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il 7 Feb 2019

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Checkare dietro al flop con progetto di scala? Tommy Angelo spiega: “Riduce varianza e stress”

Checkare dietro al flop con progetto di scala? Tommy Angelo spiega: “Riduce varianza e stress”

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Vi piace il cash game ma non siete dei giocatori prettamente aggressivi? Le sessioni di poker vi emozionano ma dopo un po’ vorreste semplicemente poter contare su dei guadagni sicuri?

Allora dovreste leggervi un po’ di articoli dell’autore americano Tommy Angelo. Il coach classe ’58 vive di poker dagli anni ’90 e ha scritto un sacco di cose interessanti sul nostro amato ‘giochino’.

Angelo introduce dei concetti particolari nelle sue fatiche. In che senso? Beh, basta dare un’occhiata al al sottotitolo del suo blog che recita: “Taking the pain out of poker”, ovvero “Togliere il dolore dal poker“. Uno dei suoi libri si intitola invece “Painless poker”, ossia “Poker senza dolore“.

Come mai Angelo fa riferimento proprio al dolore? Lo possiamo capire bene grazie a un articolo pubblicato anche su PokerNews, nel quale si parla dei pro e dei contro del checkare o del c-bettare con i draw in posizione.

Il saggio Angelo introduce così il suo discorso: “Se l’obiettivo fosse sfruttare l’equity delle tue starting hands guardando più river, cosa cambieresti? Se l’obiettivo fosse fare soldi riducendo varianza e stress, come giocheresti? E se la riposta fosse la stessa per le due domande? Quanto sarebbe bello?“.

Veniamo al tipo di mano presa da esempio: “Hai 9-8 da bottone. Qualcuno apre, qualcuno chiama e anche tu chiami. Il flop 7-6-2 ti dà un progetto bilaterale di scala. I tuoi avversari checkano. Tu checki o punti? Perché? Altro esempio. Tu apri il gioco preflop e floppi bilaterale. Sei ultimo a parlare: fai la c-bet o no?

Un tempo io puntavo in tutti questi spot. Ora non lo faccio più. Il cambiamento è stato graduale ed è durato 10 anni, tra il 2003 e il 2013. Dopo 25 anni di sofferenze nel poker, ho deciso di rendere la mia felicità la priorità nelle decisioni pokeristiche. Questo ha influito nelle mie decisioni sul bankroll, sulle poker room e sulle puntate. Ora giochi i progetti di scala senza soffrire“. Ecco come e perché.

Il preflop

Apro il pot, uno o due avversari chiamano. Sarò l’ultimo a parlare al flop, al turn e al river. Chiariamo subito due punti. Si suppone che i three-way pot diventino heads-up alla prima street con azione. La teoria che andremo ad analizzare vale per i three-way pot ma anche per gli heads-up.

CASO 1: checko al flop, non chiudo al turn e qualcuno punta

In questo caso, secondo Angelo, si può rilanciare al turn per rappresentare una mano slowplayata al flop o una mano che ha chiuso al turn: “Gli altri quasi sempre foldano, perché se hanno una mano forte al flop (come un set) tendono a checkare ancora al turn. Se hanno solo un pezzo al flop, come una coppia, tendono a uscire puntando al turn. Di fronte a un raise vedono la possibilità di essere drawing dead e quindi foldano le coppie, correttamente, dopo averle bettate, correttamente. Gli avversari così si sentono a loro agio con la loro decisione e la loro lettura su di me. In altre parole, la mia copertura è intatta. Ancora non sanno che sono un bandito.

Se invece decidessi di chiamare al turn, funzionerebbe dal punto di vista matematico a due condizioni: con degli stack adeguati, se l’avversario non folda al mio raise e se l’avversario punta anche al river“.

CASO 2: checko al flop, chiudo scala al turn e qualcuno punta

Angelo non spreca parole in questa situazione: “Qui chiamo. Non ci sono dubbi, visto che folderebbero sempre di fronte a un raise e non voglio che foldino“.

CASO 3: checko al flop, chiudo al turn e loro checkano ancora

Anche qui Angelo è convinto: “Punto in molti casi con nulla in questo spot, quindi non posso perdere l’occasione di puntare con qualcosa.

Supponiamo di subire un check-raise. Questa è una coincidenza adorabile perché se la forza della mano avversaria gli fa fare quella giocata al turn, significa che lo posso intrappolare dopo aver checkato al flop e chiuso scala al turn.

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Se avessi puntato al flop, il mio oppo avrebbe potuto mandarmi via prima del river con un check-raise al flop e una bet al turn, con o senza una mano buona.

Foldare i draw al turn dopo aver puntato al flop è stata fonte di dolore per anni. Foldavo correttamente e poi fantasticavo su quello che sarebbe potuto succedere chiudendo scala al river. Avrei vinto un grosso piatto… Il mio avversario tiltato avrebbe ricaricato… Avrei lasciato una mancia di tre dollari…

Ricordate quando vi parlavo di ridurre il dolore? Ecco cosa intendevo. Ridurre i patterns prevedibilmente dolorosi senza ridurre la vincita oraria.

La linea del check-behind si sposa anche con le basi matematiche. Quando si parla di vincere o perdere un piatto, tutto dipende dalle odds del momento. Per esempio, se il denaro va dentro quando sono al 70%, va bene. Nella mia mente ho vinto la mano, non importa come finisce nella realtà.

Il miglior risultato possibile del gioco-nel-gioco è mettere lo 0% delle volte quando abbiamo la mano peggiore e il 100% delle volte quando siamo nuts. Checkare dietro il draw al flop è l’unico modo per ottenere questo perfect score“.

CASO 4: check al flop, manco il turn e loro checkano

Angelo stavolta non ha una risposta fissa: “Posso puntare o no. Qui la decisione su un eventuale bluff dipende dalla texture del board e dal nostro senso di ragno“.

CASO 5: checko al flop, hitto coppia al turn e loro checkano

Angelo quasi sempre punta. “L’ho imparato giocando anni di fixed-limit hold’em. Penso di avere sempre la miglior mano in questi casi. Non punto in bluff o per rappresentare altro. Voglio proteggere la mia mano“.

CASO 6: punto al flop

Chiudiamo con questo caso, decisamente diverso dagli altri: “Ho 9-8 dal bottone, apro 4x preflop e i bui chiamano. Floppo 4/5 di scala. Loro checkano, io decido di c-bettare e loro foldano e io penso… Game over! Ho vinto! Con 9-high! Ho giocato bene! Beh, in realtà ho solo sfruttato il fatto di essere l’aggressor e l’ultimo a parlare. Si vincono tanti piatti in quel modo.

Quindi quando checko dietro al flop con uno straight draw, sto lasciando denaro al tavolo perché spesso gli avversari avrebbero foldato davanti a una c-bet. Ma la fold equity è maggiore o minore del value che ottengo checkando dietro?

La risposta non è chiara. Come mai allora propendo per il check behind? Perché siamo in balia della volatilità del poker, della varianza e degli swing. Salire sulle montagne russe del poker è eccitante e a volte soddisfacente. Vincere in questo modo per un po’ di anni è appagante. Nel breve periodo certe fluttuazioni hanno un value aggiuntivo.

Però tante volte negli anni scorsi ho perso soldi cercando queste fluttuazioni, nei peggior modi. Checkare dietro al flop con progetto di scala è come foldare da piccolo buio in piatti limpati. È un tool per ridurre le fluttuazioni. È mi ha cambiato la vita“.

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