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il 14 Nov 2017

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Speranza senza rimpianti: “Limpare ogni bottone non significa essere passivi!”

Speranza senza rimpianti: “Limpare ogni bottone non significa essere passivi!”

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Partiamo da un semplice quanto banale postulato: la critica, qualora suffragata da teorie di solida valenza, non può essere altro che costruttiva.

Chi ha puntato il dito contro Gianluca Speranza per la condotta dell’heads-up della vita difficilmente possiede tutte le credenziali per adempiere al corollario.

A conti fatti siamo tutti professori. E in una Nazione dove ci sono 60 milioni di allenatori di calcio era forse inevitabile che tutti gli appassionati di poker sentissero il bisogno di dire la propria sulle scelte di Gianluca.

Vero; probabilmente avrebbe potuto utilizzare una strategia differente. Forse avrebbe un braccialetto al polso, forse non sarebbe cambiato nulla.

Ma nessuno di noi era lì. E nessuno, fatta eccezione per coloro che frequentano certi contesti con regolarità, è nella condizione per poter dare un lucido giudizio in merito. Nessuno, nel poker e nella vita, può ergersi a foriero di verità assoluta.

L’unica cosa che possiamo fare è lasciargli la parola, chiedergli se crede davvero di aver giocato al meglio delle sue possibilità, se la scelta di limpare ogni bottone, in quel contesto, contro quell’avversario, fosse davvero la via migliore per centrare il successo a ‘rischio 0’.

“Non ho alcun dubbio: contro quell’avversario, con quegli stack in gioco (15-25x effettivi), non c’era strategia migliore. Pochi giorni prima del Main Event avevo incontrato Marti in un side da 1.000€ e avevo avuto modo di dialogare con lui e prendere diverse info sul suo gioco. Si è qualificato al Main Event con un satellite ed era chiaro che, non avendo nulla da perdere, avrebbe cercato di aggredire quasi esclusivamente pre-flop. Sia nel Main che nel side non ha mai cercato di giocarmi contro post. Sentivo di avere edge e sapevo che limpando any button, sfruttando la position, avrei avuto le migliori chances di vittoria.”

Più che sui fold con A5 e K9, Speranza rimugina sullo shove in bluff, 2x pot, con J-6off:

“In entrambi i casi oppo ha shovato circa 20x. E’ chiaro che c’erano diverse probabilità fossi avanti al suo range, ma ho preferito non ‘gamblarmi’ due showdown in cui sarei partito, al massimo, al 60%. Non era un heads-up come gli altri, mi pare evidente. E sentendo di avere dei vantaggi post, sono rimasto fedele alla mia condotta. L’errore, forse, è stato quello shove river in bluff con blocker. Era chiaro che il suo range fosse cappato. Anche da come ha checkato river non poteva mai avere meglio di K-x, Q-x. Bravo lui a chiamare. Lì avrei tranquillamente shovato depo con 2 pair e set. Probabilmente anche con top pair.”

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Dopo aver concluso runner-up 6 anni fa a Cannes in un evento da 1.000€ di buy-in, Gianluca ha mancato per la seconda volta l’appuntamento con il riconoscimento pokeristicamente più prestigioso al mondo:

“Fa male. Ma ‘in game’ non ci ho pensato nemmeno troppo. Quando sei lì – confessa – pensi soltanto a vincere il torneo. Vuoi fare primo e basta, il resto viene dopo. In questo momento brucia di più aver perso un heads-up da 400.000€. Del ‘deal’ non ne abbiamo praticamente mai discusso. Ero in una posizione troppo vantaggiosa. Il fatto che lui non avesse nulla da perdere lo ha portato a giocare senza timori e alla fine ha avuto ragione. Ad ogni modo ribadisco: opterei ancora per la ‘limp strategy’. Giocare in questo modo non significa essere passivi. In molti faranno fatica a capirlo, ma posso assicurarvi che rilanciare, in heads-up, non è necessariamente sinonimo di aggressività. Se l’avversario che vi trovate di fronte conosce le dinamiche testa a testa, rilanciare dal bottone per foldare significa semplicemente perdere il doppio di quanto fareste limpando.”

A testimonianza di una maturità ormai impossibile da mettere in discussione, Speranza non si nasconde dietro l’alibi degli showdown. Non menziona mai quel 5 turn che lo ha privato del successo. Gianluca va avanti, guardando al futuro con intatta determinazione e rinnovata fiducia:

“Continuerò a giocare tanto online e non mancherò agli appuntamenti live più importanti. Da oggi posso iniziare a pensare di addare qualche high roller alla mia schedule. I 25k sono fuori portata, ma i 10k penso possano essere un obiettivo realistico. Il field di questi eventi non è composto esclusivamente da top reg, con cui tra l’altro provo sempre una sorta di sadico piacere nel giocare contro; ci sono tanti player fortissimi, ma non tutti riescono a esprimere il meglio le proprie qualità in questi contesti. E’ la testa a fare la differenza. Tutti o quasi, a questi livelli, sanno quali sono, sulla carta, le mosse +EV da effettuare, non tutti, però, hanno la lucidità di metterle in pratica. Il poker è questione di scelte. Esempio banale? Al final table di questo Main WSOPE, anche Maria Ho, chipleader alla mia sinistra, ha passato un paio di mani che poteva comodamente tribettare. Quando capisci di non essere un ‘bersaglio’, sei tu che devi prendere il fucile in canna.”

Musta ‘sorveglia’ Gianluca…

E a proposito di ‘mindset’, Speranza rivela che il supporto della curva azzurra, guidata da Mustapha Kanit, è stato importante proprio sotto questo aspetto:

“Detto sinceramente, quando sono al tavolo seguo solo ed esclusivamente la mia testa. Ovviamente ho parlato un po’ con Musta, ma il suo è stato un supporto da amico e tifoso. Averlo lì vicino mi ha dato una bella spinta dal punto di vista mentale, ma per quel che concerne le scelte tecniche sono sempre andato avanti con il mio credo“.

Un credo che gli è valso 689.246€ e un balzo nella all-time money list italiana dal 32° al 14° posto (1.684.557$ di vincite live):

“Non sono uno a cui piacciono troppo le graduatorie. Cerco sempre di fare il meglio e dopo anni di training sul dot com sono sicuramente cresciuto come giocatore, ma sentirsi arrivati sarebbe un errore marchiano. Oggi credo di esprimere il mio miglior gioco in questo genere di palcoscenici. Sul punto it, ad esempio, mi sento perso. Molti regular riescono a esprimere un gioco più profittevole del mio. Ma se cambiamo scenario, non credo siano in tanti quelli a poter competere con tale costanza…”

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