Poker Room
Comparazione Bonus
-
RoomBonus
Ultime notizie
Video consigliati
I due fattori che determinano il tasso di aggressività dei big stack: una breve lezione di coach ‘Bencb789’
Si parla tanto del vantaggio derivato dall’avere un big stack nei tornei di poker, e della conseguente possibilità di far pesare le proprie chips agli avversari più short.
Diversamente da quanto creduto da qualcuno, ciò non significa che da big stack si debba entrare in ogni mano e mettere sempre pressione come se non ci fosse un domani.
Il tasso di aggressività da big stack è direttamente proporzionale a due fattori, che ha spiegato coach Benjamin Rolle in una breve lezione su X.
Sfatato il mito dell’aggressività costante
Il coach tedesco inizia il suo discorso proprio riferendosi alla aggressività dei big stack.
“Quello che i giocatori non capiscono bene sul giocare con un big stack, è che giocare con un big stack non è sempre la stessa cosa. La maggior parte dei players non appena agguantano la chip lead iniziano a giocare con le banane. Pensano che questo sia quello che devono fare: il big stack che fa il bullo. Ma non sanno che il tasso di aggressività da big stack dipende da due precisi fattori”
Quanti giocatori rimangono?
Il tasso di aggressività da sprigionare con uno stack big è in primo luogo funzione del numero di giocatori rimasti in vita nel torneo.
“Puoi essere molto più aggressivo ed esercitare pressione in un tavolo da nove giocatori che in un tavolo da 4 giocatori. Gli stack medi hanno un incentivo maggiore a raggiungere il successivo scalino di premio. Ma c’è un’altra considerazione, più importante, da cui dipende la strategia big stack…”
Il tipo di chiplead
L’altro fattore correlato al tasso di aggressività del big stack, è la distanza in chips rispetto agli stack medi del tavolo.
“Più i midstack sono vicini in termini di chips, più dovrai essere tight. Maggiore è il tuo vantaggio, più loose potrai essere. Se anche i tuoi avversari raddoppiassero, in questo scenario non cambierebbe nulla, quindi sarebbero meno incentivati a giocare o a chiamare più larghi.”
L’importanza dell’ICM
Il coach sottolinea però che questi assunti dovrebbero essere automatici, o quasi, per chi ha una profonda conoscenza dell’ICM. Per questo consiglia di dedicarsi allo studio dello Independent Chip Model.
“Se sei un giocatore online, potresti essere fortunato a dover affrontare una o due deep run a sessione. Se sei un giocatore live, potresti riuscire a centrare una o due deeprun al mese. Se non ti alleni con un tool per l’ICM, semplicemente non stai muovendo un volume sufficientemente grande che ti permetta di sapere cosa fare quando arrivano i momenti più importanti”.










