Poker Room
Comparazione Bonus
-
RoomBonus
Ultime notizie
Video consigliati
Stella NBA dovrà pagare cauzione di $5 milioni: è coinvolto nelle partite di poker truccate di New York
Area
A New York, tra i corridoi freddi del tribunale federale, il coach NBA Chauncey Billups ha messo in scena la parte più difficile della sua carriera. Non c’erano parquet lucidi, luci soffuse o applausi. Solo un giudice, un avvocato e due parole, “non colpevole”, dette a bassa voce, come si fa quando il mondo ti pesa sulle spalle. E’ reo di essere stato coinvolto in partite high stakes truccate dalla mafia italo-americana.
Di cosa è accusato Billups
Billups, che nella NBA era stato un signore del gioco e della leadership, è finito dentro una storia che sa di fumo, soldi sporchi e stanze chiuse. Una vicenda che non ha nulla del romanticismo sportivo, ma tutto dell’America delle retrovie: quella che vive dietro le insegne al neon, tra partite di poker truccate, telefoni che squillano nel cuore della notte e famiglie – Gambino, Genovese, Bonanno – che hanno scritto interi capitoli inquietanti della storia di New York.
L’FBI dice che c’erano tavoli pilotati, un flusso di denaro da sette milioni in cinque anni, trenta persone dentro l’ingranaggio, un altro ex giocatore NBA, e nel mezzo proprio lui, Billups, il più famoso di tutti. A bordo, dicono. Nel motore, forse. O magari solo nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Chissà.
La posizione della stella NBA
Chauncey Billups, leggenda NBA e coach dei Portland Trail Blazers fino a un mese fa, si è presentato davanti al tribunale federale di New York con la postura di chi sa di essere dentro una storia più grande di lui. “Non colpevole”, due parole secche, pronunciate senza aggiungere nulla, accompagnato dal suo avvocato Marc Mukasey. Nessun commento, nessuna crepa: solo sì e no al giudice, come prescrive il manuale di sopravvivenza quando il rischio è di quelli che ti segnano la vita.
Le accuse con il poker sullo sfondo
Billups è accusato di associazione a delinquere per riciclaggio di denaro e frode telematica. Roba pesante: fino a 20 anni per ciascun capo d’imputazione. Un macigno. Per uscire dall’aula ha dovuto mettere sul piatto 5 milioni di dollari di cauzione, garantiti con la casa di famiglia in Colorado – firmando tutto insieme alla moglie Piper e alla figlia Cydney. Un dettaglio che racconta meglio di mille parole quanto questa vicenda abbia già superato i confini dello sport.
Secondo la ricostruzione dell’FBI, Billups sarebbe il nome più pesante di un’operazione che coinvolge oltre 30 persone, comprese figure legate alle famiglie Gambino, Genovese e Bonanno, e – come detto – almeno un altro ex giocatore NBA.
L’accusa è quella di aver organizzato e monetizzato partite di poker truccate, un giro che – stando ai documenti federali – avrebbe generato circa 7 milioni di dollari dal 2019 a oggi.
La fotografia giudiziaria è questa: una rete criminale radicata, tavoli di poker pilotati, soldi ripuliti attraverso un meccanismo collaudato. E in mezzo, un ex All-Star NBA diventato allenatore, ora travolto da un caso che non somiglia affatto a un incidente di percorso.
Gli oltre 30 imputati dovranno tornare in aula il 4 marzo per un aggiornamento. Il giudice Ramon Reyes ha fatto capire la linea: l’obiettivo è far partire il processo a settembre 2026. Tempi lunghi, come spesso accade quando la trama è complessa, quando il cast è numeroso e quando i fili passano da Las Vegas, New York e dagli scantinati del gioco illegale.
Billups, per ora, resta sospeso in questo limbo: un pezzo da novanta della NBA catapultato dentro una storia che odora di soldi facili, tavoli truccati e famiglie che non lasciano mai tracce per caso.
Cosa Nostra controlla il business del poker clandestino a New York?
Bisogna capire però il contesto di questa inchiesta. Nella Grande Mela, tra grattacieli di vetro e loft di Manhattan, le vecchie famiglie — Genovese, Gambino, Bonanno, Lucchese — non se ne sono mai andate davvero. Non servivano più pistole né valigette: bastavano chip, un tavolo nascosto, qualche celebrità del parquet — e la promessa di un guadagno facile.
Quel che emerge dall’inchiesta dell’FBI (operation “Royal Flush”, come uno scherzo beffardo) non è una semplice rete di gioco clandestino, ma un ordito criminale moderno: una miscela di tecnologia, violenza, insider dello sport e antichi rituali mafiosi.
Non siamo più negli anni ’70, con sigari, scotch e tavoli da poker nei sotterranei delle case di Little Italy. Oggi le stanze dove si gioca sono loft a Manhattan o ville negli Hamptons, con tavoli dotati di mescolatrici manomesse, chip RFID, scanner di carte, camere nascoste, occhiali speciali. Il banco non perde — ma truccare il mazzo non è più questione di furtare una carta: è un dispositivo, un codice, un click in Bluetooth.
E a rendere credibile lo show, entrano in scena i nomi. Ex campioni NBA, allenatori, professionisti dello sport: volti noti, miti, testimonial inconsapevoli — o magari complici. L’attrattiva è irresistibile: prestigio, esclusività, l’adrenalina del rischio.
Secondo gli atti dell’inchiesta, decine di persone — almeno 30 — sono coinvolte: non solo mafiosi di alto rango, ma anche ex giocatori, broker del crimine, uomini pronti a fare da “colletti bianchi” del racket. L’FBI segnala almeno 7 milioni di dollari truffati dal 2019 a oggi, una specie di pick-and-roll tra insider, scommesse, reclute, conti offshore e piste di riciclaggio.
Non è un caso che qualcuno, leggendo le carte dell’inchiesta, abbia usato l’espressione “mafia 2.0”. Perché la sostanza è la stessa: potere, controllo, dominio. Cambiano le forme — non la volontà di voler controllare il business.
Le famiglie di “Cosa Nostra” non hanno bisogno di tornare ai tempi delle ombre: si sono evolute, tecnologiche, invisibili, discrete. Hanno imparato a usare il codice al posto delle armi, il silenzio al posto delle intimidazioni. E quando la legge guarda altrove, loro rialzano le tende, allestiscono il tavolo di nuovo, inviano l’invito giusto — e il game ricomincia.
Nella foto in copertina, Chauncey Billups quando difendeva i colori della Nazionale di Basket USA (foto Shutterstock)










