco noto per aver causato grandi litigi tra gli atleti professionisti: è stato responsabile della sospensione di Gilbert Arenas dalla NBA e ha persino causato un alterco fisico sull’aereo della squadra dei Grizzlies. “C’è sicuramente più tensione quando si gioca a Bourré” spiega Davis “Soprattutto per gli stake a cui siamo abituati noi ragazzi della NFL“.

 

La svolta pokeristica per i Bills?

Davis ha preferito tornare sui suoi passi e dedicarsi nuovamente al poker. Pensava che sarebbe stato molto più rilassante per tutti, dal momento che poteva essere giocato con puntate molto più basse. Una notte, dopo che Davis e alcuni dei suoi compagni di squadra erano andati a vedere il comico Shane Gillis esibirsi a Buffalo, finirono tutti a casa di Davis. Il padrone di casa ha tirato fuori le carte e tutto ha funzionato alla grande.

La settimana successiva, presso la struttura di allenamento, si è sparsa la voce sulla partita di poker e alcuni altri compagni di squadra di Davis hanno chiesto di potersi unire. La cosa ha cominciato a ripetersi, settimana dopo settimana. “Tutti si divertivano e quindi ho proposto di comprare un tavolo serio per giocare“. I ragazzi hanno detto che ci sarebbero stati ogni settimana.

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Bert Whigham, amico e manager di Davis, ha suggerito di trasformare una stanza della casa in una sala da gioco. Ha comprato un tavolo di alta gamma, dodici sedie e quattro televisori. Ha assunto uno chef per cucinare per tutti durante la partita. E l’ex allenatore di Davis ha perfino trovato un dealer esperto. Non ci è voluto molto perché la casa di Davis diventasse il ritrovo più popolare per i membri della squadra. Con tanto di waiting list!

 

L’utilità del poker nello sport

Secondo Davis il poker settimanale è qualcosa di più di un semplice modo per passare il tempo. Crede che ciò aiuti il successo dei Bills, anche se in modi sottili. Davis sottolinea le abilità dei pokeristi che tornano utili sul campo e viceversa, come la pazienza e la disciplina necessarie per aspettare una buona mano.

Per me, nella posizione di ricevitore, può esserci una partita in cui ricevo dieci palloni. Può essercene una in cui non ricevo palle. Ma alla fine devi ancora avere pazienza e giocare bene perché sai che una volta quella giocata potrebbe essere decisiva“.

Esiste poi la possibilità di mandare in tilt un altro giocatore entrando nella sua testa, un’abilità che Davis ha portato dal tavolo da poker al campo da football. “Devi costringere gli avversari a commettere un errore che di solito non farebbero. Se pungoli un giocatore questo diventa frustrato e arrabbiato. Cose del genere possono sicuramente darti un vantaggio. Non sto zitto se so di poter entrare nella testa di un ragazzo fino al punto in cui posso fargli commettere un errore lungo la strada“.

C’è poi l’aspetto del cameratismo che introduce il poker. A sentire molte persone è fin troppo raro nella NFL. Davis ha raccontato che il kicker, i wide receiver e i giocatori difensivi della squadra uscivano insieme nei giorni liberi. “Non è così ovunque, è una cosa speciale“.

 

 

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Essendo uno dei leader della squadra, Davis ritiene che il morale della squadra sia una sua responsabilità e che gestire la sua partita di poker sia semplicemente parte di un programma vincente. “Stiamo sacrificando tutto il nostro tempo con la nostra famiglia ogni settimana. Dedichiamo molto tempo al football. Quindi essere in grado di stare insieme ai ragazzi con cui giochi, con cui vai in guerra e divertirsi un lunedì sera è grandioso”.

Molti giocatori di una squadra di football non sempre si conoscono a livello personale, poiché l’attenzione settimana dopo settimana è sul campionato. Ma la casa di Davis è un luogo dove i giocatori, e anche le loro famiglie, stringono relazioni. “I ragazzi verranno con le ragazze, le mogli verranno per uscire e bere vino in cucina o in soggiorno. E tutti imparano a conoscere tutti semplicemente stando insieme”.

La partita di poker settimanale può aiutare i giocatori ad affrontare lo stress che deriva anche dal praticare sport professionistici ad un livello così alto. Quando i giocatori subiscono una brutta partita e la loro fiducia viene scossa, hanno la tendenza a rimanere bloccati nelle loro teste, preoccupandosi che anche i loro compagni di squadra abbiano perso fiducia in loro. Ma quando escono a casa di Davis e giocano a carte, rafforzano quella fiducia. “Sai che va tutto bene. Tutti ti amano ancora, tutti ti proteggono ancora“.

Potrebbero prendersi le chips l’uno dell’altro, ma Davis si assicura che non si feriscano mai i sentimenti e che non si giochi mai tutta la notte: l’ultima mano starta alle 22:00. Anche se il poker è in definitiva una competizione che lui prende sul serio, a casa di Davis il suo scopo principale è il piacere e lo svago. Usa il poker e tutta la guerra mentale e psicologica che comporta come mezzo per rafforzare i suoi compagni di squadra e incoraggiare la cooperazione. Sembra controintuitivo, ma i risultati parlano da soli.

Lo so che è speciale” ha detto Davis “So che non sono molte le persone che lo fanno ed è quello che ho sempre desiderato a casa mia. Ho sempre desiderato essere la casa in cui tutti volevano venire. Ed è quello che ho fatto“.

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