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il 1 Ott 2014

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Riccardo Lacchinelli racconta Arnaldo Petino: “Era un vero agonista del poker con un gioco moderno!”

Riccardo Lacchinelli racconta Arnaldo Petino: “Era un vero agonista del poker con un gioco moderno!”

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La notizia della scomparsa di Arnaldo Petino, giocatore di lungo corso di poker live, è giunta stamani, seppur da circa 15 giorni il varesino non sia più tra noi.

Dopo Gianni Giaroni, dunque, il texas hold’em italiano perde un’altra delle sue bandiere, una di quelle persone che si è appassionata a questo gioco quando addirittura molti dei grinder online di oggi ancora non erano nati.

Pensare che stando ai risultati raccolti da Hendon Mob, il suo primo risultato risale al 2001, quando in Austria piazzò una bandierina in un torneo di 7 Card Stud a Baden, dove giunse 22° per 4,627$.

Un amante del poker con il ‘vizietto’ del profit, dato che in 13 anni di carriera, vissuta per lo più tra Campione d’Italia e Saint Vincent, ha ottenuto vincite per 293,343 dollari.

Cifra più che onorevole per una persona che ha iniziato a sedere ai tavoli di texas hold’em dopo i 60 anni.

“Era un giocatore sui generis – racconta Riccardo Lacchinelliestremamente determinato ai tavoli, con tanta voglia di vincere. Un vero e proprio agonista del poker. Lo ricordo decisamente poco timido, quando veniva scoppiato non la prendeva benissimo e, seppur con estrema educazione, spesso diceva qualcosa all’avversario. Tutto, però, rimaneva entro i confini del tavolo, infatti le volte che ci siamo ritrovati a chiacchierare fuori dalla poker room, come accadde ad esempio una mattina a bordo piscina dell’hotel Billia di Saint Vincent, mi sono sempre trovato veramente bene con lui e la moglie, che lo accompagnava sempre. Due persone davvero per bene”.

Arnaldo si è approcciato al poker già a una certa età, ma aveva un’esatta idea delle dinamiche del gioco e non aveva alcuna paura a mettere le chips in mezzo, quando la situazione lo richiedeva.

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“E’ sempre stato poco incline al fold – spiega Riccardosoprattutto una volta entrato nel colpo. Aveva paura di esser bluffato, così è sempre stato portato a chiamare piuttosto che a gettare le carte nel muck. Successe anche con me in una mano di Pot Limit Omaha: lesse alla perfezione lo spot, decise di chiamare la mia bet al river, ma la mia doppia coppia battè la sua overpair. Quella volta, però, fui fortunato. Valuebettare con lui, comunque, era sicuramente una mossa +ev. Lo ricordo comunque come un player estremamente preparato, sapeva bene quando cambiare marcia, non giocava solo monster hand come spesso fanno i giocatori più anziani e soprattutto non aveva paura al tavolo…”.

Compagno di team di Lacchinelli per un anno, grazie a una sponsorizzazione guadagnata tramite una serie di tornei live, Petino, come del resto tutti o quasi i giocatori, era dotato di quella punta di egocentrismo necessaria per riuscire al tavolo, anche per scontrarsi con ragazzi di tanti anni più giovani di lui.

“Sono convinto – commenta Rickyche credesse di non poter perdere con questi ragazzini che spesso trovava al tavolo e, viceversa, loro non si capacitavano di come questo signore anziano potesse accumulare chips. Penso abbia sempre sentito questa sorta di scontro generazionale, essendo Arnaldo un vero agonista del poker, amante del gioco quanto della vittoria…”.

Poco si sa delle cause della sua morte. Di certo c’è che all’ultimo torneo tracciato che ha giocato, il 120€ NLHE dello scorso maggio a Campione d’Italia, Arnaldo si è alzato ancora una volta da vincitore.

 

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