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il 19 Ago 2021

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Se imprecate contro la sfortuna e se sapete giocare, sappiate che essa è benedetta

Se imprecate contro la sfortuna e se sapete giocare, sappiate che essa è benedetta

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Una delle lamentele più comuni che si sentono, anche da buoni giocatori, è quanto siano “sfortunati“.

Chiaramente, non possiamo essere tutti jellati, perché per ogni giocatore che diventa sfortunato, qualcun altro deve essere per forza fortunato! 

Ma anche in quel momento, la persona più sfortunata del lotto non può essere “troppo” sfortunata, alla luce di qualcosa chiamato “Legge dei Grandi Numeri”, che ci informa che più giochiamo più la nostra fortuna sarà vicina alla “media”.

Allora, dove sta l’equivoco? 

Ecco alcuni possibili motivi per cui così tanti giocatori di poker a volte, o per la maggior parte del tempo, si considerano particolarmente sfortunati.

Eccesso di memoria selettiva

Per cominciare, come umani tendiamo a ignorare tutti i casi che sono andati a nostro favore e a ricordare solo quelli che non lo hanno fatto.

Questo è noto come “bias della memoria selettiva”, una risposta evolutiva che dà la priorità alle questioni relative alla nostra sopravvivenza rispetto a quelle relative alla nostra crescita. 

In altre parole, per molti di noi, il dolore di una perdita è più grande del piacere di un guadagno.

Ad esempio, la maggior parte degli americani della classe media, sarebbe devastata se perdesse tutto ciò che possedeva. Quel livello di dolore non sarebbe affatto paragonabile al potenziale piacere di raddoppiare il loro patrimonio netto.

Questo è un concetto fin troppo familiare ai giocatori di tornei professionisti. Si riferisce sia al detto “a chip and a chair” (reso famoso dalla memorabile rimonta di Jack Straus per vincere le World Series of Poker del 1982) sia (più formalmente) all’Independent Chip Model (ICM).

Il modello ICM implica che, nei tornei, ogni chip in più vale meno della precedente. 

Senza entrare troppo nel dettaglio, questa è una diretta conseguenza del semplice fatto che finché un giocatore è “vivo” può succedere di tutto. 

Ancora una volta, qui integrato nella struttura e nel formato dei tornei di poker, la sopravvivenza è più importante della crescita. Non c’è da meravigliarsi, quindi, che i giocatori di tornei mostrino spesso un tale bias di memoria selettivo al momento dell’eliminazione.

Ogni battito è un brutto battito

Il secondo punto ha meno a che fare con l’inevitabilità evolutiva e più con la nostra incapacità di digerire la casualità. Il fatto è che, solo perché siamo in vantaggio in una mano e in termini di probabilità dovremmo vincere il più delle volte, ciò non significa che “meritiamo” di vincere. Non tutto il piatto, comunque.

Un classico esempio è la situazione di assi contro re quando tutto il denaro va nel piatto prima del flop. Per rendere le cose più concrete, diciamo che Alice ha una coppia di assi e Bob una di Kappa, con l’azione preflop che porta entrambi i giocatori ad andare all in per 100 big blind. Chi merita di vincere? Se hai risposto Alice, ti invito a ripensarci.

Se Alice finisce per vincere, è stata fortunata! Questo perché aveva solo l’82 percento di possibilità di vincere, quindi “meritandosi” solo l’82 percento del piatto. 

Tuttavia, il problema è che quando vince, si aggiudica l’intero piatto, tutto al 100%! Ciò significa che tecnicamente ottiene il 18% di “fortuna” ogni volta che vince. Per lo stesso motivo, quando perde ottiene l’82% di “valore di sfortuna”.

Naturalmente, la sua frequenza prevista di vincita è maggiore di quella di perdere – circa 4,55 volte più frequente per l’esattezza. Anche quel numero “4,55” non è arbitrario. In realtà è esattamente il rapporto di 82 a 18. In altre parole, ogni volta che Alice perde, restituisce tutti i soldi extra “immeritati” che ha ottenuto vincendo. Allo stesso modo, quando Bob vince (da sfavorito) recupera tutti i soldi extra che ha pagato “ingiustamente”.

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L’arrotondamento

Un terzo problema con il poker – o qualsiasi gioco che coinvolga il caso, se è per questo – è che la realtà è generalmente peggiore (e spesso molto peggiore) delle nostre aspettative. Questo equivoco non è dovuto alla sfortuna, ma piuttosto alla nostra scarsa percezione di cosa significhi veramente “improbabile”.

Non solo “improbabile” non significa “impossibile”, ma significa che alla fine accadrà qualcosa, nell’arco di un tempo congruo (di nuovo, a causa della legge dei grandi numeri).

Per un’ulteriore prospettiva, calcoliamo alcune probabilità di alcuni eventi piuttosto improbabili.

Per prima cosa, esaminiamo un esempio di tris contro un progetto di scala al flop. Alice, che ha il tris, si è offerta di giocarla due volte contro il progetto di scala di Bob — cioè, verranno distribuiti due turn e due river, con metà del piatto assegnato al vincitore di ogni board vinto.

Alice è favorita per circa il 70% a vincere tutti i runout e quindi sta a circa il 30% per perderli. Non solo questa percentuale è più alta di quanto pensa la maggior parte delle persone, ma anche la possibilità di perdere entrambe le mani (0,30 * 0,30 = 0,09 = 9%) è quasi di 1 su 10. Può sembrare bassa ma non è neanche lontanamente vicina allo zero percento.

In effetti, la percentuale di cui sopra è simile a quella di perdere con una overpair al flop contro l’overpair più bassa di un avversario. Molto spesso, però, i giocatori nella loro mente “arrotondano al centinaio” e traducono mentalmente un vantaggio del 90% (o un margine del 70% o anche un margine del 55%) in uno del 100%.

Il punto è che succederà che Alice perda molte volte anche quando è in vantaggio. Che se ne renda conto o meno, è tutta un’altra questione.

La concorrenza influisce sulla nostra “fortuna”

Un altro punto sottile è che migliori sono i nostri avversari, peggiori sono le nostre probabilità di vincita. Con questo intendo dire che quando tutti i soldi sono nel pot, le possibilità che siamo in vantaggio diminuiscono.

Diamo un’occhiata di nuovo al caso in cui Alice ha fatto trips. Diciamo anche che lei gioca in modo aggressivo al punto che alla fine tutti i soldi finiscono dentro al flop.

Contro un avversario debole, questo può significare che è probabile che il suo avversario abbia un progetto debole e quindi abbia una bassa possibilità di vincere la mano. 

Ma contro buoni avversari, questo sarà meno frequente per Alice, poiché i suoi rivali non solo avranno una mano migliore più frequentemente, ma anche quando questo non capiterà, essi faranno in modo di avere molti più outs (che si trasforma in più “equity”) e quindi una migliore possibilità di vincere anche quando sono indietro.

Così la visione di Alice della sua fortuna potrebbe essere distorta. Se continua a perdere con quei trips più e con molto più frequenza, potrebbe essere tentata a pensare di essere stata sfortunata, invece che rendersi conto che continua a imbattersi in giocatori migliori che competono contro di lei con un range molto forte o comunque meno debole di quello di giocatori più scarsi.

La “sfortuna” è necessaria

Un’ultima cosa da tenere a mente riguardo alla fortuna nel poker. Per molti, il fattore fortuna è forse uno degli aspetti più frustranti del gioco. 

Questo è comprensibile. A nessuno piace perdere i soldi da grande favorito, vedendo un avversario prendere al river la sua carta miracolosa.

Tuttavia, questo fattore fortuna è proprio il motivo per cui possiamo fare soldi in questo gioco. Questo è l’unico modo in cui i giocatori meno abili e i giocatori d’azzardo senza basi conoscitive, ci daranno azione indipendentemente da chi siamo.

Nel poker, chiunque può imparare le regole oggi e poi sedersi con il campione del mondo e vincere la prima mano che gioca. Questo non può accadere negli scacchi. Ma è anche il motivo per cui non vediamo dilettanti sfidare Magnus Carlsen (uno dei più forti campioni del mondo di scacchi) per centinaia di migliaia di dollari come fanno tanti con un giocatore come Phil Ivey a poker.

Avere una possibilità può fare tutta la differenza del mondo, anche se – o meglio, soprattutto se è una piccola possibilità. Non siate frustrati dalla sfortuna nel poker. Siate contenti di tutto ciò che accade, è il bello del poker!

Articolo scritto da Duncan Palamourdas per PokerNews

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