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il 4 Mag 2009

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Max Pescatori

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Quando in una sala spicca una bandana con i colori del nostro tricolore non ci si può sbagliare: al tavolo è seduto “The Italian Pirate”, il Max nazionale.
Se le gesta dei successi degli ultimi anni sono note ai più, proviamo a ripercorrere un po’ la storia di chi tiene alto l’onore italiano nel mondo.

Pescatori nasce nella provincia di Milano nel 1971 e fin da bambino mostra di avere passione per il gioco e talento nel DNA: vince numerose partite di ramino organizzate durante le feste in famiglia e a soli 11 anni arriva secondo ad un torneo di scopa in società con il padre Livio.Massimiliano cresce e incontra il mondo del lavoro prima come addetto alle vendita in un supermercato dell’hinterland milanese e poi scrivendo recensioni su riviste del settore dei videogames; ma la spinta al gioco è sempre forte in lui tanto da organizzare partite in redazione e scappatelle con gli amici al Casinò di Campione.

La svolta inizia quando conosce il Texas Hold’em…ed è subito amore. Max ben presto si appassiona anche alle altre varianti del poker americano e si concede un paio di mesi a Las Vegas, la Mecca del Poker dove inizia a delinearsi l’idea per dare una svolta alla sua vita.
Sembra quasi un film: torna in Italia, prende la liquidazione dal lavoro, vende la Peugeot 106 e saluta i genitori che credono sia una pazzia la scelta del figlio di ritornare oltreoceano per tentare la fortuna.

Masticando un inglese scolastico la prima tappa dell’avventura di Max è l’iscrizione ad una scuola di croupier, per avere così maggiore dimestichezza e conoscenza delle probabilità di tutti i giochi, oltre che per imparare un mestiere; un bel lavoro se si ha la passione dei giochi d’azzardo ma non è il caso di Massimiliano che in ogni ritaglio di tempo libero preferisce dedicarsi alle carte.

Nella terra dei casino no-stop le occasioni per giocare di certo non mancano, così come è sempre in agguato il rischio di veder sfumare il proprio bankroll in una bolla di sapone, ma Pescatori, negli anni italiani, si era già vaccinato alla febbre da gioco, grazie all’esperienza maturata giocando con gli amici, ma anche cimentandosi in scommesse all’ippodromo o a biliardo.

Dopo le prime giocate al Seven Card Stud Max decide di provare qualche mano al Texas Hold’em, più intrigante del primo ed inizia così la sua avventura ai tavoli Limit hold’em che rappresentavano il 95% delle partite nei casinò di Las Vegas.

Gli Italiani, è risaputo, sono dappertutto e Massimiliano incontra un suo connazionale, il proprietario del ristorante di fronte il suo appartamento: è Walter Farina, giocatore professionista da oltre 15 anni e di lì a poco (siamo nel 1995) primo italiano a vincere un braccialetto alle World Series of Poker. Farina, oltre che un grande amico, diviene per il giocatore milanese un vero e proprio mentore soprattutto per l’aspetto psicologico, di fondamentale importanza nel poker americano. Come in ogni cosa bisogna far gavetta e quella di Max inizia ai piccoli tavoli 4-8 (l’ internet poker ancora non esiste) e i risultati non tardano ad arrivare, nonostante vi si dedichi solo nelle ore libere che un lavoro part-time gli concede. Prima regola per chi intraprende il cammino per diventare un PRO: la certezza, comunque vada al tavolo, di avere uno stipendio a fine mese aiuta a giocare bene e a mantenere la calma.

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A piccoli passi il sogno diventa realtà: iniziano i guadagni, il lavoro “vero” è sempre più sporadico e nel 1999 Pescatori è ufficialmente un professionista del poker.
Passano 3 anni e, teatro questa volta la poker room del Bellagio, Max vive il secondo incontro importante della sua carriera ed anche questa volta si tratta di un connazionale, ovvero Marco Traniello, ma soprattutto conosce sua moglie, Jennifer Harman, pokerista americana che davvero allarga gli orizzonti del nostro Massimiliano.
Giocatrice a livelli già allora proibitivi (si rivelerà miglior donna pokerista al mondo), Jennifer gli permette di sedersi dietro di lei e vederla all’opera in partite mix 1000-2000. Bastano 6 mesi di apprendistato e Max sale di livello diverse volte e inizia a dominare al Bellagio la partita giornaliera 80-160.

Ma il milanese è sempre pronto a confrontarsi con modalità e tipologie di gioco nuove e nel 2003 è la volta del tornei; nel giro di un anno primeggia in 3 diverse specialità, infatti alla sua prima e vera e propria trasferta (vince un viaggio ad Aruba) conquista ben 2 vittorie in 3 giorni battendo 226 giocatori nel Limit Hold’em e 148 nell’ Omaha Hi-Lo; al Bycicle di Los Angeles ne elimina invece oltre 550, stavolta nel No Limit.
L’ascesa di Pescatori sembra davvero NL e il milanese, qualificatosi per ben 8 finali televisive del programma Ultimate Poker Challenge (Facce da Poker), indossa la famosa bandana tricolore trasformandosi per tutti nel “Pirata italiano”.
Da allora Max non fa che aggiungere partecipazioni e titoli al suo palmares…e molti piazzamenti in the money.

Alle WSOP del 2006, mentre l’Italia del calcio diventa Campione del Mondo, Max conquista l’ambito braccialetto superando 1290 players nell’evento $ 2.500 No-Limit Hold’em ed è storia recente la conquista del secondo monile al $2500 mixed game Pot Limit Holdem/Pot Limit Omaha delle WSOP 2008; tra i due la vittoria del Main Event (1.000€ + 100€ di buy in) della prima tappa del Campionato Italiano di Sanremo (marzo 2007)

Nel 2008 Max trionfa anche in una tappa del Campionato Italiano di Poker a Saint Vincent ma le grosse novità arrivano nell’anno successivo: Max Pescatori infatti entra a far parte come capitano del Team di Gioco Digitale, la prima poker room italiana, e ai tavoli conquista numerosi piazzamenti (tra gli altri un secondo posto di nuovo a Saint Vincent e “bandierina” al PCA Bahamas).

Inoltre, insieme a Dario De Toffoli, è co-autore del libro “Giocare e vincere a Poker online” (clicca qui per la recesione).

Laura Tortora

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