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Come sopravvivere al lungo periodo nel poker: per Dara O’Kearney è più facile se non si è top player
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In un gioco segnato da alti sforzi fisici e mentali come il poker, in cui inoltre bisogna sempre restare sempre al passo coi tempi se non si vuole finire nelle retrovie, il problema della longevità è tangibile.
La storia insegna: di giocatori che hanno crushato il gioco in un breve periodo di tempo per poi scomparire, nel corso degli anni ne sono passati tanti.
Secondo Dara O’Kearney, i giocatori veramente al top hanno delle difficoltà fisiologiche ad avere una carriera longeva.
Cadere strada facendo
Il coach irlandese ha parlato della sopravvivenza nel poker sulle colonne del portale PokerStrategy.
“Nel corso della mia carriera, ho osservato che il gruppo di giocatori che raggiungono la longevità non è lo stesso del gruppo che raggiunge l’apice in qualche punto della sua carriera. Conosco tipi che hanno crushato per un decennio o anche di più, ma la maggior parte di loro semplicemente è scomparsa strada facendo. Qualcuno è andato in burn-out, qualcun altro ha deciso di cambiare carriera, ma la maggior parte di loro è caduta.”
Top player ed ego
Secondo O’Kearney, chi è al top del field mondiale è sicuramente fortissimo, ma sta anche vivendo una congiuntura astrale favorevole.
“I giocatori che sono al top in un particolare momento vivono una combinazione di good run e fanno qualcosa che accidentalmente exploita le tendenze correnti. Questo era particolarmente vero prima dell’avvento dei solver, quando tutti cercavamo di indovinare a cosa corrispondesse l’ottimale.”
Restare al top è difficile anche per una questione di ego.
“L’inflazione dell’ego che spesso accompagna le scalate al top può rendere particolarmente difficile aggiustarsi e accettare che devi imparare nuovi trucchi quando i vecchi, che ti hanno portato fino a questo punto, smettono di funzionare.L’ego rende anche particolarmente difficile scendere di livello quando diventa necessario.”
“Solo il 3% sopravvive”
O’Kearney chiude il suo intervento indicando che la strada per la longevità a poker non passa affatto dall’essere i migliori del gioco.
“Dieci anni fa un top player scrisse su Twitter che il poker online stava diventando così difficile che nel giro di dieci anni sarebbero rimasti in giro solamente i giocatori top 3%-5%. Gli risposi che ero d’accordo che solamente una percentuale così bassa di giocatori sarebbe sopravvissuta, ma non necessariamente questi sarebbero stati top player.
Ed è esattamente così che sono andate le cose: i giocatori che conosco che sono sopravvissuti sono in genere i grinder disciplinati e umili, che non si illudono di essere i migliori. Ironicamente, il giocatore che scrisse quel Tweet non è più in giro.
Credo che il mio messaggio sia cercare di ottimizzare per la longevità a poker, non per essere il migliore del mondo oggi.”