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il 25 Lug 2011

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Cracked.com non sa cos’è il poker professionale!

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Siamo talmente abituati a conversare di poker, a dare per scontati concetti di base come bb/100, EV, varianza, che spesso non riusciamo più a capire come viene visto il poker dai non giocatori. Un giornalista di Cracked.com, un sito umoristico di cultura popolare molto seguito negli USA, prova a spiegare il poker professionale ai non addetti ai lavori… commettendo a sua volta numerose ingenuità. Andiamo ad analizzare il suo articolo.

Va fatta una doverosa premessa: se in Italia l’idea di poker è ancora legata al concetto di bisca clandestina fumosa, gli Americani, per natura più propensi alla positività, sono ancora in pieno effetto Moneymaker dopo ben 8 anni, e continuano a sognare la pentola d’oro in fondo all’arcobaleno del poker. Il pubblico USA continua a vedere un “giocatore professionista di poker” come un riccone bevitore di champagne che fa la bella vita, sbancando il casinò ogniqualvolta vi entra.

Questo articolo si focalizza sui dolori della vita da grinder, spiegati da un sedicente “ex giocatore professionista”. I contenuti dell’articolo però non fanno proprio pensare ad uno scrittore che sa quello che dice: in realtà infatti, come ammette sul forum 2+2, l’autore ha giocato per breve tempo a poker ai casinò di Las Vegas, facendo una vita da semi pro per qualche mese prima dell’avvento del poker online. La situazione è cambiata molto da allora, e le inesattezze si fanno sentire.

Riassumiamo brevemente “le 6 ragioni per cui il poker professionale è più duro di quello che sembra”: in grassetto e corsivo le citazioni dall’articolo originale, ed in seguito i commenti tratti da 2+2.

6 – Scordati la fortuna e i bluff per grosse somme – è tutta matematica

“Un pro non attacca costantemente i giocatori deboli mano dopo mano. Si aspetta, e aspetta, e aspetta. E finalmente, quando hai una mano decente, colpisci e vinci il tuo piatto bello grosso.”

La matematica è sicuramente fondamentale, ma questo approccio è sbagliato. I bluff ben calibrati sul range degli avversari sono parte integrante della matematica del poker. L’autore dà l’impressione di essere un vero e proprio “nit-tard”, un chiusino impaurito che gioca senza alcuna intraprendenza.

5 – Richiede anni di noiosi studi

“Un giocatore professionista passa buona parte del suo tempo non a giocare, ma a rivedere il proprio gioco, conversando su Skype con i colleghi per confrontare le opinioni e discutere di strategia – un compito noioso, contando che giocano più di 100.000 mani al mese.”

L’obiezione dei lettori di 2+2 è immediata: è vero che il poker richiede studio e dedizione, ma questo è valido per qualunque carriera di lavoro, specialmente negli USA dove senza una laurea non si va da nessuna parte. Studiare il poker per trarne profitto è esattamente come studiare all’università per prepararsi a guadagnare da un posto di lavoro specializzato.

4 – Quando cominci a essere bravo, perdi tutto.

“Supponiamo che tu sia un giocatore vincente ad un certo limite: ti sposti al limite superiore, e ancora e ancora, fino a che arrivi ad un punto dove sei tu il pollo al tavolo. E quindi vai in bancarotta.”

L’autore qui invoca il Principio di Peter, ovvero la legge sociale per la quale ogni impiegato scala la gerarchia fino a raggiungere un livello per il quale non è competente. Nel poker l’incompetenza costa soldi, e quindi si arriva a perdere tutto facendo level up: segue un esempio di “un amico” che dopo aver guadagnato 20.000$ ad un certo limite, è passato a quello superiore e ha perso 80.000$, trovandosi a dover ripartire dai microstakes.

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Peccato che qualcuno abbia inventato già da molto tempo la nobile arte del bankroll management, piccole semplici regole che consentono di non andare in bancarotta, che evidentemente sono ignote all’autore ed al suo amico.

3 – Te ne freghi dei soldi

“Abituato alla varianza, un giocatore di poker considera un downswing di decine di migliaia di dollari come una cosa normale, disimparando il vero valore del denaro.”

Sbagliatissimo. Un giocatore di poker coscenzioso sa che si vince tramite i piccoli incrementi di bb/100 o le piccole percentuali di equity calcolate con ICM, e conosce perfettamente il valore di ogni singolo dollaro, meglio di molti altri. La varianza è un dato di fatto, ma si tratta di due concetti totalmente differenti.

2 – Ti abitui alla sfortuna

“Un giorno sei a Las Vegas e stai festeggiando con bottiglie di Grey Goose da 500$, il giorno dopo ti chiedi se saltare la colazione ti farà rimanere abbastanza soldi per il pranzo. E’ la vita, e bisogna abituarsi”

Anche qui, bankroll management questo sconosciuto? E comunque, abituarsi agli swing della varianza migliora il mindset anche al di fuori del poker, che non sembra proprio una brutta abitudine.

1 – Sei colpevole

“Ogni dollaro che vinci ti è stato dato da una persona, il che significa che se tu porti a casa 100.000$ ogni anno, ci sono persone che, collettivamente, hanno perso 100.000$.

L’autore specifica che chi si siede al tavolo sa di mettere a rischio i propri soldi, ma continua a sentirsi dispiaciuto per chi perde. Questo può essere vero per chi gioca al casinò, ma l‘anonimato generato da nickname e avatar nel poker online depersonalizza tantissimo la situazione, aiutando ad abbattere questo senso di colpa senza particolari problemi.

Chi volesse leggere l’articolo intero lo trova qui, in lingua inglese.

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