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il 18 Set 2010

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Luciom – Chi è Lucio Martelli

Luciom – Chi è Lucio Martelli

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Se ancora non conoscete “LucioM”, questa è la vostra occasione.
Lucio Martelli si autodefinisce senza falsa modestia il miglior giocatore italiano di cash game online, specialità a cui si dedica nei mesi che trascorre in Brasile, dove vive parte dell’anno insieme alla fidanzata. A sentire i suoi avversari Lucio è una persona arrogante, cinica e incredibilmente fortunata. Ma chi è veramente Lucio Martelli? Sono tantissimi i giocatori che in questi anni mi hanno domandato di lui, incuriositi anche dall’alone di mistero che lo circonda. A tutti ho sempre risposto la stessa cosa: “O lo ami o lo odi, non c’è una via di mezzo”. Con Lucio o è bianco o è nero, le sfumature di grigio non esistono.
Nato a Bologna e cresciuto tra Italia e Stati Uniti, laureato con con 110 e lode in economia, Lucio compie in questi giorni il suo ventiseiesimo compleanno e proviene da una famiglia non comune. Basti pensare che suo padre vive in America e lavora come manager in Google. Anche Lucio non scherza e spesso lo prendo in giro dicendogli che se si fosse dedicato a qualsiasi materia scientifica sarebbe diventato di sicuro un premio Nobel!

Invece lui ha scelto di applicare le sue incredibili capacità al mondo del poker online, probabilmente con gli stessi risultati. Conobbi Lucio tre anni fa tra gli ormai celebri tavoli di via Pezzana a Bologna…

Ormai sei un assiduo frequentatore dei tavoli high stakes su vari siti, ma partiamo dall’inizio. Come hai iniziato a costruire il tuo bankroll?
Ho iniziato giocando al 2/4 sulla poker room creata da Gus Hansen nel 2004. Avevo venduto delle assicurazioni che mi avevano fruttato alcune migliaia di euro; ho caricato sul sito questi soldi e ho iniziato a giocare. Avevo provato in precedenza con mille euro che avevo perso giocando, male, a Limit.

Anche tu come molti pokeristi e in particolare Dario Minieri, provieni dal mondo del Magic. C’è veramente una connessione tra questo gioco e il poker?
Be’, Dario è più bravo di me a Magic… Indubbiamente i due giochi hanno radici comuni. Una cosa che pochi sanno è che l’inventore di questo gioco Richard Garfield nel 1993 creò questo gioco di carte come una variante Fantasy del poker.

Quali sono le motivazioni della tua avversione per il gioco live?
Ci sono elementi oggettivi che nascono dal saper fare i conti: si giocano meno mani, online posso giocare a qualsiasi ora e fumare mentre lo faccio, senza perdere bui come avviene invece dal vivo. Non parliamo poi delle spese che comporta una trasferta: alberghi ristoranti e trasporti. Inoltre, in questo tipo di tornei a partire da un certo punto ogni scelta che fai dipende solo dalle dimensioni dello stack di ciascun giocatore al tavolo. Per questo serve sapere in ogni momento quante chip hanno davanti i nostri avversari e dal vivo non lo sai mentre online le cifre sono sempre visibili. Ultima cosa, ma non meno importante, è la mancanza di un regolamento unico applicato ovunque allo stesso modo. Per me è semplicemente assurdo che i direttori di torneo possano interpretare diversamente una regola. Una volta ho scritto un articolo intitolato “24 motivi per non giocare live”.

Anche un giocatore esperto come te ha momenti in cui va in “tilt”? Come lo affronti?
Per prima cosa definiamo questo concetto: una volta un autore talmente famoso che non ne ricordo il nome, contemporaneo a Sklansky, scrisse in un libro che il tilt non è quando ti metti a fare all–in a caso ma ogni singola volta che fai una scelta diversa dalla tua logica per motivi che non sono razionali. Quindi, anch’io “tilto” secondo la definizione che ho appena dato.

In questi casi smetti di giocare?
No, al contrario quando sto perdendo gioco di più perché sono convinto di essere a un livello molto più alto del tavolo e per questo continuo a giocare. È fondamentale capire dove ci si trova in ogni specifica situazione, sia nel poker che nella vita.

Parliamo ora del tuo particolarissimo linguaggio: uno slang di termini pokeristici che sono entrati a far parte della tua vita quotidiana. Parli così anche quando vai a far la spesa?
Riesco a scindere un pochino le due cose, ma non troppo. Per fortuna (o purtroppo) le persone con cui parlo ogni giorno difficilmente non sanno di poker: ormai mi capisce anche mia zia quando le dico che ho “runnato bad”. Questo perché io educo le persone che mi circondano e mi ascoltano. Non sto scherzando. L’altro giorno, per esempio, ho spiegato a mia nonna che fare i tortellini è un po’ come “grindare” sui siti di poker. A volte creo neologismi o inglesismi come “non worka” per dire che una cosa non funziona o “beliva” che significa credere.

Fino a qualche mese fa eri specializzato nella variante di gioco heads–up, ora sei passato anche ai tavoli 6 max. Dove ti senti più forte e da quale hai iniziato?
Ho iniziato con i tavoli da sei, solo in un secondo momento mi sono appassionato all’heads–up. Da circa sei mesi ho ricominciato a giocare contro più avversari, ma la competizione uno contro uno rimane la mia specialità preferita e quella in cui mi sento più forte.

Se dovessi lanciare in Italia la stessa sfida di Tom “durrrr” Dwan* come pensi andrebbe a finire? Lui ha espressamente escluso dalla competizione Phil Galfond…
Dwan è il più forte giocatore al mondo, ha messo ottime regole per la sua sfida. Non posso credere che Phil Ivey si sia iscritto. “Zigmund” e Hansen non hanno possibilità, forse Antonius potrebbe ottenere qualcosa. Se dovessi fare una sfida a tutti i giocatori online italiani metterei le stesse regole, a parte l’Omaha dove non mi reputo abbastanza bravo e probabilmente escluderei Dario Minieri.

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Ti diverti ancora quando giochi a poker?
Solitamente dico di no agli altri, per far capire alla gente che il modo di fare soldi a questo gioco è senza divertirsi. In realtà in alcune situazioni mi diverto ancora: quelle volte in cui domino, umilio e padroneggio così bene la situazione nei tavoli per esempio.

Qual è la tua giornata tipo quando sei in Brasile e puoi dedicarti al gioco?
Ci sono due fasi distinte. Quando “grindo” pesantemente e quando non lo faccio. Penso che a te interessi la prima. Quando mi sveglio, faccio un’abbondante colazione con caffè, frittata e un succo mentre leggo le notizie dal mondo. Ogni mattina “starto” la giornata studiando gli andamenti dei mercati mondiali e tenendomi informato sulla politica interna italiana, anche se spesso è davvero deprimente. Quando sento che il sito su cui sto giocando è +E.V. posso giocare “infinito” ovvero ininterrottamente tutto il giorno fino a sera o fino a quando inizio a sentire fame e capisco che è ora di andare a mangiare. In Brasile i ristoranti sono aperti anche alle due di notte!

Non posso concludere senza almeno una domanda specifica. Cosa faccio con la pocket pair in middle position? Cosa ne pensi dell’ormai inflazionata frase “no set no bet”?
[Lucio ride e si accende un’altra sigaretta. Ormai ho perso il conto, di sicuro siamo passati al secondo pacchetto di Davidoff, che notoriamente qui a Bologna sono “le sigarette di Lucio”, neanche ne fosse il produttore, n.d.r.].
Da un po’ di tempo a questa parte le rilancio sempre. Poi sfatiamo questo credenza popolare che se non si setta la coppia non bisogna puntare. Se non ho motivi particolari vado comunque in continuation bet.

Quali sono gli obiettivi che ti sei posto? Pensi di continuare a lungo la carriera del pro online?
Innanzitutto non sono solo io a decidere, sarà anche il mondo a farlo nel senso che non mi è dato sapere se tra cinque anni sarà ancora possibile dedicarsi a questa professione. Anzi, io che tendenzialmente quando le cose sono troppo belle tendo a essere pessimista non posso credere che la possibilità di guadagnare soldi importanti cliccando su un computer possa durare a vita. Sarebbe troppo figo! Per questo non faccio progetti a lungo termine sul poker, poiché la situazione potrebbe cambiare.
Obiettivi è una parola grande, poiché non riguarda solo il poker online, ma soprattutto quello che voglio Lucio sia a 37 anni o a 50. Quando parlo di questo ho in mente una cifra: 5 milioni di euro, una somma che permetterebbe a me, ai miei figli e ai nipoti di vivere di rendita per tutta la vita.

Sono davvero tanti soldi, quelli di un jackpot al Superenalotto per esempio!
Sì, sarebbe la mia personale vittoria al Superenalotto.

Alice Nuvola

Articolo apparso sulla rivista “Poker Sportivo” e gentilmente concessoci per la pubblicazione online


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