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il 14 Ott 2013

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Quando inizia la ‘vecchiaia’ per un grinder online? Il parere di Alberto Palchetti

Quando inizia la ‘vecchiaia’ per un grinder online? Il parere di Alberto Palchetti

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Uno dei termini dei quali più si abusa nel poker online odierno è “massare”, ovvero giocare quanto più possibile per ottenere profitti, abbattendo, per quanto possibile, una varianza che, nel singolo evento o nel breve termine, la fa da padrona. E’ la chiave, nel 2013, per cercare di avere successo nel poker, per fare del “giochetto” una fonte più o meno regolare di introiti mensili, con la rakeback ad aiutare ed un numero di tavoli che, inevitabilmente, deve aumentare qualora non fosse già alto. Rispetto agli inizi dell’avventura “.it” il livello medio generale è aumentato dunque, per continuare a fare i professional poker player, pare non esserci alternativa al mass-grinding… eppure…

Eppure accade che quei ventenni rampanti che col mouse, agli inizi del “.it”, hanno iniziato a portare a casa cifre importanti come se avessero trovato l’Eldorado nel poker online, oggi, abbiano iniziato, almeno “pokeristicamente”, ad invecchiare, cominciando a percorrere una parabola discendente che, se non affrontata con dovizia di particolari, rischia di causare una pesante diminuzione dell’hourly rate: non si ha più, quindi, la brillantezza di una volta per tablare pesante, mantenendo sempre e dovunque un A-game necessario per vincere e continuare a farlo.

Ne abbiamo parlato, in una piacevole chiacchierata, con Alberto “Bebo” Palchetti, 28enne professionista che, in questi anni, ha vissuto sulla propria pelle l’evoluzione del poker online italiano, oltre a sentire gli anni che, inesorabilmente, scorrono ed incidono sulla carriera nell’hold’em del bravissimo giocatore e coach altoatesino.

IPC: Ciao Bebo! Prima di partire con le domande, presentati ai lettori di ItaliaPokerClub che non ti conoscono: chi sei pokeristicamente parlando?

AP: Ho cominciato ad avvicinarmi al giochino proprio all’inizio delle “.it”: ricordo che depositai 100€ su GD e cominciai a grindare i sit&go da 1€, rigorosamente in bankroll. Fin da subito mi appassionai, quindi ho cercato di portare di pari passo studio e grinding per continuare a migliorare. Ho giocato i sit&go fino ai 50€ circa, poi sono passato al cash game sulle “.ret” (ndr, room non di prima fascia, dove la quantità di giocatori scarsi è molto alta). Nel 2010 ho ottenuto una sponsorizzazione da parte di una skin di iPoker, “punto quota”, ed i miei compagni di team erano Paolino Virciglio e Tobias Huber… insomma, gente che poi di strada ne ha fatta (ride). Dal 2010 mi ritengo quindi professionista a tutti gli effetti anche se, fino a questa estate, l’università mi ha tolto parecchio tempo. Adesso faccio parte della scuola di “GamerEvolution” come coach, e grindo stabilmente cash, ma soprattutto mtt.

IPC: Quindi, nonostante tutto ciò, cominci a sentire che gli anni  passano anche per te?

AP: Questa cosa è saltata fuori chattando con Giovanni (ndr, Buono, nostro responsabile di redazione) e, tra una chiacchiera e l’altra, mi sono definito, pokeristicamente parlando, “non più giovane”. In realtà dietro questa affermazione si cela un pizzico di ironia, ma c’è anche un fondo di verità. Non credo ci sia un’età precisa in cui un grinder si possa definire “vecchio”, credo che per il poker player sia un po’ come accade per gli sportivi: ognuno di noi fa un percorso di crescita e maturazione, raggiunge un apice e da quel momento in poi comincia una sorta di parabola discendente, dove per vari motivi non si riesce più a rendere come prima e quindi bisogna adattarsi. Cerco di spiegarmi meglio con un esempio: io sono del 1985, ho 28 anni e all’inizio del cash “.it” ricordo che riuscivo a grindare anche 12 ore al giorno tablando 15x al NL200. Facevo sessione da 4/5 ore di fila, mezz’ora di pausa per cena e via di nuovo ai tavoli. Sentivo però che la mia concentrazione rimaneva alta, riuscivo a tenere un buon A-game per la prima oretta e mezza di gioco e le restanti ore riuscivo a mantenere un ottimo B-game che, in fin dei conti, per uno che massa e vuole “cappare” i vip system, è la cosa più importante.

IPC: Adesso, dunque, cosa sta accadendo Alberto?

AP: Ora, per quel che riguarda il cash game, sento che dopo un’oretta e mezza di gioco, a livello di concentrazione, non è più come due anni fa: il problema sta nel fatto che sento di non riuscire più a tenere un B-game, ma probabilmente un C-game. Di questa cosa me ne rendo conto mentre gioco: capisco quando ho missato uno spot in cui potevo thin valuebettare, o uno in cui avrei dovuto chiamare un push al river perché dovrei solamente buono un 25% delle volte e non lo faccio… ok, questi sono esempi buttati lì giusto per rendere l’idea, ma credo che il concetto sia comprensibile.

IPC: Stai pensando a dei rimedi oppure convivi con questa “pericolosa” parabola discendente?

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AP: In realtà la maturazione e l’esperienza, come in tutte le cose, ti portano ad adattare il tuo gioco e le tue sessioni in maniera tale che la tua hourly rate non ne risenta. Nel percorso individuale che un grinder fa nell’arco della propria carriera, si deve fermare molte volte a riflettere su quali percorsi intraprendere. Il poker si evolve, oggi i field sulle varie room sono tosti già dal NL50, quindi bisogna per forza prendere degli accorgimenti. Personalmente faccio sessioni molto più brevi, da un’ora e mezza circa, e mai più di 4 sessioni al giorno, il tutto tablando 12x al massimo. Questo per quanto riguarda il cash game. Ultimamente, però, sono tornato a giocare parecchio gli mtt, visto che, avendo finito l’università, non ho più problemi di orari e posso finalmente dedicarmi alla disciplina che prediligo e nella quale credo di essere, comunque, più preparato. Con gli mtt è diverso, ti ritrovi a iniziare la sessione alle 20.30 e può essere che se tutto va bene devi stare sveglio fino alle 5 di mattina. Nei tornei, poi, riesco a mantenere la concentrazione a un livello più alto. Tablando molto, 15x/20x, nelle prime fasi di un mtt puoi adottare uno stile particolarmente TAG, riuscendo comunque ad accumulare un buono stack. Nel cash game non è più possibile adottare questo stile se ambisci a tenere bb/100 positivi, perché, essendo i field molto più duri, se giochi troppo TAG i regular ti sbranano vivo. Nella mid/late stage degli mtt, invece, ti ritrovi con pochi tavoli e tablando poco è chiaro che riesci ad essere molto focused, nonostante tu abbia già grindato nelle cinque ore precedenti.

IPC: Hai avuto qualche “sintomo” particolare oltre al quelli descritti prima? Qualcosa che, quindi, ti abbia fatto scattare l’allarme?

AP: Diciamo che, a grandi linee, quello che mi ha fatto scattare l’allarme sono stati proprio i sintomi descritti prima. Riassumendo, il rendersi conto che, dopo poco tempo, non si riesce più ad essere concentrati come prima è stato il primo segnale. Quando, dopo due ore, ti accorgi che hai quattro spot complessi contemporaneamente e inizi ad azzeccarne uno su quattro, c’è qualcosa che non va. Nel post sessione questi problemi vengono fuori: quando analizzi una mano che in game ti sembrava uno spot difficile, ma a posteriori ti rendi conto che era un “easy fold”, capisci che il deficit risiede solo ed esclusivamente nella concentrazione, non nella dimensione tecnica della mano. Spero di essermi spiegato. Il poker è uno sport mentale, un po’ come gli scacchi, quindi devi essere sempre sul pezzo e mantenere la concentrazione al top. Per fare questo devi adattarti in base a come ti senti, quindi pianificare le sessioni in modo che la tua hourly non ne risenta particolarmente.

IPC: Alberto, tu sei stato lucido e capace a renderti conto di questa tua problematica. Quanti altri seguiranno la tua strada, secondo te, dato che il poker, spesso, pare essere il “gioco dei duri”?

AP: Visto che noi professional poker player siamo esseri umani, credo che prima o dopo tutti vadano incontro a problematiche di questo tipo. Come dici giustamente tu, non tutti se ne rendono conto, forse perché a livello umano/psicologico è difficile accettare il fatto che non si riesce più a rendere come prima e questo può provocare un pizzico di “depressione pokeristica”. L’importante è rendersi conto dei propri limiti. Ora ci sono ragazzini di 18 anni che, a differenza nostra, hanno avuto la fortuna di poter avere fin da subito materiale su cui studiare ed applicarsi, e chi ha qualità deve sfruttare a tutti i costi il periodo migliore della propria vita per quanto riguarda la prestanza fisica/psicologica. Io, come tanti altri, ho iniziato ad approcciarmi al poker dopo i 20 anni, visto che prima in Italia il poker online non era legale, anche se, in realtà, abbiamo avuto un’altra fortuna: i field imbarazzanti del 2008. Dovendo fare un esempio, ti potrei parlare dei calciatori: alcuni finiscono carriere brillanti a 30 anni, altri, i campioni, come Totti, Del Piero, Zanetti vanno avanti ancora dopo i 35, se non fino ai 40. Non è che loro siano dei supereroi, semplicemente, in un momento particolare della loro carriera, hanno capito che non potevano più giocare a certi ritmi se volevano dare ancora qualità. Sentivano, però, che potevano essere ancora importanti, allora hanno riadattato il loro stile di gioco per rendere come prima. Rapportando le cose, questo è quello che dovrebbe fare anche un grinder: fermarsi a riflettere e trovare il modo per rendere come prima, nonostante limiti di varia natura.

IPC: Come ti vedi tra cinque anni? Pokeristicamente è quasi un’era…

AP: Me lo sono chiesto molte volte, soprattutto ora che ho finito gli studi e gioco solo a poker, ma ancora non ho trovato una risposta. Ora voglio dedicarmi a questo, fra 5 anni magari avrò un lavoro adeguato alla mia laurea in Pedagogia. Non ho ancora programmato niente, ma finchè posso dedicarmi alla mia passione, guadagnando bene, trovo comunque giusto continuare per questa strada!

 

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