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il 11 Giu 2012

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WSOP 2012 – Una sessione di cash game NL100 a Las Vegas (parte 3)

WSOP 2012 – Una sessione di cash game NL100 a Las Vegas (parte 3)

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Leggi la seconda parte – Mi spostano di tavolo, e per evitare di portarmi la Blue Moon, in un sorso la scolo cominciando ad avvertire l’effetto della birra. Il nuovo tavolo è molto diverso da quello precedente: il regular è andato via, il tizio col braccialetto non lo vedo più, il ragazzo alla mia sinistra è andato rotto, la signora che mi ha ben pagato il set ha finito i soldi. Tutti giocatori nuovi. Ordino un’altra Blue Moon e il dealer distribuisce le carte.

Vedo AK. Apro, 6$, perché tanto chiamano uguale. E un tizio chiama. Non ho history sul tavolo, quindi cerco di giocarla abbastanza standard. Flop 893 rainbow. Checka, c-betto, chiama. Al turn cade un 7. Lui checka, io non penso di potergli far passare più di una bottom pair, e il 7 mi spaventa particolarmente perché l’unico progetto sensato che poteva inseguire al flop è una scala. E il sette la chiuderebbe se oppo avesse TJ. Quindi checko dietro, convinto di poter abbandonare tranquillamente la mano al river, se non fosse che cade la mia: un bel kappa. A questo punto oppo, senza pensarci molto, prende 30$ e me li punta contro. Io ci penso molto. Non vedo con quale carta possa fare un’action del genere: se avesse avuto una top pair al flop, o una middle, o una bottom, si sarebbe spaventato dell’overcard. Se avesse avuto scala, probabilmente avrebbe potuto anche giocarla così. La mia mano, penso, batte le mani che qui giocano in check/call. Non c’erano draw di colore al flop, solo draw di scala che sono stati chiusi al turn: probabilmente devo foldare. Ci penso un minuto e mezzo, e sto quasi per hero-foldare, quando il mio avversario mi dà un tell. Snappo. Ha QT off. L’errore nel mio ragionamento era non considerare i gutshot parte dei progetti di certi giocatori.

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Arriva l’ennesima Blue Moon, apro poche mani, qualche volta rubo in c-bet ma sono abbastanza contento di come sto giocando la sessione. Individuo due regular al tavolo, un paio di giocatori vanno rotti, e arriva di nuovo il muto che comunica a simboli con l’amico il quale, però, sta in giro per la sala adesso. Entra da short stack e dopo un po’ di mini-rebuy va rotto anche qui. Dopo un po’ rompono anche questo tavolo, e ci uniamo tutti nell’ultimo. Sono le sette di mattina, prendo in mano le chip e le infilo nel rack per portarle al nuovo tavolo. Una mi scivola di mano. Sono ubriaco.

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